Greta tradita
Greta tradita. Le grandi
manifestazioni per il clima e contro le politiche inquinanti del 15 marzo,
chiedevano ai governi ed alle istituzioni nel mondo di fermare la spirale che
sta portando il pianeta verso il precipizio. Ispirati dalla giovane attivista
svedese Greta Thumberg, milioni di giovani sono scesi in piazza aspettando
risultati concreti. In questo senso i leader europei qualcosa hanno prodotto un
documento che va nel senso contrario a quello auspicato: la fine dell’uso di
carbone entro il 20150 non avverrà.
Hanno vinto gli
interessi economici
Un senso ostinato e
contrario dunque, determinato dagli interessi di alcuni paesi che non ne
vogliono sapere di rinunciare ai combustibili fossili. La Germania, insieme a
Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, hanno così bloccato una decisione più volte
annunciata e che doveva scaturire dal vertice europeo del 22 marzo. I veti
contrapposti hanno bloccato tutto e così Francia, Spagna, Olanda, Portogallo,
Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Finlandia, Belgio, sono stati messi in
minoranza. Un certo peso ha avuto anche la posizione italiana cioè quella di
non assumere nessuna decisione.
Scontro tra Francia e
Germania
Lo scontro più forte è
stato quello andato in scena tra il presidente francese Emmanuel Macron e la
cancelliera tedesca Angela Merkel. Le parole dell’inquilino dell’Eliseo sono
state chiare:«compromesso trovato a Bruxelles è altamente insufficiente, non
risponde con chiarezza agli impegni assunti a Parigi nel 2015, nè alle le sfide
identificate scientificamente dai migliori esperti, nè alla legittima
impazienza dei giovani».
Un documento inutile
Il documento redatto dai
28 paesi dell’Unione è infatti interlocutorio e non lascia presagire sviluppi
positivi. Nel vertice ci si è limitati a indicare «l’importanza della
presentazione da parte della Ue, entro il 2020, di una strategia ambiziosa a
lungo termine che miri alla neutralità climatica in linea con l’accordo di
Parigi, tenendo conto nel contempo delle specificità degli Stati membri e
della competitività dell’industria europea». Praticamente nulla.
Furia ambientalista
Le reazione
ambientaliste sono a dir poco furiose, vengono disattesi impegni presi
solennemente anche davanti a quella Greta Thumberg vezzeggiata non senza
ipocrisia proprio dai leader del continente. Una nota di Greepeace sottolinea
come la «riluttanza di Germania e Italia e l’opposizione di Polonia, Ungheria e
Repubblica ceca hanno impedito l’adozione di un piano per la piena
decarbonizzazione dell’economia al 2050. I governi europei perdono tempo sul
cambiamento climatico mentre centinaia di migliaia di persone scendono in
strada per dare un futuro all’umanità». Dello stesso tenore la posizione di Wwf
e del Climate Action Network che scrivono: «Ancora una volta, dai Capi di stato
europei una doccia fredda per cittadini e scienziati con conclusioni che sono
prive di significato».
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