Cieli rosso sangue. Intere città bruciate. Popolazioni sfollate. Gli incendi in California e in tutta la West coast sono l'ennesima dimostrazione che servono politiche ecologiche per far fronte a condizioni apocalittiche
All’inizio di questa settimana, i cittadini della Bay Area di San Francisco
si sono svegliati con un cielo che sembrava infernale, a causa del fumo che circolava nell’atmosfera e
bloccava la luce del sole. È solo una delle tante immagini inquietanti prodotte dagli incendi che
attualmente imperversano sulla costa occidentale del Nord America: un disastro
che, al momento in cui scrivo, ha già bruciato 2,3 milioni di acri, causato la
chiusura forzata di scuole e l’evacuazione di prigioni, e lasciato quasi 200
mila persone senza energia elettrica.
Mentre il fuoco infuria nell’entroterra e in più stati, il peggio potrebbe ancora accadere, superando tutti i precedenti in quella
che è già stata una stagione da record di alte temperature e condizioni
climatiche secche. Il mese scorso, la temperatura nella Death Valley ha
raggiunto 129,9 gradi Fahrenheit (54,4 gradi Celsius), si tratta probabilmente della temperatura più alta mai
registrata. Gli incendi sono quasi più inquietanti se visti dallo spazio, un punto di vista che sottolinea la loro
portata mozzafiato e la possibilità che eventi simili si diffondano ancora più
ampiamente nel prossimo futuro.
Le fiamme stagionali in California, ovviamente, non sono un fenomeno nuovo.
Ma un clima sempre più caldo crea le condizioni affinché gli eventi
meteorologici – come i fulmini che inizialmente hanno innescato la maggior parte degli incendi
attuali – producano effetti più estremi di quanto avrebbero fatto altrimenti.
Non è certo un caso che tutte e dieci le stagioni di incendi più devastanti in
California si siano verificate dal 2003, successione di eventi che
pone il cambiamento climatico al centro dell’attuale crisi. Uno studio del 2018, prodotto nientemeno
che dalla prospettiva del nichilismo ambientale dell’amministrazione Trump, ha
previsto che queste tendenze continueranno per decenni, con la stagione degli
incendi della California destinata ad allungarsi progressivamente.
Le immagini cupe e talvolta distopiche di cieli rosso sangue e edifici
incendiati hanno innescato un comprensibile diluvio di reazioni allarmate da
parte di eminenti politici liberal. La loro retorica, tuttavia, non
deve essere confusa con una preoccupazione effettivamente proporzionata
all’entità del problema.
Il governatore della California Gavin Newsom, ad esempio, ha annunciato che
«non ha tempo per i negazionisti del cambiamento climatico» nonostante da
aprile abbia approvato circa quarantotto nuovi permessi
di fracking (strettamente correlato a un aumento delle emissioni
globali). Nancy Pelosi, dopo aver respinto con derisione il Green New Deal («Il
sogno verde o come lo chiamano»), punta il dito contro il cambiamento climatico sia
per gli incendi violenti del suo stato d’origine che per l’uragano del mese
scorso sulla costa del Golfo.
Barack Obama, in modo tipicamente ellittico, ha utilizzato Twitter per dichiarare: «Gli incendi nella
costa occidentale sono solo gli ultimi esempi dei modi molto reali in cui il
nostro clima mutevole sta cambiando le nostre comunità. Bisogna proteggere il
nostro pianeta alle urne. Vota come se la tua vita dipendesse da questo, perché
è così». Durante i due mandati di Obama alla guida dell’ufficio più potente del
mondo, la produzione di gas degli Stati uniti è aumentata di circa il 35%, mentre quella di petrolio
greggio è cresciuta di un sorprendente 80%, cosa di cui l’ex presidente
si fa vanto.
Questi esempi, e molti altri simili, sottolineano la necessità di una nuova
comprensione della negazione del cambiamento climatico che vada oltre il mero
riconoscimento della realtà scientifica. Il fatto è che, mentre adesso più che
mai i politici statunitensi rispettano le conclusioni di base della scienza
ambientale, i leader di entrambi gli schieramenti continuano a perseguire
posizioni pretestuose, definendo il cambiamento che deriverebbe da proposte
come il Green New Deal come utopico o troppo costoso.
Giudizi del genere sono ormai ancora più vuoti e forzati del solito. Quando
è stato sfidato sul presunto irrealismo delle sue politiche climatiche, Bernie
Sanders ha giustamente detto di considerarle necessarie, indipendentemente
dalla loro ambizione o dal costo.
La stagione degli incendi in California è la peggiore di sempre, le
immagini che vediamo sembrano uscite direttamente dalla narrativa distopica e,
data la tendenza, ci sono tutte le ragioni per pensare che quella del prossimo
anno sarà ancora più dura.
Che diavolo stiamo aspettando?
*Luke Savage è staff writer per Jacobin. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è di Giuliano
Santoro.
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