Si propone un interessante dibattito pubblicato su The Guardian su
coloro che si considerano persone umane vegane pur mangiando uova: un’assurdità
che – come vedremo – sta prendendo sempre più piede.
Si può essere vegan e mangiare le uova?
Un gruppo crescente di vegani ritiene che mangiare uova cruelty-free sia
accettabile perché favorisce l’allevamento etico delle galline. Naturalmente, i
veri vegani la pensano diversamente. Che il dibattito abbia inizio.
Fonte: www.theguardian.com/lifeandstyle/2016/feb/03/can-you-be-vegan-eat-eggs
Come lo chiamate un vegano che mangia le uova? A) non lo chiamate vegano o
B) un vegano che è riuscito a conciliare le sue convinzioni etiche con una
frittata ogni tanto. Tecnicamente è corretta la prima risposta, in quanto una
dieta vegana esclude per definizione ogni alimento di origine animale. Tuttavia
sono sempre più numerosi i “veggans” (parola composta da “vegan” e “egg”, uovo
in inglese, N.d.T.): persone che si definiscono vegane, ma
consumano uova cruelty-free.
Le uova cruelty-free non sono uova qualunque e non vanno confuse con quelle
biologiche o con le uova da allevamenti all’aperto: provengono infatti dalle
galline considerate troppo vecchie per la produzione industriale e che quindi
altrimenti verrebbero uccise a circa 72 settimane di vita. Invece hanno la
possibilità di vivere e vagare in tutta libertà. I contadini o i volontari dei
santuari si occupano solo di raccogliere e vendere le uova che trovano. Alcuni
vegani scelgono di mangiare le uova così prodotte perché secondo loro ciò va a
vantaggio delle galline stesse. “La vendita delle uova finanzia in parte il
mantenimento del rifugio”, afferma Linda Turvey, a capo del santuario Hen
Heaven nel Sussex, Inghilterra meridionale. “Il guadagnato dalla vendita delle
uova altro non è che il fondo pensionistico delle galline”, dice Isobel Davies,
co-fondatrice di Hen Nation, che vende le sue uova cruelty-free online dallo
Yorkshire settentrionale, ancora in Inghilterra.
James, un ballerino dello Yorkshire, è vegano e quando ha ricevuto il suo
cartone di uova Hen Nation, per prima cosa si è preparato un tramezzino con
frittata, il suo vecchio piatto preferito. “E’ stata una decisione meditata”,
afferma. “Sono vegano per ragioni etiche, quindi mi sono informato bene su cosa
si intendesse precisamente con cruelty-free e come lavorasse
l’organizzazione”.
James continua a comprare le uova di tanto in tanto, ma ha sentimenti
contrastanti al riguardo. “Sono combattuto, perché sento che sostenere
un’iniziativa che fa del bene sia più utile che non tirarsene semplicemente
fuori, ma continuo a credere che non abbiamo bisogno di prodotti animali per
nutrirci e forse dovrei fare da esempio”. James non è l’unico vegano che si
definisce tale pur facendo un’eccezione per queste uova speciali. “Mi arrivano
tantissime email dai vegani sulle nostre uova”, aggiunge Davies. “Una donna ci
ha scritto che era talmente emozionata di provarle che non è riuscita a
chiudere occhio tutta la notte prima della consegna”. Turvey ha riscontrato lo
stesso entusiasmo: “Ci chiamano da tutto il Paese. Le uova vanno praticamente
tutte ai vegani o alle loro famiglie e ai loro amici”. Poi racconta di un uomo
che da Londra ha preso il treno per Horsham, poi un autobus per Henfield e
infine ha camminato per un miglio e mezzo fino al santuario solo per comprare
delle uova per la figlia vegana.
Le uova di cui dispone Hen Heaven non bastano a soddisfare la richiesta
crescente da parte dei vegani. “Di recente sono stata contattata per un ordine
di 80 uova settimanali da parte di una neo vegana che si allena in palestra e
vorrebbe usarle per integrare le proteine”, racconta Turvey. Con appena 100
galline, la richiesta oltrepassa di gran lunga la disponibilità del santuario,
tra l’altro variabile. “Non faccio nulla per farle deporre, quindi ogni uovo è
un dono”, afferma. Infatti il santuario è “come una casa di riposo per anziani…
la maggior parte delle galline non depone uova, ma le grandi galline della
razza Sussex che abbiamo possono vivere fino ai 15 anni e sono riuscita a far
arrivare le piccole galline marroni provenienti dagli allevamenti industriali a
11 anni”.
