Pro Natura Piemonte, “Acqua: in Valle di Susa si ripete la vicenda del
Mugello”
Condividiamo la lettera aperta di Pro Natura Piemonte, sul grave danno
causato da Telt nel cunicolo geognostico di Chiomonte.
L’acqua è un bene primario e essenziale è tempo di smetterla con progetti
che distruggono l’ambiente e le possibilità di sopravvivenza e vita per tutte e
tutti.
Al presidente, alla Giunta e ai Consiglieri della Regione Piemonte
Ai sindaci dei Comuni della Valle di Susa
Agli organi di informazione
Acqua: in Valle di Susa si ripete la vicenda del Mugello
Coloro che seguono le vicende delle gallerie costruite per le linee
ferroviarie Alta Velocità ricorderanno la situazione del Mugello, in Toscana,
dove i lavori hanno causato il prosciugamento definitivo di torrenti e
sorgenti.
Domenica 3 ottobre i quotidiani nazionali ci hanno informati che la galleria
geognostica della Maddalena di Chiomonte era stata allagata per il mancato
funzionamento delle pompe; i pompieri, chiamati per l’intervento, avevano
risposto con una frase desolata ma lapidaria: “siamo attrezzati per svuotare
case, non per svuotare tunnel”.
Al di là della interpretazione più o meno ironica dell’evento, resta il
richiamo ad alcuni dati che ne sono emersi: la galleria geognostica della
Maddalena, costruita per sondare la montagna dove dovrebbe passare il tunnel
della Linea Alta Velocità Torino-Lione,
attualmente ha la necessita di pompare, giorno e notte, 60 litri d’acqua al
secondo che poi alla fine si riversa nella Dora. Si tratta di 1 metro cubo ogni
due minuti e mezzo, o, se vogliamo, il fabbisogno di acqua per un quartiere di
500 persone, comprese le perdite e gli altri usi di rete.
Può sembrare una cosa non gravissima, ma quella da cui proviene è solo una
galleria unica, di 5 metri di diametro, circa la metà del diametro delle due
gallerie di 57 chilometri che costituiranno il tunnel di base e che, a loro
volta, saranno un terzo delle gallerie necessarie complessivamente alla Torino
Lione, comprendendo le tratte di accesso, che complessivamente, sia per la
parte francese che per quella italiana, saranno lunghe 50 chilometri.
Ma l’acqua di cui si parla adesso non proviene da tutti i sette chilometri
e mezzo che costituirebbero la galleria della Maddalena: bisogna sottrarre i
primi 1.400 metri, dai quali l’acqua esce per la pendenza della galleria
stessa, e gli ultimi 500 metri che, a metà febbraio del 2017, un centinaio di
metri dopo aver passato il settimo chilometro, LTF decise improvvisamente di
non completare. Infatti LTF inviò una lettera al Ministero in cui si diceva che
gli studi geognostici si dovevano ritenere completati.
L’acqua che viene rubata alla montagna è quindi quella di una piccolissima
frazione delle opere legate al progetto generale. La perizia europea del 2007
richiesta dai sindaci e dai militanti No Tav, che esaminò i documenti in mano a
LTF, concluse che il tunnel di base
avrebbe drenato da 60 a 125 milioni di metri cubi all’anno, corrispondenti al
fabbisogno di una città da un milione di abitanti (Rapporto COVI/UE, pag 48).
Poiché queste acque verrebbero tutte dalla porzione di Alpi della Valle
Susa, alla luce delle carenze attuali, con dei rifugi alpini che già adesso
chiudono per mancanza di acqua, e con prospettive certamente più allarmanti per
le zone di fondovalle, la difesa delle nostre acque e delle nostre sorgenti
assume i caratteri di urgenza e questo incidente ce lo ricorda.
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