giovedì 17 settembre 2020

Una storia dell’arte araba attraverso i gatti - Nadine Nour el Din

 

I gatti sono stati raffigurati in alcune delle opere d’arte più importanti di artisti moderni del mondo arabo e oltre. La seguente selezione di opere abbraccia diversi artisti, Paesi e periodi storici, tracciando una storia dell’arte araba attraverso i  gatti.


L’umile gatto domestico è stato a lungo ammirato e apprezzato sia per la compagnia che per le sue abilità nella caccia ai topi. E’ uno degli animali domestici più popolari su scala globale, con milioni di gatti che in tutto il mondo vivono in famiglia. Un punto fermo della cultura di Internet,  con oltre due milioni di video di gatti solo su Youtube a cui si è avuto accesso miliardi di volte. I gatti sono particolarmente popolari in Egitto, dove sono stati venerati per molti secoli , soprattutto nell’antica civiltà egizia.

Sono amati nel mondo islamico per la predilezione del profeta Muhammad per i gatti e per il detto a lui popolarmente attribuito: “L’amore per i gatti fa parte della fede”. La loro importanza li rende oggetto di molti proverbi arabi popolari , che spesso portano connotazioni negative. I detti popolari includono ” quando il gatto è assente, il topo gioca”, “come un gatto, mangia e dimentica” e “abbiamo parlato del gatto, è arrivato saltellando”.

 L’umile gatto domestico è stato a lungo ammirato e apprezzato sia per la compagnia che per le sue capacità di cacciare i topi. Esaminimao la sua rappresentazione simbolica e culturale nell’arte araba

Con un tale approccio, i gatti tendono ad apparire nella cultura popolare araba come metafora disciplinare. L’esempio forse più famoso è la nota canzone per bambini “Thahab al Laylo” del compositore e cantante egiziano Mohamed Fawzi, in cui il protagonista viene graffiato dal gatto per non aver ascoltato sua madre.

I gatti sono stati storicamente rappresentati nelle arti visive da varie culture attraverso il lavoro di alcuni dei più importanti movimenti artistici. Leonardo da Vinci (poliedrico artista del Rinascimento italiano) scrisse, “il felino più piccolo è un capolavoro”, dopo aver disegnato una serie di studi che confermano il suo apprezzamento per la specie.

I gatti sono stati raffigurati in alcune delle opere d’arte più importanti di artisti moderni del mondo arabo e oltre. La seguente selezione di opere abbraccia diversi artisti, Paesi e periodi storici, tracciando una storia dell’arte araba attraverso i  gatti.


I gatti nell’antico Egitto


Un gatto attacca un uccello (dal 1550-1292 a.C. circa).

Tomba di Nebamun (dal 1550-1292 a.C. circa).


Un gatto rossiccio si slancia tra i gambi di papiro per catturare gli uccelli, in questo dettaglio preso  dal dipinto murale che raffigura il ricco egiziano Nebamun a caccia con la sua famiglia. Sembrerebbe essere un gatto  domestico, forse il loro gatto,  ma i suoi scintillanti occhi dorati alludono a un significato religioso, l’attacco del dio Ra contro i nemici.

Nell’antico Egitto, i gatti erano tenuti in grande considerazione e venerati tra le divinità più significative. Il dio del sole Ra era anche indicato come “Supremo Tomcat”, la gente adorava la dea dalla testa di leone Sekhmet e Bastet dalla testa di gatto, e sacerdoti speciali  si dedicavano al servizio dei gatti nel suo tempio nel delta del Nilo. In uno dei testi antichi più significativi, il “Libro dei morti”, il gatto era anche equiparato al sole. Come le persone, anche i gatti venivano mummificati e venivano eseguiti lunghi rituali cerimoniali per garantire il passaggio sicuro di un felino nell’aldilà.


I gatti nella cultura islamica

Da una copia del XIV secolo del manoscritto arabo Kalila wa Dimna, Bodlieian Library, Oxford.


Un grosso gatto bianco pezzato di grigio, alto e forte, orecchie ritte, è intrappolato in una rete rossa appena abbozzata. Un topo tenta di rosicchiare la rete per liberare il gatto , sperando di ottenere un alleato contro la donnola e il gufo. Questo intricato dipinto proviene da una versione araba di uno dei libri più popolari mai scritti, Kalila wa Dimna.