Un modo per garantire la disponibilità di uova cruelty-free è adottare le
proprie galline al British Hen Welfare Trust, che si occupa di trovare una
nuova casa per le galline impiegate negli allevamenti industriali, con una
media di circa 50.000 galline sistemate all’anno. “Le nostre galline vengono
adottate anche da vegani. Alcuni mangiano senza problemi le loro uova perché
vedono quanto gli animali siano felici qui; altri preferiscono regalarle ad
amici e parenti”, afferma la fondatrice dell’organizzazione Jane Howorth, e poi
aggiunge: “Il nostro obiettivo in quanto associazione benefica è che le galline
abbiano qualcuno che si prenda cura di loro e un luogo in cui vivere all’aperto
e in libertà il resto dei loro giorni”. Con queste parole Howorth sottolinea
che l’associazione non è legata a un gruppo in particolare o a degli ideali
specifici.
La Vegan Society dichiara di appoggiare la reintegrazione delle galline.
“Il salvataggio delle galline di batteria è un meraviglioso atto di
compassione, che la Vegan Society sostiene pienamente” afferma il portavoce
Jimmy Pierce. Però, com’era prevedibile, non approva il consumo delle loro
uova. “Chiediamo alle persone di aiutarci offrendoci il loro tempo oppure delle
donazioni, non comprando e mangiando le uova. Non abbiamo nessun diritto di
prenderle – le galline non possono dare il loro consenso.”
Molti “veggans” ritengono d’altra parte che se non è possibile abbattere
l’industria delle uova, sovvenzionare i produttori di uova cruelty-free
comprando i loro prodotti sia sicuramente più utile alla causa piuttosto che
non farlo. (Aggiungetelo alla lista dei dilemmi dei vegani, a fianco di “E’
giusto magiare il miele?” “E invece i fichi impollinati dalle vespe?”). Ma se
avete delle riserve sull’idea di uova cruelty-free, aspettate di sentire
questa: latte cruelty-free. Davies, di Cow Nation, sta cercando un produttore
con cui realizzare il suo progetto di fornire anche alle mucche (sia alle
vitelle da latte che agli esemplari maschi, altrimenti uccisi alla nascita o
destinati a diventare carne di vitello) una “casa di riposo” in cui vivere
liberamente la loro esistenza. Come lo chiamate un vegano che mangia uova e
beve latte? A questo punto, la risposta sarà probabilmente “vegetariano”.
“Essere un po’ vegan è un ossimoro totale” - Jill Wooster
Fonte: www.theguardian.com/lifeandstyle/2016/feb/03/being-a-little-bit-vegan-is-completely-oxymoronic
Un vegano risponde al nostro articolo sul fenomeno dei “veggans” (vegani
che scelgono di mangiare uova cruelty-free, N.d.T.). E’ semplice: i
vegani che mangiano uova non sono vegani.
Un altro “Veganuary” (parola composta da “vegan” e “January”, indica la
campagna globale che incoraggia le persone umane a mangiare vegan per il mese
di gennaio, N.d.T.) è passato. Spero sempre che ispiri le persone a
rimanere vegani a vita, ma mi dà sempre più l’impressione di un mese di inutili
sperimentazioni in cui le persone vengono prese dall’entusiasmo di diventare
vegan, come se fosse una moda, una terapia salutare, un atteggiamento o uno
stile di vita. Con l’emergere di concetti irritanti come “vegganism” (veganismo
che include però il consumo di uova cruelty-free, N.d.T.) forse è
arrivato il momento per una semplice definizione di veganismo.
Un vegano è una persona che non fa uso di prodotti animali. Niente abiti di
lana o scarpe in pelle, niente miele nel tè né mozzarella sulla pizza. Un
vegano non mangia uova. Un vegano non può mangiare uova. Se un vegano mangia
uova, non è vegano. Né tanto meno è un “veggan”. C’è una parola che descrive
perfettamente chi non mangia né carne né pesce, ma occasionalmente mangia un
uovo: vegetariano. (Se un vegetariano di tanto in tanto mangia pesce è un
pescetariano).
Essere vegani è un atteggiamento mentale etico che promuove la non-violenza
e in cui gli animali hanno un valore morale. Se gli animali hanno un valore
morale non possiamo giustificare il loro sfruttamento in nessuna forma. Non si
può essere un po’ vegani. La parola “veggan” mi fa infuriare perché invece è lì
a suggerire che si può.
Chi è che beneficia della promozione del “vegganism”? L’industria delle
uova. L’immagine del vegano che cerca disperatamente fonti etiche di prodotti
animali è un’invenzione creata per suggerire che una vera dieta vegan è
inadeguata. Pensate a cosa implica il consumo di uova: una gallina depone un
uovo per generare un pulcino; noi prendiamo l’uovo; la gallina ci riprova
deponendo altre uova e noi prendiamo anche quelle. E continua così.
