Un fotografo argentino emergente ha deciso di
realizzare un reportage di quelli davvero tosti. Come Davide contro Golia, i
suoi nemici sono il glifosato e la Monsanto.
Il glifosato, uno degli erbicidi più usati
al mondo in campo agricolo, ha effetti devastanti e drammatici sulla salute
delle persone che sono costrette a vivere in suo contatto. Questa volta a
sostenerlo non è un’organizzazione ambientalistao, meglio
ancora, qualche agenzia che fa capo all’Organizzazione mondiale della
sanità. Lo dimostra, con immagini e testimonianze, un reportage
realizzato da Pablo Ernesto Piovano, un fotografo
argentino che nel 2014 ha deciso di documentare la condizione della popolazione
del suo paese che lavora o vive nei pressi dei campi coltivati a soia ogm dove
si usano dosi massicce di diserbanti.
Il costo umano dei
pesticidi
Il reportage si chiama El costo humano de los agrotóxicos,
il costo umano dei pesticidi, ed è stato esposto all’edizione 2015 del Festival della fotografia etica di
Lodi. Le foto di Piovano sono una denuncia senza appello alla
Monsanto, la multinazionale che si è inventata l’accoppiata ogm-Roundup, ovvero
la coltivazione di soia geneticamente modificata abbinata all’utilizzo del
diserbanteRoundup (al quale la soia è
resistente) che contiene glifosato.
“Questo lavoro è stato dettato dal mio amore per
la natura. Ho lavorato per trovare prove su questa situazione,
trascorrendo giorni interminabili da solo con la mia macchina fotografica,
viaggiando per oltre seimila chilometri sulla mia auto di vent’anni, per dare
il mio contributo affinché tutto questo finisca”, ha dichiarato Piovano a Burn,
il magazine dedicato ai fotografi emergenti.
Una breve storia del
glifosato
La storia del glifosato inizia negli anni Cinquanta,
ma la sua commercializzazione con il nome di Roundup da parte della Monsanto è
partita nel 1974 negli Stati Uniti come strumento per liberare i
campi agricoli dalle erbacce. Poi la cosa è “sfuggita di mano” quando il
glifosato ha iniziato a fare coppia fissa con i cereali modificati
geneticamente per resistere al pesticida. Oggi è commercializzato in tutto
il mondo e il brevetto è scaduto quasi ovunque, Italia compresa dove è uno dei
prodotti fitosanitari più venduti. In Europa sono quattordici le aziende che lo
producono.
La scelta sciagurata dell’Argentina
Il dramma argentino ha avuto inizio nel 1996 quando il
governo ha deciso di approvare la coltivazione e la commercializzazione di soia
transgenica e l’uso del glifosato senza condurre alcuna indagine interna, ma
basando la sua decisione solo sulle ricerche pubblicate dalla Monsanto. Da
allora, la terra coltivata a ogm è arrivata a coprire il 60 per cento del
totale e solo nel 2012 sono stati spruzzati 370 milioni di litri di pesticidi
tossici su 21 milioni di ettari di terreno. In quelle stesse terre, i casi di
cancro nei bambini sono triplicati in dieci anni, mentre i casi di
malformazioni riscontrate nei neonati sono aumentate del 400 per cento. A dir
poco incalcolabili i casi di malattie della pelle e i problemi respiratori
riscontrati senza motivo apparente nei giovani come negli adulti.
Un terzo degli
argentini soffre per colpa del glifosato
Un’indagine recente, secondo quanto riportato da Burn,
ha calcolato che 13,4 milioni di argentini (un terzo della popolazione totale)
ha subìto gli effetti negativi del glifosato. A fronte di tutto ciò,
l’Argentina non ha preso alcuna decisione per bloccare questo dramma, né ha
commissionato nuovi studi per capire cosa stia accadendo alla popolazione.
Anzi, oggi in Argentina si trovano 22 dei 90 milioni di ettari coltivati a soia
ogm nel mondo, secondo quanto riportato dal settimanale tedesco Die Zeit.
Il reportage, però, non è passato inosservato vincendo
diversi premi come il Festival internacional de la imagen, in Messico, e
si è piazzato al terzo posto del concorso POY Latam, nella
categoria “Carolina Hidalgo Vivar el medio ambiente”. Ma l’omertà e la forza di
una multinazionale del calibro della Monsanto sono nemici duri da sconfiggere,
molto più potenti dell’evidenza e del dolore.