 Poiché il Profeta Mohammad amava molto i gatti, i beduini nomadi cambiarono la loro percezione negativa del gatto. Si dice che il profeta si sia  addirittura tagliato la manica del mantello per pregare senza disturbare il suo amato gatto addormentato “Muizza”

Nel mondo arabo, i gatti non erano amati. I beduini nomadi non avevano alcuna simpatia per loro e non li consideravano utili e spesso nel loro folklore apparivano negativamente. Il ghoul, il demone del deserto, prendeva  la forma di un gatto per spaventare i cammelli. La situazione cambiò con l’avvento dell’Islam, poiché il Profeta Muhammad amava molto i gatti. Ci sono numerose storie e detti sui gatti attribuiti a lui, e uno dei suoi più stretti compagni era conosciuto come “Abu Hurayrah” (padre di un gatto), per il suo attaccamento ai gatti. Si dice che il profeta si sia tagliato la manica del mantello per pregare senza disturbare il suo amato gatto addormentato Muizza.

Di conseguenza, i gatti erano i benvenuti nella maggior parte delle moschee e nelle aree urbane islamizzate, le loro fusa a volte venivano paragonate al culto sufi. Le raffigurazioni di gatti domestici abbondano nei manoscritti islamici di tutto il mondo.


I guardiani della notte


Samir Rafi, Les Gardiens de la Nuit (I guardiani della notte), 1944


In questo lavoro, tre gattini siedono all’erta, accucciati  su un  tetto, gli artigli pronti. Sembra quasi di sentirli soffiare. Sono raggiunti da un altrettanto minaccioso piccione, mentre fissano intensamente gli spettatori.

Nato al Cairo, Samir Rafi (1926-2004)  fu pittore, scultore,  insegnante artistico e autore. Importante artista surrealista, Rafi ha dipinto rappresentazioni espressive delle ansie umane e delle prove della vita in Egitto. NeI suoI lavori ha raffigurato molti animali (i gatti compaiono più di una volta) così come persone e oggetti, ritratti con colori  intensi e uno stile distintivo. Uno dei suoi primi lavori, “I Guardiani della Notte” fu dipinto un anno dopo essersi diplomato al liceo (nel 1943) e ottenne la medaglia d’oro dal Ministero della Pubblica Istruzione come  miglior studente di disegno a livello nazionale. A quel tempo, Rafi studiava da un anno presso il dipartimento di Arti Decorative della Scuola Egiziana di Belle Arti, come protetto di Hussein Bicar. Si formò anche con l’artista ed insegnante Hussein Youssef Amin e solo un anno dopo questo dipinto partecipò a una mostra con il gruppo Art and Liberty, pochi mesi prima del suo diciannovesimo compleanno. Rafi lasciò l’Egitto nel 1945 per proseguire il suo dottorato in Francia, per non tornare mai più. Nel 1946, co-fondò il Contemporary Art Group, di cui fu membro di spicco.


Il gatto bianco


Mahmoud Said, Le Chat Blanc (Il gatto bianco), 1948. Barjeel Art Foundation.


In una giornata affollata sulla corniche di Alessandria, un delicato gatto bianco siede nel mezzo di una scena animata che si svolge intorno a lui. Una linea virtuale collega il gatto ai pescatori al lavoro e alle barche a vela in lontananza, ciascuno nella stessa tonalità di bianco brillante. La sua postura e le orecchie dritte ricordano un regale gatto egizio, qui raffigurato con gli occhi spalancati, la cui colorazione è simile al trucco che adorna le donne velate che camminano lungo la corniche, in una composizione ancorata a questo bel gatto luminoso.

 Nelle opere di artisti moderni come Mahmoud Said e Samir Rafi, appare la  scelta  di ritrarre i gatti in mezzo a quotidiane scene urbane affollate, ma con tracce evidenti delle loro antiche caratteristiche egizie

Mahmoud Said (1897-1964) era un giudice alessandrino e artista moderno. Nato da una famiglia benestante (suo padre era primo ministro e sua nipote la regina Farida d’Egitto), si formò come avvocato al Cairo e studiò disegno a proprie spese all’Academie Julian di Parigi. Sebbene non abbia  dipinto come artista professionista, le sue opere sono considerate distintive del primo movimento modernista egiziano.

