Un coltivatore di canapa industriale arrestato in Puglia,
scagionato dopo tre giorni in carcere. Mentre in Sardegna i sequestri agli
agricoltori non si sono mai fermati. Eppure il ministro dell’agricoltura Francesco
Lollobrigida aveva rassicurato gli imprenditori, sulla
canapa minacciata dal decreto Sicurezza: “La coltivazione e la
commercializzazione della pianta, nella sua interezza comprensiva delle
infiorescenze, è lecita e resta consentita per le finalità previste dalla
legge”. L’ex cognato d’Italia lo ha sottolineato il 9 luglio alla Camera dei deputati,
annunciando una circolare per mettere al sicuro i coltivatori.
Ma del documento ancora non c’è traccia mentre gli agricoltori sono nel
mirino, soprattutto in Sardegna. Tanto da suggerire
un’interrogazione parlamentare per il ministro dell’Agricoltura. Il documento è
stato depositato al Senato il 18 settembre, firmato della senatrice del
Movimento 5 stelle Sabrina Licheri. “Si stanno registrando sul
territorio numerosi sequestri operati dalle Forze di Polizia – si legge
nell’interrogazione – spesso di intere piantagioni di canapa accompagnate dalla
loro distruzione prima ancora di verificarne l’effetto drogante o meno delle
piante, con il risultato di mettere in ginocchio un intero settore produttivo
che conta centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro”. È accaduto anche
in Liguria a settembre. I Carabinieri hanno sequestrato ad un
coltivatore 56 arbusti di canapa industriale e quasi cinque chili di
infiorescenze. Ma la procura ha ordinato la restituzione 10 giorni dopo,
perché “non hanno alcuna efficacia drogante”. Peccato che gli
arbusti, tornati al proprietario, siano da cestinare.
In Sardegna il pugno duro è prassi contro i coltivatori di Canapa. Lo hanno
assaggiato gli imprenditori Franco Ledda e Fabio Sulas,
indagati per detenzione di stupefacenti. Rischiano dai 6 ai 20 anni di galera.
Ledda, classe 1993, possiede l’azienda agricola Leafuture: il 28 agosto la
Guardia di Finanza ha annotato il sequestro 275 chili di
infiorescenze e “1757 arbusti privi di infiorescenze”. La procura di Sassari ha
avallato, impedendo almeno l’eradicazione delle piante. Ledda contesta la
quantità delle infiorescenze: solo 20 o 25 secondo la perizia dell’agronomo di
parte, “il resto sono scarti di lavorazione”.
Ad Oristano stessa musica: tra il 3 e il 5 settembre settembre la Finanza
ha tagliato e sequestrato 2490 arbusti di canapa all’imprenditore Fabio
Sulas, 58 anni, proprietario dell’azienda agricola Quattro Mori. Stavolta
la procura ha approvato l’eradicazione. Il sospetto è che le piante servissero
a produrre infiorescenze vietate dal decreto Sicurezza. In
ogni caso sono stati prelevati 53 campioni per verificare la quantità di Thc e
dirimere il dubbio: cannabis stupefacente o canapa industriale?
Nell’incertezza, gli inquirenti hanno sfalciato tutti gli arbusti di Fabio
Sulas e portato via 40 chili di “residui di essiccazione di sostanze vegetali”,
incluse infiorescenze. In un solo campione prelevato dal fiore il principio
attivo stupefacente ha toccato lo 0,9 per cento. “Non abbastanza per
concretizzare l’effetto psicotropo, la giurisprudenza in tal caso è
dubbia”, secondo lo studio legale Miglio-Simonetti ingaggiato da Sulas. I
legali sottolineano il taglio dell’intera piantagione: le analisi della
procura, depositate ieri al tribunale del Riesame, certificano un livello di
principio attivo sotto lo 0,6% in tutti in tutti i campioni della piantagione.
Con un valore del Thc inferiore alla soglia di punibilità,
quanto reggerà in tribunale l’accusa per droga? Perciò la procura ligure ha già scagionato l’imprenditore della
canapa il 18 settembre. Senza dimostrare gli effetti psicotropi, le
infiorescenze non si potrebbero vietare. Lo ha scritto la Cassazione nella sentenza del 31i maggio 2019.
Lo ha ribadito il massimario della Suprema Corte nella relazione
pubblicata il 23 giugno. Ma il governo ha tirato dritto con l’articolo
18 del decreto Sicurezza: il fiore è bandito a prescindere, perfino appena
sbocciato sull’arbusto.
In Sardegna sono andati oltre: un’intera piantagione eradicata prima della
maturazione. Basta il sospetto che serva a produrre cannabis light.
Nel verbale di sequestro Fabio Sulas ha annotato di aver inviato la
dichiarazione di semina con le finalità del raccolto: produzione tessile. “Ma
il solo dubbio che la canapa sarà utilizzata per le infiorescenze può innescare
sequestri e accuse per droga”, dicono Miglio e Simonetti. Secondo gli
avvocati è sufficiente conservare i fiori dell’anno passato per mandare intere piantagioni
al macero. Il caso Sulas insegna. “Il governo diceva che i coltivatori non sono
nel mirino e invece sì, soprattutto in Sardegna”, rincarano i legali.
Dal 2017 hanno seguito centinaia di casi nell’Isola: “Quello
che accade qui anticipa i problemi degli agricoltori nel resto d’Italia, sempre
più spesso si chiede di dimostrare la finalità della coltivazione di canapa,
pena un’accusa per detenzione di stupefacenti”. Perché la Sardegna è un
“laboratorio” e un caso speciale? “Gli inquirenti sono sensibili alle
coltivazioni di marijuana, tantissime nell’isola, ma è grave confondere e
utilizzare lo stesso approccio investigativo verso una pianta legale come la
canapa industriale”.
La senatrice Sabrina Licheri (M5s) è d’accordo. In
principio la sua interrogazione per Lollobrigida chiedeva lumi solo sulle
coltivazioni in Sardegna. Poi il quadro è mutato: “Ho dato un carattere più
nazionale ma se il ministro mi risponderà o se decidessi di fare un intervento
di fine seduta, evidenzierò il caso della Sardegna. dove il problema è perfino
acuito”. Non solo nell’Isola. Un coltivatore di canapa in Puglia è finito in
carcere venerdì scorso e scagionato lunedì. Ieri La Stampa titolava:
“Primi sequestri di cannabis light nel torinese: decine di negozianti
indagati”. Fino a 10 giorni fa alcuni avvocati specializzati indicavano il calo dei
sequestri dopo il decreto Sicurezza. Qualcosa è cambiato.
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