da qui
AIAB: SI VIETI SUBITO IL GLIFOSATO, PROBABILE CANCEROGENO
L'Italia e l'Unione Europea considerino immediatamente le misure necessarie
per proteggere agricoltori e consumatori dal Glifosato. Questo principio attivo
di uno degli erbicidi più diffusi al mondo, il Roundup della Monsanto, è stato
classificato come "probabile cancerogeno per gli esseri umani" in un
report stilato da alcuni ricercatori dell'Agenzia internazionale per la ricerca
sul cancro (IARC) di Lione. Il Glifosato è utilizzato in almeno 750 prodotti
per l'agricoltura, il giardinaggio, il trattamento degli spazi urbani e nel
nostro Paese viene irrorato con disinvoltura su campi e giardini: è il
diserbante più usato da noi. Non dobbiamo infatti metterlo solo in relazione
all'uso degli Ogm, pur ricordando che la Monsanto commercializza soia, mais,
cotone e colza Roundup Ready tolleranti applicazioni dell'erbicida e che
rappresentano la gran parte della superficie mondiale geneticamente modificata.
"Che il Glifosato faccia male alla salute dell'uomo e dell'ambiente,
che si accumuli nei cibi e nell'acqua, lo sappiamo da anni e da anni
combattiamo contro questo e gli altri pesticidi, spacciati per innocui",
dichiara il presidente di Aiab Vincenzo Vizioli. "Ora anche le agenzie
delle Nazioni Unite (lo IARC fa parte dell'Organizzazione Mondiale della
Sanità) indicano vari principi attivi come potenzialmente lesivi della salute
in forma grave. Lo studio dello IARC non solo riporta la 'probabile cancerogenicità'
del Glifosato, ma rileva la correlazione fortissima con danni riscontrabili sul
Dna umano: molti lavoratori esposti hanno sviluppato una alta vulnerabilità al
linfoma non Hodgkin".
"La chimica nelle campagne significa la chimica nel piatto: ora spetta
all'Unione europea trarre le conclusioni sul Glifosato e sugli altri quattro
pesticidi che sono ritornati di prepotenza sul banco degli accusati dopo lo
studio riportato da Lancet quattro giorni fa: Diazinon, Malathion, Parathion,
Tetraclorvinfos. Queste sostanze vanno bandite dalle nostre campagne e dai
nostri giardini. L'agricoltura biologica dimostra che se ne può fare a meno con
facilità e vantaggi per tutti".
Le reazioni della Monsanto non si sono fate attendere: in un comunicato
rilasciato dalla multinazionale dell'agroindustria, si legge che quella dello
IARC è "scienza spazzatura" di un "ente senza potere
regolatorio". "Una reazione arrogante e violenta", la definisce
Luca Colombo, segretario generale di Firab, la Fondazione per la ricerca nel
biologico. "Dobbiamo aspettarci un grande lavoro delle lobby a Bruxelles
per evitare che il loro prodotto di punta venga danneggiato dalla ricerca
libera. Per questo occorre una mobilitazione dell'opinione pubblica, degli
agricoltori e dei consumatori per fare in modo che il dossier aperto dallo IARC
venga affrontato dalle autorità nazionali e comunitarie il prima
possibile".
da
qui
Uno studio della Fondazione Heinrich Boell ha scoperto che il 99,6 per cento dei tedeschi presenta residui di glifosato nelle urine. Soprattutto i mangiatori di carne, per colpa dei mangimi degli animali contenenti soia e mais ogm.
RispondiEliminaIl glifosato è entrato nella catena alimentare umana. A dimostrarlo sono i risultati degli studi che nel mondo arrivano uno dopo l’altro: secondo quanto segnala Aiab, l’Associazione italiana agricoltura biologica, per accertare la presenza del controverso erbicida nella vita quotidiana l’Inghilterra ha analizzato il pane, la Francia le acque, gli Stati Uniti il latte materno e addirittura gli assorbenti interni…
glifosato agricoltura germania
La Germania ha invece optato per un semplice controllo delle urine di un campione della popolazione tedesca, 2009 persone. Ne è emerso che il 75 per cento di queste è fortemente contaminato da glifosato, con una concentrazione almeno cinque volte superiore ai limiti consentiti per l’acqua. In un terzo dei contaminati tale concentrazione risulta addirittura superiore tra le dieci e le quarantadue volte. Solo lo 0,4 per cento dei 2009 campioni è risultato completamente immune da residui di glifosato, pertanto si può dire che quasi tutti i tedeschi (il 99,6 per cento) presentino tracce dell’erbicida all’interno del proprio organismo. Le contaminazioni più elevate sono state registrate nei bambini di età compresa tra gli 0 e i 9 anni, nei giovani tra i 10 e i 19 anni e, tra le categorie professionali, soprattutto negli agricoltori.
I mangiatori di carne hanno mostrato di essere più esposti al glifosato rispetto ai vegetariani e ai vegani. I consumatori di prodotti biologici, inoltre, si sono mostrati più protetti rispetto ai consumatori di prodotti convenzionali.
(http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/glifosato-germania-quasi-tutti-tedeschi-contaminati-dallerbicida)