Il suo lavoro è caratterizzato dal suo stile pittorico e dalle raffigurazioni di soggetti, ritratti e scene tradizionali egiziane. Nella sue tele vibranti, Said dipinse bellissime raffigurazioni della sua amata Alessandria, ritratti aristocratici, incantevoli donne egiziane e paesaggi panoramici dei suoi viaggi.


I gatti che fissano


Hamed Ewais, Donna seduta, 1953.


Hamed Ewais, Ragazza con gatto, senza data.


Un gatto bianco siede dietro una ragazza, e un gatto nero si infila nell’abbraccio della sua compagna. In casa, in un interno grazioso,  con carta da parati decorativa,  un vaso di fiori su un tavolo di legno e una comoda poltrona in vista. Queste composizioni sono simili a dipinti impressionisti di gatti.

La cosa curiosa di entrambe queste particolari rappresentazioni è che mentre le ragazze sembrano guardare in direzioni diverse – una con uno sguardo perduto, l’altra con uno sguardo amorevole verso il gatto tra le braccia – entrambi i gatti guardano direttamente verso lo spettatore.

Mohamed Hamed Ewais (1919-2011) è stato uno dei principali pittori social- realisti egiziani. Sebbene fosse impiegato come metalmeccanico, Ewais partì per frequentare la Scuola delle Belle Arti del Cairo e intraprendere una carriera artistica. Continuò i suoi studi all’Institute of Art Education del Cairo, formato dall’insegnante e critico Youssef el-Afifi. Il suo lavoro  fu fortemente influenzato dalle idee del Group of Modern Art di cui  fu membro fondatore, insieme ai suoi contemporanei Gazbia Sirry, Gamal el-Sagini, Zeinab Abdel Hamid, Salah Yousri e Youssef Sida. Insieme  rifiutarono il surrealismo, che secondo Ewais era “essenzialmente una ribellione o un’arte che non mirava alla coscienza del popolo”.

Hamed Ewais ha dipinto vivide scene della vita egiziana, raffigurando nel suo lavoro ideologie sociali e politiche in un linguaggio visivo distintivo e altamente accessibile. Mahmoud Said  venne influenzato dai modernisti europei, tra cui Matisse e Picasso, e dai Social Realisti messicani Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros.


Qualità mistica


Abdel Hadi El Gazzar, L’indovino , 1953.


Abdel Hadi El Gazzar, 1956


Un piccolo gatto nero si nasconde all’ombra di un indovino seduto, guardando sopra la spalla verso lo spettatore. Un gatto nero, dipinto in tonalità marina, si siede accanto al suo  compagno, il noto critico d’arte Aimé Azar, mentre entrambi guardano con attenzione. I caratteri somatici  sono stilizzati ed esagerati e riflettono un’espressione  seria e mistica.

Abdel Hadi El Gazzar (1925-1966) è considerato uno dei più importanti artisti egiziani. Nato ad Alessandria d’Egitto, la sua famiglia si trasferì al Cairo, stabilendosi nel quartiere di Sayeda Zainab quando suo padre fu nominato studente islamico all’Università di Al-Azhar. El Gazzar studiò  inizialmente medicina, ma lasciò la Facoltà di Medicina per iscriversi alla Scuola Superiore di Belle Arti nel 1945, frequentando tra l’altro i suoi contemporanei tra cui Samir Rafi e Hamed Nada. Insieme  fondarono il Contemporary Art Group, di cui Abdel Hadi El Gazzar fu membro attivo. La sua opera è caratterizzata da temi religiosi tradizionali egiziani e mistici tratti dall’ambiente in cui è cresciuto.

Ha dipinto velate critiche politiche e sociali che utilizzano un suo linguaggio iconico, incorporando elementi del paesaggio urbano del Cairo e simboli di credenze religiose popolari. I lavori successivi di El Gazzar hanno trattato temi legati allo spazio, alla tecnologia e a rappresentazioni distopiche del progresso, riflettendo in modo mirato ma sottile le sue critiche politiche. La sua breve carriera ha riguardato un’ampia gamma di materie ed ha avuto un profondo impatto sia sui suoi contemporanei, che sui suoi successori.


