L’estate in genere è considerata stagione durante la quale si può avere tempo di letture definite leggere, per trascorrere le lunghe giornate di luce in relax.
Ma non sempre è così: avendo seguito
una trasmissione televisiva di divulgazione culturale ho segnato negli appunti
un titolo che mi ha incuriosito: «Alzheimer S.P.A. e sottotitolo «Storie di
errori e omissioni dietro la cura che non c’è». Si tratta di un testo di circa
duecento pagine.
La lettura è stata centellinata per
la necessità di metabolizzare le nefandezze di molti scienziati (sic!) che con
la connivenza di Aziende interessate al solo profitto hanno preso in giro
migliaia di ammalati. Riporto testualmente uno dei commenti della autrice: «i
medici e i pazienti stanno capendo che, per quanto le aziende vantino le
magnifiche sorti dei loro prodotti, purtroppo la cura dell’Alzheimer ancora non
c’è, e i discutibili benefici di terapie pubblicizzate come rivoluzionarie non
giustificano per nulla la spesa astronomica e i rischi per i pazienti che esse
comportano.
Il sistema è traballante, in alcuni
aspetti guasto. […] ma la verità no, prima o poi interviene quando si tratta di
scienza e di salute». Questo ultimo passaggio mi ha spinto a scrivere. La
malattia di Alzheimer colpisce in Italia più di una persona su cento ed è in
crescita: la Sardegna è compresa in questa problematica. Praticamente non c’è
famiglia che non abbia avuto esperienza, diretta o indiretta, dei crudeli
effetti di questa patologia.
Vedere svanire la mente dei propri
cari, che giorno dopo giorno perdono contatto con il mondo, è un’esperienza
devastante e fisicamente faticosa. L’autrice Agnese Codignola dopo essersi
laureata in Chimica e tecnologie farmaceutiche, ha conseguito un dottorato in
farmacologia e dopo aver fatto la ricercatrice ha intrapreso la difficile
attività di giornalista professionista su temi di salute a tutto campo. Il suo
racconto prende spunto da una pubblicazione sulla rivista «Nature» del 2023 che
si occupava della ricerca scientifica tra il 1945 e il 2010 e che sottolineava
le molteplici scoperte dopo il 2010 e la carenza di progressi nella cura
dell’Alzheimer.
Il suo lavoro di ricercatrice la ha
portata a scoprire che per decenni la ricerca si è intestardita a cercare la
cura per neutralizzare la proteina chiamata beta amiloide, nella
convinzione che ciò fosse sufficiente, nonostante la mole di dati contrari a
tale ipotesi continuasse a crescere. Mentre nel caso del cancro, la ricerca è
stata dirompente portando ad aggredire le cellule malate in vari modi, con
l’Alzheimer non è accaduto. A parità di miliardi investiti e di ricercatori
coinvolti, nello stesso arco di tempo, non è successo altrettanto. L’autrice ci
rivela che poi qualcosa è cambiato, e non solo per i fallimenti del pensiero
dominante, ma anche perché il lavoro di decine di persone serie ha raggiunto
una tale forza che non è stato più possibile ignorarlo.
Se tra qualche anno potremo avere
cure efficaci, è probabile che sarà merito di chi ha avuto libertà di pensiero
e si è ribellato alle lobbies. Per questo motivo, vale la pena di leggere le
storie personali e scientifiche di alcuni di questi ricercatori: rappresentano
l’incarnazione della parte migliore della scienza.
Il libro è Alzheimer S.P.A. di
Agnese Codignola, edito da Bollati Boringhieri
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