sabato 12 settembre 2020

Manifesto per lo sviluppo delle Aree Interne e la Rinascita della Sardegna - Rete delle associazioni Sardegna

Lo spopolamento delle aree interne è un fenomeno diffuso a livello globale.

La Sardegna, in assenza di politiche e interventi correttivi, in qualche decennio si trasformerà in una grande ciambella con un buco al centro, decine di paesi scompariranno e ampie porzioni di territorio si ritroveranno in uno stato di abbandono e degrado.

Nei documenti posti a base del ciclo di programmazione 2014/2020 il Governo italiano definiva strategica per l’intero paese la questione “Aree Interne”, una porzione di territorio che corrisponde al 60% della superficie nazionale, al 52% dei Comuni e al 22% della popolazione.

In queste aree ai cittadini vengono sistematicamente negati diritti fondamentali garantiti costituzionalmente: quello alla salute, quello alla mobilità e quello all’istruzione.

In Sardegna i Comuni delle Aree Interne sono 315 (su un totale di 377) e la popolazione residente è il 50,26% del totale (824.054 abitanti su un totale regionale di 1.639.362). Quindi ad oltre la metà dei sardi sono negati importanti e delicati diritti di cittadinanza. Nella nostra isola, per decenni, con il termine aree interne si definiva solo il territorio del nuorese/Sardegna centrale e lo si identificava come area del malessere sociale con problemi di legalità.

La risposta data alla crisi

Per troppi anni la politica dentro i palazzi ha ignorato la qualità che andava assumendo la crisi della Sardegna “non costiera e non urbana”, la crisi della Sardegna Rurale devastata dallo spopolamento massiccio dopo la II guerra mondiale, con un reddito medio notevolmente inferiore a quello di città e centri costieri, con una riduzione progressiva dei servizi pubblici, in condizione di diseguaglianza insopportabile, sul terreno delle opportunità e delle prospettive di futuro, rispetto alle aree più avanzate dell’Europa ed anche rispetto ad aree urbane e costiere della nostra isola.

Una crisi, quella delle aree interne, che si manifesta nel degrado e nella negazione sostanziale di fondamentali diritti di cittadinanza e nel rischio di una mutazione antropologica profonda che cancellerebbe i tratti identitari più autentici della Sardegna.

Sarebbe sbagliato sostenere che non si sia fatto nulla a questo riguardo. Nel passato, anche recente, sono state messe in campo specifiche politiche a tutela dei piccoli comuni, con garanzia di trasferimenti finanziari e di accesso ai fondi pubblici.

Ma visti i risultati (e le prospettive) forse bisognerà prendere atto che rimettere a nuovo strade e marciapiedi, disseminare nel territorio decine di centri sociali, di musei e di strutture sportive è senza dubbio opera meritoria ed utile ma — se non accompagnata da politiche di sviluppo adeguate — non modifica la disastrosa prospettiva di centinaia di nostri comuni.

Noi registriamo il limite di una risposta che si è mossa sul terreno quasi solo finanziario. Proseguire su questa strada sarebbe fallimentare e suicida.

Necessario un cambiamento radicale

 

 

Per queste ragioni poniamo all’attenzione della politica regionale e nazionale, delle forze sociali, dei cittadini (ed in particolare dei giovani) la necessità che ci sia una svolta netta e radicale nelle politiche di sviluppo della Sardegna.

La questione “Aree Interne” deve diventare strategica per lo sviluppo e la crescita dell’intera regione, fuori da ogni logica di mance e di regalie, forse utili per creare consenso ma non sviluppo e ricchezza diffusa.

La questione Aree Interne non riguarda solo gli abitanti dei piccoli paesi dell’interno, essa riguarda e chiama in causa la qualità dello sviluppo e del futuro di tutta la Sardegna. Sappiamo che non esistono ricette o soluzioni miracolistiche.

Parliamo di problemi complessi del mondo contemporaneo (oltre il 50% della popolazione mondiale vive nelle aree urbane e l’OCSE stima che entro il 2100 diventerà l’85%) ma chi, come noi, non vuole rassegnarsi ad osservare l’accadimento degli eventi ha il dovere di provare a raccogliere e mettere insieme idee, intelligenze e volontà, per individuare un percorso capace di guardare al futuro partendo dalla consapevolezza delle attuali difficoltà. Sappiamo dove hanno portato le vecchie strade e le vecchie ricette: dentro una Sardegna in forte difficoltà le aree interne sono diventate oggi il “Mezzogiorno sardo”.

Per questo riteniamo che si debba aprire una stagione nuova e di rottura rispetto a schemi e metodi sconfitti dai fatti, una stagione del coraggio che sia capace di incentivare e stimolare la creatività, di attrarre investimenti, di aprirsi al mondo e alle attese e speranze dei giovani.

