Non c’è nulla da fare, intento persistente negli anni di Giunta e maggioranza del Consiglio regionale della Sardegna è di trattare come carne da macello i terreni a uso civico della Sardegna.
Non soddisfatti della sentenza della Corte costituzionale n. 210/2014 che aveva sbarrato la strada alla vera
e propria svendita dei demani civici prevista dalla legge regionale n. 19 del 2013, ora ci
riprovano.
Il nuovo Editto delle Chiudende.
La Giunta
regionale, con il disegno di legge n. 297/S/A del 2016 (legge regionale finanziaria 2016), ha
previsto (art. 3, commi 20°, 21° e 22°) lariapertura per due anni dei termini per lasclassificazione (cioèsdemanializzazione)
di terreniappartenenti
ai demani civici su richiesta dei rispettivi Comuni, ampliando la
possibilità di sdemanializzazione anche aiterreni già trasformati a
fini industriali, come, per esempio, l’inquinante bacino dei fanghi rossi dell’Eurallumina s.p.a. di Portovesme
(CI), al centro dell’obsoleto progetto di
riconversione industriale basato
su una nuova centrale a carbone..
Ma non
basta. Nella seduta
consiliare del 23 marzo 2016 risulterebbe approvato l’approvato l’emendamento
n. 519 [2] a firma degli onorevoli Piermario Manca (Partito dei Sardi), Rossella Pinna (P.D.), Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi), Alessandro Unali (Rifondazione-Comunisti
Italiani-Sinistra Sarda), Anna Maria Busia (Centro Democratico), Roberto Desini (Centro Democratico), Gianmario Tendas (P.D.) e Daniela Forma (P.D.) che elimina i vincoli temporali (un anno, portato a due anni
dall’entrata in vigore della legge o dalla pubblicazione sul B.U.R.A.S. del
provvedimento di accertamento demaniale con il disegno di legge n. 297/S/A) per
la proposizione delle richieste
di sdemanializzazione da
parte dei Comuni alla Regione autonoma della
Sardegna(abrogazione dell’art. 2 della legge regionale n. 18/1996).
In pratica, con tali disposizioni volute dal
centro-sinistra sardo con in prima fila gliidentitari del Partito dei
Sardi, sarebbe sempre possibile depredare i demani civici dei Comuni sardi dopo
occupazioni illecite e vendite non autorizzate.
Ciliegina sulla torta è la sdemanializzazionead
personas dei terreni a uso civico diIrgoli (NU), già destinati ad agricoltori fin
dagli anni ’50 del secolo scorso è già affrancabili, senza tante difficoltà,
attraverso l’istituto della legittimazione(art. 9 della legge n.
1766/1927 e s.m.i.).
Una svendita
permanente, senza nessuna vergogna. Un nuovo Editto delle Chiudende, portato
avanti innanzitutto da chi sbandiera ideali identitari e indipendentisti alla
faccia delleidentità e
del patrimonio delle Collettività locali.
Qual è la situazione dei demani civici in Sardegna?
I nostri legislatori
regionali si sono in
gran parte distinti nel tempo per ildisinteresse verso la salvaguardia deidemani civici e dei diritti di uso civicodelle Collettività locali.
L’attuale legislatura non ha alcuna differenza con quelle
passate.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico
onlus aveva rivolto (21 ottobre 2015) una puntuale istanza alPresidente della Regione
autonoma della Sardegna Francesco Pigliaru, all’Assessore
regionale dell’agricoltura Elisabetta Falchi e alDirettore generale del medesimo Assessorato perché provvedessero a dar corso aiprocedimenti
di accertamento dei diritti di uso civico e dei demani civici in ben 120 territori comunali,
nonché diano corpo agli interventi
regionali sostitutivi previsti
dalla legge (art. 22 della legge regionale n. 12/1994 e s.m.i.) per il recupero di terreni a uso
civico illegittimamente occupati da
privati nei tantissimi casi di inerzia
dei Comuni interessati.
Coinvolti, per opportuna informazione, il Commissario per gli usi civici
per la Sardegna, ilProcuratore regionale della Corte dei conti
per la Sardegna, il Procuratore
della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.
I terreni a uso civico e i demani
civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i.,regio decreto n. 332/1928 e s.m.i., legge regionale n. 12/1994 e s.m.i.) costituiscono un patrimonio
di grandissimo rilievo per leCollettività locali in Sardegna,
sia sotto il profilo
economico-sociale che
per gli aspetti di
salvaguardia ambientale, che si rivelerà – al termine delle operazioni
di accertamento previste dalla legge – interessante con probabilità circa un
quinto del territorio isolano, circa 400
mila ettari.
