In una recente intervista televisiva, il
candidato Presidente Massimo Zedda, a proposito di sanità, evitando
accuratamente di esprimere giudizi sulla riforma della rete ospedaliera portata
avanti dall’Assessore uscente Arru, puntualizzava che l’ospedalizzazione incide
sulla spesa sanitaria marginalmente, per il 15%. Auspicava inoltre la
costituzione della rete ospedaliera decentrata, ovvero le case della salute
diffuse sul territorio, come ricetta per i risolvere i mali della sanità sarda.
Non ho idea di chi fornisca i dati al
candidato Presidente, considerato che la spesa per l’assistenza ospedaliera
incide per il 50% del bilancio, a discapito della medicina territoriale, come
dichiarava lo stesso On. Franco Sabatini per
giustificare la riforma della rete ospedaliera, né conosco i suoi
consiglieri in tema di politiche sanitarie, considerato che l’esperimento delle
case della salute, avviato sin dal 2008 in molte regioni d’Italia, Emilia,
Piemonte, Lazio, Toscana, si è dimostrato fallimentare.
Le case della salute sono sedi pubbliche
in cui sono allocati servizi amministrativi, sociali, sanitari e questi ultimi
comprendono ambulatori di medicina generale e di medicina specialistica.
Nascevano sostanzialmente per raggiungere tre obiettivi: 1) favorire
l’integrazione orizzontale interprofessionale fra medicina convenzionata,
dipartimenti territoriali, dipartimenti ospedalieri, servizi sociali del
territorio; 2) promuovere la salute rafforzando le competenze dei cittadini; 3)
ridurre gli accessi impropri al Pronto Soccorso.
Nelle Regioni che hanno attivato la
sperimentazione, ad oggi non vi sono dati statisticamente significativi circa
la riduzione degli accessi in Pronto Soccorso. Anzi, molte sono le critiche nei
confronti di questo modello organizzativo da parte del maggiore sindacato della
medicina generale, la FIMMG, che sottolinea come le case della salute non
potranno mai competere con il P.S. di un ospedale né i medici di famiglia
potranno mai sostituire i medici ospedalieri legando il loro lavoro a dei
codici colorati.
Se il candidato Presidente Zedda pensa
che le case della salute possano rappresentare una rete ospedaliera decentrata,
così come affermato nell’intervista, evidentemente non sa di cosa parla. Non
solo non sa di cosa parla ma lascia intendere di voler realizzare sul
territorio ciò che l’Assessore Arru ha già fatto a livello ospedaliero, ovvero
accentrare i servizi sanitari.
La bozza di riforma della rete
territoriale proposta dai vertici di ATS, mira infatti al superamento del
servizio di guardia medica, con riorganizzazione dell’attività di medicina
generale secondo un modello di continuità assistenziale H16 e non più H24 com’è
attualmente. Secondo le tabelle predisposte dall’azienda, il numero delle
guardie mediche verrebbe ridotto da 190 a 29 e i medici associati o in una
forma organizzativa detta AFT, aggregazione funzionale territoriale, 62 su
tutto il territorio regionale, costituita da medici di famiglia e medici di
guardia medica in un rapporto di 5/1, o secondo il modello delle case della
salute per l’appunto, 43 complessivamente.
Questo è lo scenario che si prospetta
per il futuro dei Sardi, è bene che ne sia consapevole il candidato Presidente
Zedda e tutti gli altri candidati Presidenti, un taglio di figure professionali
operanti nel territorio ed un taglio di ore di assistenza sanitaria grazie ad
una riorganizzazione unicamente finalizzata a mascherare i tagli al sistema
sanitario pubblico.
La FIMMG CA Sardegna crede nel
mantenimento della sanità pubblica, nel superamento della visione
ospedalocentrica attraverso la capillarizzazione e domiciliarità dei servizi
sanitari territoriali, in una programmazione che metta al centro di qualsiasi
riforma i bisogni dei cittadini tenendo conto delle specificità epidemiologiche
e di composizione della popolazione Sarda.
Per promuovere la salute ed il benessere
dei cittadini, per favorire l’interazione fra i professionisti operanti sul
territorio, non è necessario l’accentramento dei servizi. Basta fare rete,
basta affidarsi all’informatizzazione, alla digitalizzazione. Il futuro della
nostra salute è nel digitale, non nelle case delle salute.
(Paola Correddu è la segretaria regionale FIMMG
CA, il principale sindacato dei medici di medicina generale a livello
nazionale)
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