Un ambiente domestico

Inji Efflatoun, Relax (Al Istirkha ‘), anni ’50 circa.

Un simpatico gattino rosso giace addormentato, rannicchiato tra le braccia del suo compagno che, sebbene completamente vestito, giace a letto a gambe incrociate, leggendo un giornale. In una composizione luminosa e gestuale, vivaci acquerelli raffigurano questa intima scena domestica di relax in uno stile tipico del lavoro dell’artista in questo periodo.

Inji Efflatoun (1924-1989) è stata un’importante pittrice, femminista e attivista politica egiziana. È considerata una pioniera dell’arte moderna egizia. Sebbene fosse nata in una famiglia francofona di proprietari terrieri di classe superiore, le sue opere vibranti e le tele strutturate ritraggono le dure realtà della classe operaia egiziana, raffigurando contadini, operai e artigiani. Ha dipinto le donne egiziane  enfatizzando la loro lotta e gli aspetti della loro vita quotidiana.

I suoi primi lavori sono caratterizzati da influenze surrealiste, risultato diretto della sua formazione con l’artista e regista Kamel el-Tilmisani e il gruppo Art and Liberty. Efflatoun era politicamente impegnata e le sue attività portarono alla sua incarcerazione per quattro anni e mezzo, durante i quali dipinse in prigione. Dopo il suo rilascio continuò a dipingere, spostandosi verso tele più morbide e luminose che riflettevano il suo interesse per lo studio della luce.


Contro i motivi geometrici

Jewad Selim, La Siesta, circa 1950. Mathaf, Museo arabo di arte moderna

In una giornata calda e luminosa, un morbido gatto beige siede appollaiato tra le gambe del suo compagno, mentre questi sonnecchia pacificamente in un angolo colorato all’ombra di una palma. Il gatto è sveglio e guarda davanti a sé, all’erta. In questa tela accuratamente composta, vivaci colori pastello e toni nudi sono incorniciati in contorni gestuali, raffiguranti forme stilizzate su uno sfondo di motivi geometrici.

Jewad Selim (1919-1961) è stato un influente pittore e scultore iracheno, ampiamente considerato come il fondatore dell’arte moderna irachena. Nato ad Ankara, dove era di stanza suo padre, si trasferì a Baghdad nel 1921 dove visse con la sua famiglia. Sebbene sua madre volesse che diventasse un medico, Jewad Selim ha sempre voluto essere un artista. Ricevette una borsa di studio per studiare arte a Parigi e a Roma, ma i suoi studi  furono interrotti entrambe le volte dalla guerra, costringendolo a tornare a Baghdad. Dopo la guerra, studiò alla Slade School di Londra e tornò a Baghdad dove iniziò a insegnare all’Istituto di Belle Arti, nominato capo del Dipartimento di Scultura.

Nel 1951,  fondò il Baghdad Modern Art Group (BMAG) e partecipò a numerose mostre collettive con il BMAG e la Society of Iraqi Artists, oltre a esporre a livello internazionale a Beirut e nelle città degli Stati Uniti. Selim è accreditato per essere stato tra i primi artisti moderni iracheni ad attingere alla propria eredità, sviluppando uno stile distintamente iracheno, quello che il BMAG chiamava “istilham a-turath”.

Donne e gatti


Gazbia Sirry, Una donna e un gatto, 1960

 Possiamo rilevare una connessione tra femminilità e gatti nelle opere di “Una donna e un gatto” e “Dama con gatto nero”, che riflettono lo stato fisico e psicologico dell’animale e della sua compagna

In una rappresentazione onirica, un grazioso gatto grigio guarda verso l’alto, il collo teso, verso la sua compagna, una figura nuda altrettanto allungata, che sembra stendersi sulla tela. Colori vibranti, forme astratte e pennellate morbide esprimono la magnificenza della forma femminile nello stile inconfondibile di Sirry.

