Quanto sta
accadendo negli ultimi anni in Italia nell’ambito della politica energetica è
decisamente molto preoccupante.
In realtà,
stenta a esser realizzata un’autentica transizione
energetica, che ci porti alla sostituzione delle fonti
energetiche fossili tradizionali (fondamentalmente carbone e petrolio) alle
fonti rinnovabili (fondamentalmente sole, acqua, vento), senza stravolgere
paesaggio, storia, cultura, identità dei territori, contesti economico-sociali.
Ciò sta
accadendo per l’assenza di una vera e propria pianificazione energetica
integrata con quella di gestione territoriale: sarebbe necessario, in primo
luogo, sapere di quanta energia abbiamo effettivamente bisogno, considerando
anche le tante forme di risparmio ed efficienza energetici, e come produrla
senza danneggiare i valori territoriali del Bel Paese.
Invece,
attualmente, la materia è sostanzialmente lasciata in mano alle continue e
diffuse spinte da parte dei soggetti privati che, per loro
natura, legittimamente puntano al proprio massimo introito.
Proviamo a
vedere che accade.
La
speculazione energetica.
Il ricorso
all’energia prodotta da fonti rinnovabili è fondamentale per il contrasto ai
cambiamenti climatici, tuttavia non versiamo il cervello all’ammasso dell’ideologia
dell’ambientalmente corretto che scivola troppo spesso nell’oggettivo favore
verso un’ipocrita speculazione energetica, che danneggia ambiente e
soldi dei cittadini.
Qualche
sintetica considerazione sull’attuale situazione di speculazione
energetica arrembante, con particolare riferimento alla Sardegna.
Appare
piuttosto evidente la prevista trasformazione della Sardegna in piattaforma produttiva
destinata alla servitù
energetica, come esplicitato
chiaramente da Terna s.p.a. e avallato dall’allora
Ministro della Transizione Ecologica Antonio Cingolani (2021).
La
Soprintendenza speciale per il PNRR, dopo approfondite valutazioni, ha
evidenziato in modo chiaro e netto: “nella regione Sardegna è in atto una
complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile
(fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) tale da superare già
oggi di ben 7 volte quanto previsto come obiettivo da raggiungersi al 2030
sulla base del FF55, tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del
patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la
produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno regionale previsto”
(nota Sopr. PNRR prot. n. 27154 del 20 novembre 2023 e nota Sopr. PNRR prot. n.
51551 del 18 marzo 2024).
Qui siamo
alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione
economico-sociale, alla sostituzione identitaria.
Ma questo
vale per tutto il territorio nazionale: “tale prospettiva si potrebbe
attuare anche a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per
nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa
328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot.
n. 51551 del 18 marzo 2024).
Il fenomeno
della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è
pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia,
in Puglia,
nella Maremma,
in Sicilia,
sui crinali
appennnici..
In tutto il
territorio nazionale le istanze di
connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete
elettrica nazionale) al 31 luglio 2025 risultano complessivamente ben 6.133,
pari a 336,11 GW di potenza, suddivisi in 3.912 richieste di impianti
di produzione energetica da fonte solare per 155,40 GW (44,90%), 2.063 richieste
di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 110,18 GW
(31,83%), 117 richieste di impianti di produzione energetica da fonte
eolica a mare per 77,72 GW (22,46%), 24 richieste di impianti di
produzione energetica da fonte idroelettrica per 2,49 GW (0,72%), 11 richieste
di impianti di produzione energetica da biomasse per 0,24 GW (0,07%) e 6
richieste di impianti di produzione energetica da fonte geotermica per 0,08 GW
(0,02%).
In Sardegna,
le istanze di
connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete
elettrica nazionale) al 31 luglio 2025 risultavano complessivamente ben 695,
pari a 50,14 GW di potenza, suddivisi in 455 richieste di impianti di
produzione energetica da fonte solare per 19,38 GW (38,64%), 211 richieste di
impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 14,44 GW
(28,79%), 28 richieste di impianti di produzione energetica da fonte
eolica a mare 16,33 GW (32,56%) e 1 richiesta di impianti di produzione
energetica da fonte idroelettrica per 0,01 GW (0,01%),.
50,14 GW
significa quasi 26 volte gli impianti oggi esistenti in Sardegna, aventi una
potenza complessiva di 1,93 GW (i 1.926 MW esistenti, di cui 1.054 MW di
energia eolica a terra + 872 di energia solare fotovoltaica, dati Terna,
2021).
Per quale
motivo un’azienda presenta comunque la propria istanza di connessione alla rete
elettrica pur non avendo certezza dell’accoglimento?
Perché vale
comunque la pena tentare: in caso di accoglimento, congrui introiti sono
garantiti.
Anche in
caso di energia inutilizzabile.
Sarebbe
potenzialmente prodotta un’overdose di
energia che non potrebbe esser consumata sull’Isola (che già
oggi ha circa il 38% di energia prodotta in più rispetto al proprio
fabbisogno), non potrebbe esser trasportata verso la Penisola (quando entrerà
in funzione il Thyrrenian
Link la potenza complessiva dei tre cavidotti sarà di circa 2
mila MW), non potrebbe esser conservata (a oggi gli impianti di conservazione
approvati sono molto pochi e di potenza estremamente contenuta).
Significa
energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che
usciranno dalle tasse dei contribuenti).
Gli unici
che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche, che – oltre ai
precedenti certificati
verdi e alla relativa commerciabilità, nonchè agli altri
incentivi – beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento,
il processo strategico fondamentale svolto
da Terna s.p.a. per mantenere in equilibrio costante la quantità di energia
prodotta e quella consumata in Italia: In
particolare, riguardo gli impianti produttivi di energia da fonti
rinnovabili, “se necessario, Terna invia specifici ordini per ridurre o aumentare l’energia
immessa in rete alle unità di produzione”, ma l’energia viene pagata pur
non utilizzata.
