Come tutte le estati la Sardegna viene trascinata al centro dell’attenzione della cronaca locale e nazionale, in quanto palestra del chiacchiericcio patinato proveniente dalla Costa Smeralda.
Vip televisive che bisticciano con addetti alle pompe
di benzina, oppure con “affittaombrelloni” da spiaggia. Inoltre, non mancano le
solite dichiarazioni dei personaggi dell’avanspettacolo nazional popolare sul
forte legame affettivo con la terra sarda, mentre altri si definiscono,
addirittura, sardi, pur essendo circoscritta la conoscenza della nostra isola
al perimetro dell’ombrellone dove stanno a meriggiare.
Al di la delle sciocchezzuole che escono da alberghi
pentastellati e resort extra lusso, le cronache si sono occupate anche
dell’evento riguardante lo spettacolo della star mondiale Jennifer Lopez, che
si è esibita a ridosso della mega-fantastica piscina del Cala di Volpe, di
proprietà del fondo sovrano del Qatar. Un evento milionario che ha esercitato
la selezione di classe dei partecipanti, i quali non devono badare a spese per
una serata roboante, e, tanto meno, sentire scrupoli di coscienza verso le
povertà, i genocidi in atto, carestie e quant’altro di male provoca l’uomo.
Intendo non l’uomo in modo generico, ma l’uomo del
capitalismo brutale, potente, tycoon tracotante e con la schiena sempre dritta.
Ovviamente alla cantante – attrice statunitense nessuna autorità italiana ha
chiesto se fosse sostenitrice del tycoon Donald Trump, essendo fornitore di
armi a Israele e azionista politico di maggioranza del genocidio che si sta
consumando a Gaza. Non solo, è quello che ordina e deporta, a calci nel sedere,
gli stranieri poveri residenti negli Stati Uniti verso le frontiere messicane o
di altri luoghi provenienza.
Mentre invece nella reggia di Caserta veniva negato al
maestro d’orchestra Valery Gergyev, dalle autorità del governo italiano, di
esibire il suo talento musicale, perché considerato fiancheggiatore del
dittatore Putin, nemico dell’Italia. A parte il fatto che la dichiarazione di
inimicizia dell’Italia con la Russia è unilaterale, perché Putin non ha mai
dichiarato l’Italia nemica dello stato russo, quando mai Putin ha ordinato ai
suoi sgherri di censurare i concerti di Pupo, Albano, Iva Zanicchi e altri
cantanti nostrani per non essersi schierati contro la Meloni, sodale con
l’Ucraina e fiera esponente della Nato.
Se il Cala di Volpe non è zona franca politica del
Qatar, possiamo parlare dell’uso strumentale del governo italiano di pesi e
misure diversificate nei confronti delle due star mondiali, Lopez e Gergyev.
Tale è la discrepanza di trattamento che diventa impossibile non notare lo
scadimento della diplomazia italiana, un atteggiamento cieco, o finto cieco, in
quanto al concerto di Jennifer Lopez la presenza numerosa, stando alla cronaca
giornalistica, era costituita anche da milionari e potenti personaggi della
russia putiniana.
Personaggi, che, evidentemente, possedevano la
capacità di obnubilare il senso della vista dei vari ministri dell’interno,
degli esteri, della cultura, compresa l’esponente Pd Picierno, favorevole alla
censura nei confronti del maestro Gergyev. Questa vicenda estiva non appartiene
ai soliti lazzi e sollazzi smeraldini, ma è frutto di un’Italia che ambisce ad
imporre una nuova egemonia culturale, quella della destra rispetto a quella
della sinistra.
Cioè quell’egemonia che porta con se l’acre odore
fascista che si nutre di propaganda con i rumori delle grancasse. Infatti, il
governo non si è risparmiato nel promuovere la propaganda su tutti i media a
proposito della censura esercitata nei confronti del maestro Gergyev, il quale
è stato descritto come se fosse arrivato alla reggia di Caserta non per
dirigere un’orchestra, ma per tenere un comizio di esaltazione di Putin, nemico
della “nostra nazione”, come dice la Meloni.
Sulla stessa linea della propaganda c’è il caso dello
sgombero del Leoncavallo, avvenuto secondo i canoni di una ripresa
cinematografica, utile per evidenziare la forza e il decisionismo del governo
meloniano. Il tracotante decisionismo, infatti, se ne è fregato degli accordi
già in atto tra il sindaco di Milano e gli occupanti del Leoncavallo, che
prevedevano lo sgombero dello stabile il prossimo settembre, per essere
restituito al legittimo proprietario. Un accordo che denota un atteggiamento
pacifico, collaborativo e democratico fra le parti.
Silente, invece, l’atteggiamento degli esponenti del
governo nei confronti degli occupanti di un palazzo romano da parte di
militanti di Casa Pound, quelli che praticano apertamente il razzismo fascista,
organizzano ronde e pestaggi contro gli immigrati. Gli stessi hanno minacciato
in caso di sgombero, da parte delle forze dell’ordine, che difenderanno fino in
fondo il palazzo occupato. C’è solo da sperare che la loro opposizione non sia
quella paventata alcuni anni fa quando preannunziarono “un bagno di sangue”, se
si fosse proceduto allo sgombero del manufatto.
Intanto il poliziotto Piantedosi e il basettone della
cultura Giuli e tutta la destra governativa continuano a tenere mani e piedi
nelle torbide acque dei criminali internazionali Netanyahu e Almasri, le
cui mani grondano di sangue innocente. Tutto questo alla luce della nuova
egemonia culturale della destra parafascista.
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