Lo spopolamento delle aree interne è un fenomeno diffuso a livello globale.
La Sardegna, in assenza di politiche e interventi
correttivi, in qualche decennio si trasformerà in una grande ciambella con un
buco al centro, decine di paesi scompariranno e ampie porzioni di territorio si
ritroveranno in uno stato di abbandono e degrado.
Nei documenti posti a base del ciclo di programmazione
2014/2020 il Governo italiano definiva strategica per l’intero paese la
questione “Aree Interne”, una porzione di territorio che corrisponde al 60%
della superficie nazionale, al 52% dei Comuni e al 22% della popolazione.
In queste aree ai cittadini vengono sistematicamente
negati diritti fondamentali garantiti costituzionalmente: quello alla salute,
quello alla mobilità e quello all’istruzione.
In Sardegna i Comuni delle Aree Interne sono 315 (su
un totale di 377) e la popolazione residente è il 50,26% del totale (824.054
abitanti su un totale regionale di 1.639.362). Quindi ad oltre la metà dei
sardi sono negati importanti e delicati diritti di cittadinanza. Nella nostra
isola, per decenni, con il termine aree interne si definiva solo il territorio
del nuorese/Sardegna centrale e lo si identificava come area del malessere
sociale con problemi di legalità.
La risposta data alla crisi
Per troppi anni la politica dentro i palazzi ha
ignorato la qualità che andava assumendo la crisi della Sardegna “non costiera
e non urbana”, la crisi della Sardegna Rurale devastata dallo spopolamento
massiccio dopo la II guerra mondiale, con un reddito medio notevolmente inferiore
a quello di città e centri costieri, con una riduzione progressiva dei servizi
pubblici, in condizione di diseguaglianza insopportabile, sul terreno delle
opportunità e delle prospettive di futuro, rispetto alle aree più avanzate
dell’Europa ed anche rispetto ad aree urbane e costiere della nostra isola.
Una crisi, quella delle aree interne, che si manifesta
nel degrado e nella negazione sostanziale di fondamentali diritti di
cittadinanza e nel rischio di una mutazione antropologica profonda che cancellerebbe
i tratti identitari più autentici della Sardegna.
Sarebbe sbagliato sostenere che non si sia fatto nulla
a questo riguardo. Nel passato, anche recente, sono state messe in campo
specifiche politiche a tutela dei piccoli comuni, con garanzia di trasferimenti
finanziari e di accesso ai fondi pubblici.
Ma visti i risultati (e le prospettive) forse
bisognerà prendere atto che rimettere a nuovo strade e marciapiedi, disseminare
nel territorio decine di centri sociali, di musei e di strutture sportive è
senza dubbio opera meritoria ed utile ma — se non accompagnata da politiche di
sviluppo adeguate — non modifica la disastrosa prospettiva di centinaia di
nostri comuni.
Noi registriamo il limite di una risposta che si è
mossa sul terreno quasi solo finanziario. Proseguire su questa strada sarebbe
fallimentare e suicida.
Necessario un cambiamento radicale
Per queste ragioni poniamo all’attenzione della
politica regionale e nazionale, delle forze sociali, dei cittadini (ed in
particolare dei giovani) la necessità che ci sia una svolta netta e radicale
nelle politiche di sviluppo della Sardegna.
La questione “Aree Interne” deve diventare strategica
per lo sviluppo e la crescita dell’intera regione, fuori da ogni logica di
mance e di regalie, forse utili per creare consenso ma non sviluppo e ricchezza
diffusa.
La questione Aree Interne non riguarda solo gli
abitanti dei piccoli paesi dell’interno, essa riguarda e chiama in causa la
qualità dello sviluppo e del futuro di tutta la Sardegna. Sappiamo che non
esistono ricette o soluzioni miracolistiche.
Parliamo di problemi complessi del mondo contemporaneo
(oltre il 50% della popolazione mondiale vive nelle aree urbane e l’OCSE stima
che entro il 2100 diventerà l’85%) ma chi, come noi, non vuole rassegnarsi ad
osservare l’accadimento degli eventi ha il dovere di provare a raccogliere e
mettere insieme idee, intelligenze e volontà, per individuare un percorso
capace di guardare al futuro partendo dalla consapevolezza delle attuali
difficoltà. Sappiamo dove hanno portato le vecchie strade e le vecchie ricette:
dentro una Sardegna in forte difficoltà le aree interne sono diventate oggi il
“Mezzogiorno sardo”.
Per questo riteniamo che si debba aprire una stagione
nuova e di rottura rispetto a schemi e metodi sconfitti dai fatti, una stagione
del coraggio che sia capace di incentivare e stimolare la creatività, di
attrarre investimenti, di aprirsi al mondo e alle attese e speranze dei
giovani.
