Caso vuole che la strage degli innocenti voluta da Erode, re della Giudea,
sia raccontato da Matteo nel suo Vangelo. Come sapete, Erode detto il Grande,
una sorta di "Capitano", ordina il massacro sistematico di tutti i
bambini per fare cadere nella rete della strage anche il piccolo Gesù della cui
nascita a Betlemme era stato informato dai Magi. Secondo il racconto del
Vangelo, Gesù scampa alla strage grazie ad un Angelo che avvisa il vecchio
Giuseppe, consigliandogli di fuggire in Egitto. Sapete anche che Giuseppe,
Maria e Gesù poterono fare ritorno solo alla morte di Erode, stabilendosi in
Galilea, a Nazareth.
Tutto quello che vorremmo dire e scrivere potrebbe fermarsi qui. Racconto che è elemento di fede e parabola, anche del nostro tempo. Pure i nomi ricorrono, seppure in ruoli assai diversi. Filo rosso, la crudeltà.
Ma andiamo alla storia. Faitha è una ragazza di 20 anni, col suo pancione era tra quelli deportati dal Cara di Castelnuovo di Porto. La creatura in grembo è la testimonianza di un viaggio atroce, fatto di stenti inimmaginabili, di violenze e di torture. A lei e a tutti gli altri è stato intimato di andar via, a lei tocca salire su un treno e andare verso la Puglia. Sola, accompagnata dal suo pancione, ieri testimonianza di violenza, oggi motivo di speranza. Faitha stringe i denti, non è mai stata madre, è poco più di una ragazza, ma capisce che la figlia che ha in corpo scalcia e si fa sentire perché ha voglia di nascere e di sputare in faccia la sua vitalità a chi non gradisce che qui nasca. E' fine gennaio e anche in Italia, anche al Sud fa freddo.
Tutto quello che vorremmo dire e scrivere potrebbe fermarsi qui. Racconto che è elemento di fede e parabola, anche del nostro tempo. Pure i nomi ricorrono, seppure in ruoli assai diversi. Filo rosso, la crudeltà.
Ma andiamo alla storia. Faitha è una ragazza di 20 anni, col suo pancione era tra quelli deportati dal Cara di Castelnuovo di Porto. La creatura in grembo è la testimonianza di un viaggio atroce, fatto di stenti inimmaginabili, di violenze e di torture. A lei e a tutti gli altri è stato intimato di andar via, a lei tocca salire su un treno e andare verso la Puglia. Sola, accompagnata dal suo pancione, ieri testimonianza di violenza, oggi motivo di speranza. Faitha stringe i denti, non è mai stata madre, è poco più di una ragazza, ma capisce che la figlia che ha in corpo scalcia e si fa sentire perché ha voglia di nascere e di sputare in faccia la sua vitalità a chi non gradisce che qui nasca. E' fine gennaio e anche in Italia, anche al Sud fa freddo.
Faitha è stata cacciata da Castelnuovo di Porto, messa da sola sul treno,
spera solo di farcela ad arrivare prima che tutto accada. Il viaggio è lungo,
non è una pacchia, Faitha guarda oltre i finestrini, ai suoi occhi non appare
il Paese smarrito e che si è fatto cattivo, ai suoi occhi quel Paese è comunque
l'inizio di una nuova vita.
fine, eccola a Galatina. Quelli dell'Arci che l'accolgono si accorgono immediatamente che la prima cosa della quale Faitha ha bisogno è un ospedale, un lettino sul quale far nascere la sua piccola. E nasce Aliya, nasce oltre lo scandalo di una giovane donna incinta mandata da sola su un treno lento, alle soglie del parto. Sola, senza assistenza medica, senza qualcuno che l'accompagni, senza cartella clinica.
Aliya comunque nasce, è sana e bella, e la sua vita è la migliore risposta alla bestemmia dei nuovi Erode.
La storia di Faitha e della sua piccola Aliya, splendidamente italiana, è solo una delle tante che stentiamo a fare entrare in queste pagine nere della nostra storia, fatta di orrori e di crudeltà. Come per la donna malata di tumore e in chemioterapia messa con tanti altri nella rete del rastrellamento di Castelnuovo. Crudele come l'inspiegabile interrogatorio di polizia ai quali sono stati sottoposti i minori della Sea Watch ospitati a Catania. Sotto choc, torturati e violentati, ancor prima di una doccia e un pasto, han dovuto rispondere per ore ed ore, fino a sera, alle domande dei poliziotti.
fine, eccola a Galatina. Quelli dell'Arci che l'accolgono si accorgono immediatamente che la prima cosa della quale Faitha ha bisogno è un ospedale, un lettino sul quale far nascere la sua piccola. E nasce Aliya, nasce oltre lo scandalo di una giovane donna incinta mandata da sola su un treno lento, alle soglie del parto. Sola, senza assistenza medica, senza qualcuno che l'accompagni, senza cartella clinica.
Aliya comunque nasce, è sana e bella, e la sua vita è la migliore risposta alla bestemmia dei nuovi Erode.
La storia di Faitha e della sua piccola Aliya, splendidamente italiana, è solo una delle tante che stentiamo a fare entrare in queste pagine nere della nostra storia, fatta di orrori e di crudeltà. Come per la donna malata di tumore e in chemioterapia messa con tanti altri nella rete del rastrellamento di Castelnuovo. Crudele come l'inspiegabile interrogatorio di polizia ai quali sono stati sottoposti i minori della Sea Watch ospitati a Catania. Sotto choc, torturati e violentati, ancor prima di una doccia e un pasto, han dovuto rispondere per ore ed ore, fino a sera, alle domande dei poliziotti.
Ad Aliya ricordiamo: "Gli ultimi saranno i primi, ed i primi ultimi.
Parola del Signore". Lo ha scritto Matteo. L'evangelista.
Nessun commento:
Posta un commento