Nel mezzo del caos e
della violenza di cui è vittima il popolo palestinese, è nato un movimento
pioniere e unico nel suo genere: Palestinian Animal League (PAL),
un’organizzazione per i diritti degli animali che lavora nelle zone
occupate per denunciare e cancellare la violenza contro “tutti gli
esseri viventi”, spiega Ahmed Safi, il fondatore del gruppo che, insieme alla
presidente del progetto, Ahlam Tarayra, è appena sbarcato a Madrid per far
conoscere la sua causa.
Un movimento a favore
degli animali potrebbe essere percepito come una preoccupazione secondaria in
un clima di costante violenza. Tuttavia, entrambi insistono sul concetto di
trasversalità della loro lotta, basata sulla libertà, sulla tutela
dell’ambiente e sul benessere degli animali. Per loro è importante – spiegano durante
un piccolo evento a loro dedicato nella capitale – che si comprenda che
l’occupazione di Israele deriva da una moltitudine di forme di violenza che si intersecano
l’un l’altra.
Dopo una breve excursus
sulla storia dell’occupazione, Safi sottolinea come la costruzione del muro da
parte di Israele non solo ha separato migliaia di famiglie, ma ha impattato
negativamente sul comportamento naturale degli animali. “Non è più possibile
per gli animali migrare regolarmente e la fauna selvatica è scomparsa”, afferma
Safi, chiarendo che questo cambiamento, oltre ad avere un impatto negativo
sull’ambiente, rappresenta anche una minaccia per la vita tradizionale della
popolazione palestinese.
La frammentazione del
territorio palestinese è uno dei problemi che si trovano ad affrontare, spiega
Tarayra mostrando l’immagine di una mappa che indica in rosso un gran numero di
aree per l’ addestramento dell’esercito israeliano all’interno della
Cisgiordania. “Queste sono aree a rischio, piene di mine che esplodono causando
danni sia agli esseri umani che agli animali selvatici”.
Ma questa non è
l’unica forma di violenza che danneggia la vita e l’ecosistema palestinese. Gli
attivisti pongono l’accento anche sui rifiuti tossici che Israele sversa nei
villaggi palestinesi, causando la contaminazione di migliaia di persone e di
animali.
Tarayra e Safi sono
consapevoli che il loro attivismo deve affrontare il doppio ostacolo della
guerra e delle impalcature culturali del popolo palestinese. “Tutti stiamo
lottando. Ma la gente vede solo la lotta contro l’occupazione, mentre dobbiamo
lavorare anche sul tipo di Stato che vogliamo costruire “, afferma il fondatore
di PAL.
Cani randagi e
mancanza di risorse
“L’occupazione porta
con sé un vuoto giuridico in termini di diritti umani, ma anche in termini di
leggi per il benessere degli animali”, sostiene l’attivista in un inglese
fluente. Safi, che prima del suo intervento aveva raccontato a Pùblico di come
nel 2011 era iniziata la sua lotta, completa la denuncia della sua compagna sostenendo
che in Palestina c’è un “serio problema con i cani randagi”. Il modo per
limitare la crescita dei branchi nei villaggi è sempre stato “lo sparo e la
violenza”, ma ora PAL sta lavorando a programmi di sterilizzazione per arginare
questo fenomeno.
Tuttavia, spiega
Tarayra, la mancanza di risorse rende difficile le attività veterinarie svolte
da PAL, così come i controlli di sicurezza israeliani, che sequestrano i
sedativi per i cani sostenendo che possono essere usati come “arma di guerra”
contro i coloni.
A questo dobbiamo
aggiungere i protocolli di pratica veterinaria, che vengono elaborati in
Occidente, e che impediscono l’uso di sedativi o altri tipi di antidolorifici
naturali. “Non possono dirti dalla Spagna come curare i leoni del Congo”, dice
ironicamente Safi, anche per denunciare che, a volte, gli animalisti
occidentali mettono in discussione il suo modo di lavorare.
La violenza incanalata
sugli animali
“L’occupazione genera
violenza”, concordano gli attivisti. Pertanto, il focus di alcune delle
loro attività è diretto all’educazione dei bambini palestinesi. Uno degli
effetti del conflitto infatti è che le persone depenalizzano moralmente la
violenza contro gli animali e che, a volte, i giovani canalizzano le loro
frustrazioni – in uno scenario di assedio e di guerra – “tirando calci ai
gatti o lanciando sassi agli asini”, afferma Safi.
“Il fatto che
siamo occupati non ci dà il diritto di maltrattare gli animali”
Tuttavia, aggiunge
Tarayra, ci sono anche cause culturali, come la costruzione patriarcale della
società che ” avvilisce i bambini” e li spinge alla violenza. “In
Palestina i bambini hanno paura degli animali randagi e li considerano come nemici.
Noi insegniamo loro che cambiando comportamento e nutrendoli, possono vederli
come amici”, Safi spiega al pubblico.
Ma non è tutto. Il
lavoro di PAL è finalizzato all’emancipazione delle persone. “Non vogliamo
applicare un’ideologia, ma piuttosto vogliamo che i giovani imparino a
pensare con sensibilità”. Pertanto, l’organizzazione opera nelle università e
nei college per educare la popolazione più giovane, “quella con la mente più
aperta e il minimo condizionamento culturale”.
“Tutte le forme di violenza
sono interconnesse e la questione dei diritti degli animali fa parte del
processo di liberazione della nostra terra e della lotta per i diritti umani”,
afferma Tarayra. “Il fatto che siamo occupati non ci autorizza a
maltrattare gli animali”.
Traduzione video : “Siamo stati educati a comportarci con violenza verso gli Animali. Il primo istinto dei genitori è insegnare ai figli a tirare sassi ai cani. C’è una lotta di potere, per sopravvivere le persone devono “annullare” gli altri. Nonostante noi viviamo sotto occupazione e siamo soggetti alla violenza, non dobbiamo riversare la violenza sugli altri. Molte persone dicono : ”Dobbiamo ottenere i nostri diritti prima di pensare ai diritti degli Animali”. Oppure dicono: “Non abbiamo bisogno ora di pensare al benessere animale, è una preoccupazione occidentale” Ma noi crediamo che l’occupazione non giustifichi alcuna violenza verso gli Animali e l’ambiente,o qualsiasi tipo di violenza nella nostra comunità”. Come gruppo di giovani abbiamo sentito il bisogno di comunicare questa questione alla nostra comunità,come risultato del nostro senso di responsabilità e come obbligo morale abbiamo fondato Palestinian Animal League.Le attività dell’Associazione includono: aumentare la consapevolezza dei giovani riguardo il benessere animale e il veganismo; promuovere il benessere degli Animali “da lavoro” e la collaborazione con la municipalità e le altre istituzioni; normare i negozi di Animali e promuovere le adozioni. Attualmente non abbiamo una legge che faccia sì che i diritti e il benessere degli Animali vengano rispettati. Noi pensiamo che questa sia una delle leggi più importanti da emanare. Il nostro obiettivo è raggiungere il rispetto e l’accettazione delle altre creature viventi attorno a noi e apprezzare la loro natura e le loro differenze. Capire che gli esseri viventi non sono solo gli umani, ma tutto ciò che vive sulla Terra”.
(Trad: Grazia Parolari
“contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org
Fonte:
https://www.publico.es/sociedad/palestinian-animal-league-lucha-transversal-violencia-ocupacional.html)
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