I costi del
dispacciamento sono scaricati sulle bollette
degli Italiani.
Inoltre, la
Commissione europea – su richiesta del Governo Italiano – ha recentemente
approvato (4 giugno 2024)
un regime di aiuti di Stato “volto a sostenere la produzione di un totale di
4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti
rinnovabili”. In particolare, “il regime sosterrà la
costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora
mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o
fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le
maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa.
Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un
totale di 4 590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti
rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione
delle centrali varia da 31 a 60 mesi”.
Il costo del
regime di aiuti in favore delle imprese energetiche sarà pari a
35,3 miliardi di euro e, tanto per cambiare, sarà finanziato “mediante un
prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali”.
Insomma,
siamo all’overdose di energia producibile da impianti che servono
soltanto agli speculatori energetici.
Che cosa si
potrebbe fare.
Dopo aver
quantificato il quantitativo di energia elettrica realmente necessario a
livello nazionale, sarebbe cosa ben diversa se fosse lo Stato a pianificare in
base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare
gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti
locali e svolgimento delle procedure di
valutazione ambientale strategica (V.A.S.), mettesse a bando di gara
i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine
del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.
Inoltre,
come afferma e certifica l’I.S.P.R.A. (vds. Report
Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023,
Report n. 37/2023), è molto ampia la superficie potenzialmente disponibile per
installare impianti fotovoltaici sui tetti, considerando una serie di
fattori che possono incidere sulla effettiva disponibilità di spazio (presenza
di comignoli e impianti di condizionamento, ombreggiamento da elementi
costruttivi o edifici vicini, distanza necessaria tra i pannelli, esclusione
dei centri storici).
Dai
risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da 757 a
989 km quadrati.
In sostanza,
si spiega, “ipotizzando tetti piani e la necessità di disporre di 10,3
m2 per ogni kW installato, si stima una potenza installabile sui fabbricati
esistenti variabile dai 73 ai 96 GW”. A questa potenza, evidenziano i
ricercatori dell’Ispra, si potrebbe aggiungere quella installabile in aree
di parcheggio, in corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree dismesse o
in altre aree impermeabilizzate; “ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già
installato un impianto, si può concludere che, sfruttando gli edifici
disponibili, ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92
GW”.
L’I.S.P.R.A. ha stimato l’energia producile dai tetti fotovoltaici Comune per Comune: qui la stima ISPRA 2023, suddivisa per superfici utili per ogni Comune italiano.
ISPRA,
tabella stima superfici tetti fotovoltaici (elaborazione L’Unione Sarda, 4
settembre 2025)
Ulteriore
elemento produttivo – finora non adeguatamente preso in considerazione – è
individuabile nella realizzazione
di pannelli fotovoltaici lungo le principali arterie stradali (autostrade,
superstrade).
Energia
producibile senza particolari impatti ambientali e conflitti sociali.
Energia
producibile in modo diffuso, democratico, più facilmente controllabile dalle
popolazioni interessate.
Forse, la
risposta alla domanda è proprio qui: tale produzione energetica danneggerebbe i
grandi produttori, compresi quelli di proprietà pubblica.
Qui un
approfondimento del complesso rapporto fra energia e territorio e sulle
proposte del GrIG: Quali soluzioni per
una transizione energetica che realmente rispetti l’ambiente e
il territorio?
Che cosa può
fare ognuno di noi.
Nessun
cittadino che voglia difendere il proprio ambiente e il proprio territorio,
salvaguardando contemporaneamente il proprio portafoglio, può lavarsene
le mani.
Quanto sta
accadendo oggi in Italia nell’ambito della transizione energetica sta
dando corpo ai peggiori incubi sulla sorte di boschi, campi, prati, paesaggi
storici del nostro Bel Paese.
Il
sacrosanto passaggio all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (sole,
vento, acqua) dalle fonti fossili tradizionali (carbone, petrolio, gas
naturale) in assenza di pianificazione e anche di semplice buon senso sta
favorendo le peggiori iniziative di speculazione energetica.
E’ ora che
ciascuno di noi faccia sentire la sua voce: firma, diffondi e fai firmare la
petizione popolare Si
all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!
La petizione
popolare, promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico
(GrIG), si firma qui https://chng.it/MNPNNM9Q62.
Ormai siamo più di 22 mila ad averlo già fatto.
Fra le
migliaia di sottoscrizioni, quelle di personalità della cultura impegnate nella
tutela del Bel Paese (fra queste Caterina Bon
Valsassina, dirigente del Ministero della Cultura e Direttrice
dell’Istituto Centrale del Restauro, Margherita
Eichberg, Soprintendente per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per
la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, Gino
Famiglietti, dirigente del Ministero della Cultura), archeologi (fra
loro Carlo
Tronchetti, Angela Antona, Margherita
Corrado), uomini di scienza (come l’antropologa Maria Gabriella Da Re, lo
psicoterapeuta Alberto Schön,
il biologo ed etologo Sandro Lovari),
personalità impegnate nella società, in politica e nell’economia, come Renato Soru, Vannozza Della Seta, Cesare Baj,
anche personaggi dello spettacolo, come l’attrice Caterina Murino e la
notissima cantante Nada,
impegnata da tempo per contrastare la speculazione
energetica nella sua Maremma.
Soprattutto
migliaia e migliaia di cittadini che vogliono esser ascoltati.
Siamo ancora
in tempo per cambiare registro.
In meglio,
naturalmente.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

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