Anziché piantare alberi per purificare l’aria da
polveri sottili e smog, i ministri dell’Agricoltura e dei Beni culturali
assumono provvedimenti “mussoliniani”: tagliare boschi per fare campi agricoli.
La “fame di terra” è però finita da un pezzo.
Fra il ministero delle
Politiche agricole e quello dei Beni culturali deve avere imperversato una
tempesta di follia passatista. Mentre gli scienziati e gli ambientalisti veri,
nelle aree urbane e suburbane italiane più ammorbate da smog, polveri sottili,
virus vari volitanti, propugnano la creazione, da subito, di vere e
proprie “foreste urbane” (in tal senso un bel convegno, prima del Covid, a
Mantova), i ministri Franceschini e Bellanova rispolverano un provvedimento che
va in senso esattamente contrario.
Lo fa notare con
osservazioni competenti e taglienti il Gruppo di Intervento Giuridico. La onlus
ambientalista contesta un provvedimento per lo meno ottocentesco, per non dire
“mussoliniano”, col quale si va a ripescare il taglio dei boschi per consentire
nuove colture agrarie, nuove “bonifiche”. Una politica che rimonta al
pauperismo di fine ’800, con la legge Baccarini per esempio, e che ebbe allora
una nobiltà ed una efficacia sociale molto importante. Ma è un’epoca chiusa da
decenni, come quella delle bonifiche delle “zone umide”, alcune delle quali –
vedi la Valle della Falce nelle Valli di Comacchio – sono state opportunamente
riallagate e lo stesso bisognerebbe avere il coraggio di fare per altre Valli
perché la “fame di terra” è finita da un pezzo.
Il provvedimento
ministeriale va ovviamente contro il parere della Soprintendenza competente –
scrive Stefano Deliperi per il Gruppo d’Intervento Giuridico – che è
«finalizzato alla conservazione del valore ambientale/paesaggistico
(aggiungerei oggi, con forza, “igienico-sanitario”, ndr) del bosco e della foresta,
proprio perché bosco e foresta non sono banali cataste di legna come a qualcuno
piacerebbe». E come invece è avvenuto per gli abbattimenti nel Bosco Demaniale
del Marganai nel Sulcis «difesi dalla santa prescrizione», e per i tagli
boschivi nella riserva naturale del Farma «di cui si occuperà il Tribunale di
Grosseto». Ma dove vivono, cosa leggono, chi ascoltano questi decisivi
ministri? Qui bisogna riforestare gran parte della stessa Valpadana oggi
“pelata” da fare senso, l’area più inquinata d’Europa in tutti i campi.
Nessun commento:
Posta un commento