In troppe occasioni si è tentato di promuovere assurde operazioni di
sdemanializzazione, anche in via legislativa, veri e propri nuovi Editti delle Chiudende, sempre
avversati dalGruppo d’Intervento Giuridico onlus, l’ultima
delle quali (la legge regionale Sardegna n. 19/2013)
è stata duramente bocciata dalla sentenza della Corte costituzionale n. 210/2014.
Gli accertamenti dei demani civici “scomparsi”.
Le operazioni
di accertamento dei demani civici concluse
all’aprile 2012 hanno già riguardato finora ben 236 Comuni sui 377 della Sardegna e costituiscono l’Inventario generale delle Terre civiche,
previsto dagli artt. 6-7 della legge regionale n. 12/1994 e s.m.i.
Secondo quanto riportato nell’interrogazione consiliare n. 309/Adel 3 marzo 2015 dell’on. Oscar Cherchi(primo
firmatario) e altri – tuttora senza risposta – in forza dell’appalto ‘Procedura aperta per
l’affidamento del servizio relativo all’accertamento formale e/o all’inventario
generale dei beni civici dei comuni della Regione autonoma della Sardegna’ concluso nell’aprile
2012, sarebbero disponibili i necessari atti per portare a compimento i procedimenti di dichiarazione
dei diritti di uso civico e dei demani civici in ben 120 ulteriori Comuni della Sardegna (per 21 Comuni è stata
accertata l’inesistenza di diritti di uso civico).
Però, a distanza di più di quattro anni, il competente Direttore del Servizio Attuazione misure agroambientali e Salvaguardia
della biodiversità dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura e Riforma
Agro-Pastorale (dov’è
incardinato il Settore Usi civici, competente in materia) non ha
provveduto per ragioni non conosciute, pur essendo l’attività in argomento
chiaramente indicata come preminente nel Programma regionale di sviluppo 2014-2019 (4.10.1 Azione regionale di governo
delle terre civiche), fondamentale atto di programmazione disposto dalla legge
regionale n. 11/2006.
Il mancato utilizzo del risultato di appalti di servizi
regolarmente collaudato e il cui corrispettivo sia stato liquidato senza
comprovati motivi o cause di forza maggiore potrebbe concretare eventuali
ipotesi di responsabilità
per danno erariale (legge
n. 20/1994 e s.m.i.).
Per giunta, alla data odierna, le cariche di Direttore del Servizio
Attuazione misure agroambientali e Salvaguardia della biodiversità
dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura e Riforma Agro-Pastorale e di Direttore del Settore Usi civici risultano vacanti,
mentre – secondo la citata interrogazione consiliare n. 309/A – sarebbe stato
costituito un non meglio precisato “gruppo
di lavoro” non formalizzato con componenti e compiti non
conosciuti.
Preludio di una nuova operazione di accertamento, magari annacquato, con conseguente
esborso di parecchi soldi pubblici? Preludio
dell’ennesima depredazione ai danni dei demani civici?
Speriamo proprio di no.
I recuperi dei terreni occupati illegittimamente da
privati e le operazioni di riordino dei demani civici.
Sono, poi, tantissimi i casi di terreni a uso civico
illegittimamente occupati da privati, da Portoscuso a Orosei, daCarloforte a Nuoro, a Posada, a tanti altri
Comuni. L’art. 22 della legge regionale n.
12/1994 e s.m.i. prevede l’obbligodi recupero dei terreni a uso civico
illegittimamente occupati a
carico deiComuni e,
in caso di inerzia,
conintervento sostitutivo regionale: pur essendo ben note tali
situazioni negli atti dell’Inventario generale delle Terre civiche, non si è a conoscenza di eventuali interventi in via sostitutiva da parte dellaRegione autonoma
della Sardegna in alcuno
dei numerosissimi casi di inerzia da parte deiComuni interessati. E’
ora di farlo.
Davanti a situazioni di avvenuta edificazione di
residenze in buona fede e di conseguenteradicale trasformazione di
terreni a uso civico la
soluzione equa sul piano giuridico è, poi, data dal trasferimento dei diritti di uso civico (art. 18 ter della legge regionale n. 12/1994 e
s.m.i., come inserito dall’art. 19, comma 3, della legge regionale n. 3/2003)
su altri terreni di proprietà comunale di sensibile valore ambientale. In
questo modo si possono tutelare gli interessi della collettività locale al
mantenimento del demanio civico (che – è bene ricordare – è un diritto in capo
a tutti i cittadini e non al Comune) e si può venir incontro alle esigenze dei
cittadini che hanno edificato senza colpa su terreni che presumevano propri.
Riguardo, invece, i tanti coltivatori diretti che da
lunghi anni praticano l’agricoltura su terreni a uso civico può operare
l’istituto della legittimazione (art. 9 della legge n. 1766/1927 e
s.m.i.).