Gazbia Sirry (nata nel 1925) è una celebre artista egiziana che fa parte di un gruppo di artiste molto importanti degli anni ’50, nell’Egitto dell’era Nasser. Il suo lavoro  rflette vari cambiamenti artistici, sociali e politici.  Studiò presso l’Higher Institute for Art Education for Women Teachers (attualmente Faculty of Art Education in Helwan University) dove  ottenne borse di studio per proseguire gli studi con Marcel Gromaire a Parigi, presso l’Accademia Egiziana di Roma e presso la Slade School di Londra .

Nei suoi primi lavori, durante gli anni ’50 e ’60, Sirry adottò modelli dai dipinti sepolcrali faraonici, così come dai dipinti tradizionali copti, e tecniche litografiche, nel modo in cui riproduceva  le figure, delineando le forme in nero. Gazbia Sirry continua a dipingere nel quartiere di Zamalek al Cairo, dove vive e lavora.

Fateh Moudarres, Dama con gatto nero, 1962


Una donna imbronciata guarda avanti con espressione seria , mentre  siede tenendo il suo grosso gatto nero. Il gatto guarda fuori con brillanti occhi rossi, segnati in trame e forme riecheggianti nello sfondo astratto. Questa signora di forma quadrata e il suo gatto nero appaiono nello stile figurativo idiosincratico di Moudaress.

Fateh al-Moudarres (1922-1999) è stato un pittore siriano considerato uno dei principali artisti dei movimenti moderni e surrealisti della Siria. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Roma e all’Ecole des Beaux-Arts di Parigi e si formò con il suo mentore, il pittore neoclassico Wahbi Al-Hariri in Siria. Al suo ritorno Moudarress fu nominato alla Facoltà di Belle Arti e all’Università di Damasco. Il suo lavoro è stato politicamente impegnato e ha affrontato eventi politici regionali, il più notevole dei quali è stata  la guerra civile libanese.


Il gatto egiziano


Marguerite Nakhla, Le Chat Egyptien (Il gatto egiziano), 1965

Un grosso gatto nero siede avvolto nella sua coda, all’ombra di un albero. Dipinto in un nero profondo con gli occhi sfumati di grigio in uno sguardo vuoto, su uno sfondo blu che ricorda il lapislazzulo, questo gatto egiziano evoca le immagini dei suoi antichi predecessori, raffigurati con la tecnica tipica dell’artista.

Marguerite Nakhla (1908-1977) è stata un’artista egiziana considerata una delle pioniere del movimento modernista egiziano. Si  formò al College of Fine Arts del Cairo e all’Ecole Nationale des Beaux-Arts di Parigi. Nakhla era sia una pittrice  che un insegnante e visse ad Alessandria, Parigi, Il Cairo e Port Said. Descrisse il suo lavoro come “arte popolare” e ha prodott rappresentazioni avvincenti di vari aspetti della vita egiziana.


Uomini e gatti


Hamed Nada, Uomo e Gatto 1947.

Hamed Nada, L’indovino e il gatto , 1989. Barjeel Art Foundation.


In una stanza ampia e sbiadita, su una grande sedia allungata, siede un gatto bianco, che guarda in alto con la coda dell’occhio. Il suo  compagno è seduto sul pavimento dietro di lui, guardando verso il basso. Un gatto nero seduto sul pavimento guarda dritto davanti a sé. Il suo  compagno è ingobbito su una sedia, con una mano sulla testa. Entrambi questi gatti sono raffigurati in un linguaggio visivo surreale che è tipico del lavoro di Hamed Nada.

Hamed Nada (1924-1990) è stato uno dei primi artisti egiziani moderni. Si formò con l’artista ed insegnante Huseein Youssef Amin,  frequentò la Scuola di Belle Arti del Cairo con i pittori Ahmed Sabry e Youssef Kamel, e  studiò pittura murale all’Accademia Reale di Belle Arti di San Fernando a Madrid. Nada era un membro attivo del Contemporary Art Group insieme ad Abdel Hadi El Gazzar, Maher Raif e Kamal Youssef, tra gli altri. Il suo lavoro rifletteva elementi della sua educazione nel quartiere di Sayyida Zeinab al Cairo e descriveva aspetti della vita quotidiana egiziana incorporando simbolismo politico, sociale e superstizioso nella sua caratteristica figurazione stilizzata.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina .org

da qui



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