Noi, come Rete di Associazioni, intendiamo impegnarci
per indicare un percorso e un metodo di lavoro, un terreno di mobilitazione e
di impegno che veda il coinvolgimento non solo del mondo della politica, ma
anche il mondo accademico, della cultura e della ricerca, il sistema delle
imprese e dell’associazionismo, le istituzioni locali, i cittadini, i giovani.
Un nuovo Piano di Rinascita della Sardegna
La nostra idea è quella di rilanciare la necessità di
un nuovo Piano di Rinascita della Sardegna, capace di delineare le strategie di
sviluppo regionale in un’ottica di riequilibrio territoriale e di crescita e
benessere diffusi.
Piano di Rinascita che recuperi lo spirito originario
dell’art. 13 dello Statuto Speciale e diventi la base per negoziare e
concordare con il Governo nazionale i programmi e le azioni in grado di
mobilitare positivamente — in direzione di uno sviluppo capace di affrontare le
sfide della modernizzazione, della rivoluzione tecnologica e della
globalizzazione dei mercati tutte le risorse e le opportunità già dal prossimo
periodo di programmazione comunitaria.
Noi immaginiamo le Aree Interne come luoghi del buon
vivere, luoghi accoglienti per le famiglie e l’infanzia, con servizi e
infrastrutture di base moderni e un ambiente favorevole al “fare impresa”, a
Burocrazia Zero, che guardi con fiducia all’innovazione tecnologica come
occasione e opportunità: accanto alle Smart City noi immaginiamo gli Smart
Land, città intelligenti e Territori intelligenti dentro una Sardegna capace,
tutta quanta, di guardare con fiducia alle sfide del futuro, dell’innovazione,
dell’ambiente e dei diritti.
Noi proponiamo un percorso nuovo, fortemente unitario,
capace di mobilitare le migliori energie del popolo sardo e di creare
entusiasmo e fiducia nel futuro attraverso specifiche occasioni di dibattito,
confronto e approfondimento sia dei temi generali che di quelli specifici.
Diritti e nuovo sviluppo per tutta la Sardegna
Le questioni prioritarie da affrontare saranno quelle
dei diritti fondamentali di cittadinanza: garantire l’accesso a efficienti e
moderni servizi sanitari in condizioni di parità a tutti i sardi; sviluppare un
sistema formativo e di istruzione che anche nelle aree interne assicuri non
solo presenza ma anche qualità, e consenta la sperimentazione di un nuovo
rapporto con le Università ed il mondo della ricerca; assicurare il diritto
alla mobilità, per le persone e per le merci, con un Piano Regionale dei
Trasporti che affronti i nodi della continuità territoriale esterna ed interna
della nostra isola.
Servirà ripensare l’assetto istituzionale, con un
nuovo protagonismo dei territori e dei comuni, e l’organizzazione del sistema
pubblico anche attraverso scelte coraggiose e innovative: è possibile dare vita
ad una grande progetto della Regione che metta in campo competenze
specialistiche e giovani risorse intellettuali a supporto della pubblica
amministrazione e delle imprese delle Aree Interne, per dare sbocco alle grandi
potenzialità dei territori e delle imprese, per sostenere le produzioni e
l’accesso ai mercati, per accedere anche ai fondi diretti dell’UE, per garantire
prospettive e occasioni di lavoro qualificato ai nostri giovani.
Sappiamo che il cambiamento dovrà riguardare anche, e
soprattutto, le nostre comunità, i nostri paesi: dovremo vincere molte
resistenze culturali e molti campanilismi.
La cooperazione può diventare la nostra carta
vincente: cooperazione tra cittadini, per ricreare comunità solidali e
accoglienti; cooperazione tra imprese, per affrontare in maniera più attrezzata
la competizione dei mercati; cooperazione tra comuni, per garantire a cittadini
e imprese delle aree interne l’accesso a servizi di qualità in una logica di
città/territorio; cooperazione tra città, centri costieri e paesi, per una
Sardegna più forte, più unita, più ricca e più giusta.
Prime Adesioni:
Anci Sardegna
Associazione Nino Carrus
Freemmos — Fondazione Maria Carta
Associazione Borghi Autentici — Delegazione Sardegna
Laboratorio Sardegna Di Dentro
Associazione Propositivo
Associazione Badde Salighes 1879
Centro Servizi Culturali — Macomer
Casa Lussu — Armungia
Fondazione Casa Museo Gramsci
Centro Studi Autonomistici Paolo Dettori
Associazione Culturale Terras
Associazione Ban Sardegna
Associazione Sardinia Pro Arte
Sardegna Solidale
Associazione Culturale Enrico Berlinguer
Realtà Virtuose
Pro loco Magomadas
Rete Impresa
Fondazione Le Scuole
Progetto/territorio
Forum Giovani Macomer
Gal Logudoro Goceano
Associazione Culturale Fromigas — Sennariolo
Distretto culturale Nuorese
Planarte — Bosa Planargia
Pro Loco — Silanus
Orchestra da Camera della Sardegna
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