Come si vede, a legislazione vigente, tantissime situazioni
“difficili” possono essere risolte senza “pasticci” di ogni genere, se davvero
c’è la volontà di farlo.
Sarebbe bene che vi fosse anche la volontà di procedere a
un’altra fondamentale operazione: il recupero di centinaia, forse migliaia di ettari
di terreni appartenenti
ai demani civici occupati illecitamente in tante località costiere e
dell’interno dell’Isola.
Farebbe bene all’ambiente, alla legalità e alla civile
convivenza sociale in tanti centri della Sardegna.
I diritti di uso civico e i demani civici, un grande
patrimonio per la Sardegna.
Gli usi civici e gli altri diritti d’uso collettivi sono
in generale diritti spettanti a una collettività, che può essere o meno organizzata
in una persona giuridica pubblica (es.
università agraria, regole, comunità, ecc.) a sé
stante, ma comunque concorrente a formare l’elemento costitutivo di un Comune o
di altra persona giuridica pubblica: l’esercizio dei diritti spetta uti cives ai singoli
membri che compongono detta collettività.
Gli elementi comuni a tutti i diritti di uso civico sono
stati individuati in:
– esercizio di un determinato diritto di godimento su di
un bene fondiario;
– titolarità del diritto di godimento per una collettività
stanziata su un determinato territorio;
– fruizione dello specifico diritto per soddisfare
bisogni essenziali e primari dei singoli componenti della collettività.
L’uso consente, quindi, il soddisfacimento di bisogni
essenziali ed elementari in rapporto alle specifiche utilità che la terra
gravata dall’uso civico può dare: vi sono, così, i diritti di uso civico di
legnatico, di erbatico, di fungatico, di macchiatico, di pesca, di bacchiatico,
ecc. Quindi l’uso civico consiste nel godimento a
favore della collettività locale e non di un singolo individuo o di singoli che
la compongono, i quali, tuttavia, hanno diritti d’uso in quanto appartenenti
alla medesima collettività che ne è titolare.
Dopo la legge
n. 431/1985 (la nota
Legge Galasso), i demani
civici hanno anche acquisito una funzione di tutela ambientale (riconosciuta
più volte dalla giurisprudenz).
Questa funzione è importantissima, basti pensare che i demani civici si estendono su oltre 5 milioni di ettari in tutta Italia (un terzo dei boschi
nazionali), mentre i provvedimenti
di accertamento regionali stanno
portando la percentuale del territorio
sardo rientrante
in essi a quasi il 20% (370.000 – 400.000 ettari).
Molte normative regionali, così come anche la legge regionale sarda n.
12/1994 e s.m.i., vi hanno aggiunto alcune nuove “fruizioni” (es.
turistiche), ma sempre salvaguardando il fondamentale interesse della
collettività locale. In particolare sono rimasti invariate le
caratteristiche fondamentali dei diritti di uso civico.
Essi sono inalienabili(art.
12 della legge n. 1766/1927),inusucapibili ed imprescrittibili (artt. 2 e 9 della legge n.
1766/1927): “intesi come i
diritti delle collettività sarde ad utilizzare beni immobili comunali e
privati, rispettando i valori ambientali e le risorse naturali, appartengono ai
cittadini residenti nel Comune nella cui circoscrizione sono ubicati gli
immobili soggetti all’uso” (art.
2 legge regionale n. 12/1994).
Ogni atto di disposizione che comporti ablazione o che comunque incida su
diritti di uso civico può essere adottato dalla pubblica amministrazione
competente soltanto verso corrispettivo di un indennizzo da corrispondere alla
collettività titolare del diritto medesimo e destinato ad opere permanenti di
interesse pubblico generale (art. 3 della legge regionale n. 12/1994).
Con il decreto Assessore Agricoltura R.A.S. n. 953/DEC A 53 del
31 luglio 2013, previa deliberazione Giunta regionale n.
21/6 del 5 giugno 2013, sono stati dati gli indirizzi interpretativi per i procedimenti relativi alla gestione dei diritti
di uso civico e dei demani civici.
Infine, con l’approvazione regionale degli strumenti
previsti (regolamento per la gestione,piano di
recupero e gestione delle terre civiche) sarà, così, possibile tutelare
efficacemente il demanio
civico e svolgere tutte
quelle operazioni (permute, recuperi, sdemanializzazioni, trasferimenti di
diritti, ecc.) finalizzate a ricondurre a corretta e legittima gestione una
vera e propria cassaforte
di natura della
comunità locale.
Un patrimonio meritevole di efficace tutela e di accorta
gestione ambientale, non certo dibardane legalizzate a posteriori.
Gruppo d’Intervento
Giuridico onlus
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