Noi, come Rete di Associazioni, intendiamo impegnarci per indicare un percorso e un metodo di lavoro, un terreno di mobilitazione e di impegno che veda il coinvolgimento non solo del mondo della politica, ma anche il mondo accademico, della cultura e della ricerca, il sistema delle imprese e dell’associazionismo, le istituzioni locali, i cittadini, i giovani.

Un nuovo Piano di Rinascita della Sardegna

La nostra idea è quella di rilanciare la necessità di un nuovo Piano di Rinascita della Sardegna, capace di delineare le strategie di sviluppo regionale in un’ottica di riequilibrio territoriale e di crescita e benessere diffusi.

Piano di Rinascita che recuperi lo spirito originario dell’art. 13 dello Statuto Speciale e diventi la base per negoziare e concordare con il Governo nazionale i programmi e le azioni in grado di mobilitare positivamente — in direzione di uno sviluppo capace di affrontare le sfide della modernizzazione, della rivoluzione tecnologica e della globalizzazione dei mercati tutte le risorse e le opportunità già dal prossimo periodo di programmazione comunitaria.

Noi immaginiamo le Aree Interne come luoghi del buon vivere, luoghi accoglienti per le famiglie e l’infanzia, con servizi e infrastrutture di base moderni e un ambiente favorevole al “fare impresa”, a Burocrazia Zero, che guardi con fiducia all’innovazione tecnologica come occasione e opportunità: accanto alle Smart City noi immaginiamo gli Smart Land, città intelligenti e Territori intelligenti dentro una Sardegna capace, tutta quanta, di guardare con fiducia alle sfide del futuro, dell’innovazione, dell’ambiente e dei diritti.

Noi proponiamo un percorso nuovo, fortemente unitario, capace di mobilitare le migliori energie del popolo sardo e di creare entusiasmo e fiducia nel futuro attraverso specifiche occasioni di dibattito, confronto e approfondimento sia dei temi generali che di quelli specifici.

Diritti e nuovo sviluppo per tutta la Sardegna

Le questioni prioritarie da affrontare saranno quelle dei diritti fondamentali di cittadinanza: garantire l’accesso a efficienti e moderni servizi sanitari in condizioni di parità a tutti i sardi; sviluppare un sistema formativo e di istruzione che anche nelle aree interne assicuri non solo presenza ma anche qualità, e consenta la sperimentazione di un nuovo rapporto con le Università ed il mondo della ricerca; assicurare il diritto alla mobilità, per le persone e per le merci, con un Piano Regionale dei Trasporti che affronti i nodi della continuità territoriale esterna ed interna della nostra isola.

Servirà ripensare l’assetto istituzionale, con un nuovo protagonismo dei territori e dei comuni, e l’organizzazione del sistema pubblico anche attraverso scelte coraggiose e innovative: è possibile dare vita ad una grande progetto della Regione che metta in campo competenze specialistiche e giovani risorse intellettuali a supporto della pubblica amministrazione e delle imprese delle Aree Interne, per dare sbocco alle grandi potenzialità dei territori e delle imprese, per sostenere le produzioni e l’accesso ai mercati, per accedere anche ai fondi diretti dell’UE, per garantire prospettive e occasioni di lavoro qualificato ai nostri giovani.

Sappiamo che il cambiamento dovrà riguardare anche, e soprattutto, le nostre comunità, i nostri paesi: dovremo vincere molte resistenze culturali e molti campanilismi.

La cooperazione può diventare la nostra carta vincente: cooperazione tra cittadini, per ricreare comunità solidali e accoglienti; cooperazione tra imprese, per affrontare in maniera più attrezzata la competizione dei mercati; cooperazione tra comuni, per garantire a cittadini e imprese delle aree interne l’accesso a servizi di qualità in una logica di città/territorio; cooperazione tra città, centri costieri e paesi, per una Sardegna più forte, più unita, più ricca e più giusta.

Prime Adesioni:

Anci Sardegna

Associazione Nino Carrus

Freemmos — Fondazione Maria Carta

Associazione Borghi Autentici — Delegazione Sardegna

Laboratorio Sardegna Di Dentro

Associazione Propositivo

Associazione Badde Salighes 1879

Centro Servizi Culturali — Macomer

Casa Lussu — Armungia

Fondazione Casa Museo Gramsci

Centro Studi Autonomistici Paolo Dettori

Associazione Culturale Terras

Associazione Ban Sardegna

Associazione Sardinia Pro Arte

Sardegna Solidale

Associazione Culturale Enrico Berlinguer

Realtà Virtuose

Pro loco Magomadas

Rete Impresa

Fondazione Le Scuole

Progetto/territorio

Forum Giovani Macomer

Gal Logudoro Goceano

Associazione Culturale Fromigas — Sennariolo

Distretto culturale Nuorese

Planarte — Bosa Planargia

Pro Loco — Silanus

Orchestra da Camera della Sardegna

da qui 

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