Ci
risiamo. Nell’indice sulla percezione della
corruzione del 2018, pubblicato qualche giorno fa da Transparency
International, ci troviamo al
numero 114 su 180 iscritti (si parla del Niger,ndr). Due punti
persi rispetto all’anno precedente quando abitavamo la casella numero 112.
Inezie, se paragonati alla Somalia, prima in ordine inverso, o ad altri Paesi
in via di corruzione. Quanto all’Italia,
pur facendo parte del continente ‘meno corrotto’, secondo la stessa
agenzia, è classificata comunque tra i 13 Paesi
più corrotti dell’Europa. Ad ognuno le sue corruzioni.
Qui da noi
anch’esse sono di sabbia, si spostano a piacimento dalla polizia alla dogana e
hanno tendenza ad accumularsi nella politica. Nulla
di nuovo, insomma, sotto il sole del Sahel e di quello che splende altrove. I
grandi corrotti non cercateli qui. La stessa Transparency è figlia del
sistema che la genera. Cercateli invece tra gli azionisti delle banche, nelle
direzioni delle multinazionali e in coloro che, in tutta impunità, orientano le
grandi scelte politiche del sistema-mondo. Sono
ben vestiti, hanno uno stile di vita incompatibile con gli altri umani e per
certo hanno le mani pulite. Sono loro i grandi corruttori che viaggiano in
tutta impunità.
Quelli di cui si parla nei rapporti sulla
Trasparenza sono i piccoli corrotti, quelli che, per intenderci, usano le
carriole o alle dogane fanno la cresta sui documenti e le merci. Pesci piccoli, che poi nelle
foto di propaganda appaiono con soldi da mano a mano, Euro o franchi CFA, come
va di moda da queste parti. Qui nel
Niger, abbiamo persino una commissione statale che si prefigge di sconfiggere o
almeno ridurre la corruzione nel Paese. Per pudore non dissimulato l’hanno
chiamata Halcia. Alta autorità contro la corruzione e le infrazioni assimilate. La
Commissione sta bene e il
suo ruolo è del tutto simbolico: non gode di nessun potere
giuridico. Essendo un’emanazione dello Stato, si guarderà bene dal
segnalare ciò che potrebbe nuocere alla sua sempiterna sopravvivenza. Voluta
per ridurre la corruzione, resta da chiedersi chi veglia, ora, su questa commissione
e allora il tutto diventa una spirale senza fine. Perchè i corruttori organizzano le Grandi Frontiere
del Mondo futuro. Queste ultime includono d’ufficio i ricchi, che possono
pagarsi la cittadinanza del Nord. Ai più poveri, quelli a cui è vietato
procacciarsi il visto d’ingresso, rimangono i canotti o al meglio le prigioni.
Ad ognuno il suo.
‘Il Sole 24 ore’,
giornale della Confindustria, menzionava qualche giorno fa che “nell’ultimo decennio sono stati almeno
133 mila gli oligarchi dell’ex Unione Sovietica, i milionari cinesi e arabi, i
ricchi uomini d’affari turchi, libanesi, brasiliani, venezuelani e sudafricani,
che hanno acquistato a mani basse la cittadinanza o la residenza in un Paese
dell’Unione europea in cambio di soldi”. Detto da questo giornale,
dev’essere vero. Corruttori e
corrotti camminano assieme e riproducono il sistema solo a condizione di avere
discepoli o almeno indiretti tifosi. Sono coloro che, tirano o
pensano di trarre, un qualche beneficio dai misfatti delle categorie citate e
che, per semplificare, possiamo chiamare ‘corruttibili’. Cittadini comuni che
votano, si informano, seguono l’attualità quanto basta e attendono che arrivi
il loro turno per mettersi in vista.
Nel
frattempo, raccattano le briciole e le ossa che corruttori e corrotti si
degnano di buttare sotto il tavolo alla fine del banchetto. I corruttibili applaudono a
buffoni, cortigiani e mercenari perchè riducano la politica a spettacolo,
l’economia a rapina naturalizzata e l’umana dignità a opzione da congressi. Sono
gli spettatori indifferenti o i cittadini occasionali che compongono la base di
coloro che permettono alla ‘banalità del male’ di installarsi in modo durevole
nella storia. Fortuna che nella
sabbia che tutto circonda, spuntano, grazie al vento, resistenze anonime che,
per esempio, fanno memoria dei tre studenti uccisi in questo giorno, nel
lontano 1990. Qui molti li chiamano martiri, e forse solo da questi
ultimi si riorganizza l’ultima resistenza, quella di sabbia.
da qui
Nessun commento:
Posta un commento