“Cruelty-free”? Io non credo.
Ma anche se fosse, un vegano non sfrutta gli animali. Io non mangerei la
carcassa di un animale investito. E – prima che me lo chiediate – non
accetterei un trapianto di organi animali nemmeno se da ciò dipendesse la mia
vita.
Volete sapere come considero gli animali? Be’, voi come considerate il
vostro animale domestico? E’ il modo migliore che conosco per spiegarlo ai
non-vegani. Per me il veganismo è in sostanza il tentativo di trattare tutti
gli animali come la maggior parte delle persone tratta il proprio animale
domestico. Non come strumenti, merci o fonti di proteine, ma con rispetto e amore.
Cercare di promuovere il veganismo può rivelarsi insidioso. Tendo a non
toccare l’argomento se non mi viene chiesto, perché anche solo spiegare le mie
ragioni può portare a reazioni estreme. Alcune persone si arrabbiano perché non
vogliono sentirsi dire cosa devono e cosa non devono mangiare – e a ragione. Io
non voglio imporre alle persona cosa mangiare.
Però se l’argomento esce fuori voglio una discussione franca su ciò che
comporta la scelta di consumare prodotti animali e lasciare che gli altri ne traggano
le proprie conclusioni. Alcuni si arrabbiano perché sentono che li giudico e li
reputo amorali. Ma io credo che sfruttare gli animali sia sbagliato, perciò
indovinate un po’? Se sfruttate gli animali, sì, io vi reputo amorali. Proprio
come verrebbe considerata amorale una persona che maltratta il proprio cane.
La maggior parte delle persone che sollevano l’argomento è aperta e
interessata, ma ci sono diverse reazioni tipiche. Il non-vegano garbato mi
parlerà di quando ha mangiato quel piatto vegetariano la settimana scorsa,
spesso aggiungendo che forse era addirittura vegano e che era “davvero buono”
(detto sempre con un certo grado di sorpresa).
Altri raccontano che mangiano meno carne e si giustificano dicendo che la
carne che mangiano proviene da allevamenti biologici all’aperto in cui gli
animali hanno “vissuto una vita felice” (giusto per farmi sapere che hanno
pensato alla sofferenza degli animali, almeno un pochino, sapete).
La maggior parte dei non-vegani fa le stesse classiche domande:
1) Da dove prenderò le proteine?
2) Non avrò qualche tipo di carenza vitaminica?
3) Cosa faresti se fossi naufragato su un’isola deserta e la tua unica speranza
di sopravvivere fosse mangiare un animale?
4) Non era vegetariano anche Hitler?
5) Che fine faranno gli animali se non li mangiamo? (Una delle mie preferite, e
tra le più stupide) .
Le risposte?
1) Per nominare giusto qualche fonte: fagioli, legumi, frutta secca, tofu,
tempeh, broccoli, cavolo riccio… e sì, lettori del Guardian, la quinoa.
2) C’è il rischio che qualche vegano non assuma una quantità sufficiente di
vitamina B12, però molti cibi vegani ne sono arricchiti, quindi si può seguire
una dieta vegana equilibrata senza bisogno di integratori.
3) Nell’eventualità molto improbabile, vi rinvio alle considerazioni sul
trapianto di organi animali.
4) Fate sul serio?!
5) Vedere punto 4
Lo capisco. Molte persone non vogliono pensare di cambiare le proprie
abitudini. In un mondo in cui gli animali non da compagnia sono mera merce, il
desiderio di non essere parte del loro sfruttamento di massa richiede uno
sforzo, richiede di impegnarsi e eventualmente di prendersi quella pastiglia di
vitamine ogni tanto. E’ fin troppo facile in così tanti ambiti della vita
lasciarsi corrompere dalla convenienza.
La realtà dell’allevamento animale è orrenda, non c’è da sorprendersi se i
più scelgono di non pensarci o si sforzano di trovare giustificazioni per mali
leggermente minori, come gli “allevamenti all’aperto”, “biologici”,
“cruelty-free” e altre “carni felici”, trovate di marketing molto in voga. Dopo
tutto, che differenza potete mai fare?
In realtà, è abbastanza semplice. Non avete bisogno di consumare alcun
prodotto che provenga dagli animali per essere sani o felici. L’allevamento
animale sta distruggendo il pianeta e la maggior parte degli animali impiegati
per il nostro consumo vive e muore in condizioni atroci. Potreste raggiungere
tantissimo con qualche piccola rinuncia -uova incluse. In fondo, l’amore per
gli animali non è solo per gennaio.
Traduzione per Veganzetta a cura di Mascia Martens
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