Quanto accaduto in Sardegna fra marzo e aprile 2021 dovrebbe esser
di lezione su che cosa non si deve fare per contrastare la pandemia di coronavirus
Covid-19.
Da unica regione in “zona bianca”, con una gestione
sanitaria schizofrenica
e deficitaria, a unica regione in “zona rossa” (ordinanza
Ministero salute del 23 aprile 2021).
Nel mentre, la Giunta regionale a guida indipendentista
d’obbedienza leghista, incapace ad affrontare efficacemente la pandemia,
continua a occuparsi del più greve
clientelismo, in un clima di gravissima disobbedienza
prandiale di troppi esponenti del ceto dirigente regionale,
meritevole degli opportuni
accertamenti da parte della magistratura.
Certo, non è un caso isolato, basti pensare alla
nota malagestione lombarda.
Comunque, così non si deve agire.
E bisognerebbe imparare dagli errori, una volta per
tutte.
Stefano Deliperi, Gruppo
d’Intervento Giuridico odv
da Il Corriere della Sera, 25 aprile 2021
Da zona bianca a rossa in 40 giorni: nell’isola si è passati da 40
a 444 casi. «Ecco cosa succede se si riapre troppo presto». (Alberto
Pinna)
Le settimane
bianche hanno messo in ginocchio la Sardegna, unica «zona
franca» e libera da Covid in Italia per 20 giorni e ora unica regione rossa,
con il rischio di rimanerci fino al 10 maggio. E stavolta nessuno può scaricare
le colpe sugli «untori» venuti dal mare, come fu nella folle estate 2020 quando
un pugno di vacanzieri con licenza di far gregge
in discoteca portò il virus e al rientro lo diffuse anche nella
Penisola. Stavolta virologi, epidemiologi, infettivologi tutti d’accordo: «È un
esempio di ciò che può accadere ovunque, se si riapre quando i dati lo
sconsigliano». Sergio Babudieri, direttore di malattie infettive dell’Azienda
Ospedaliera Universitaria di Sassari, dice di più: «La Sardegna è la
dimostrazione, scientificamente inequivocabile, che quando si riapre, per la
gente è come un cessato allarme, molti non rispettano le regole. Il mio reparto
è al limite e gran parte dei ricoverati non sono anziani».
La parabola
La parabola dell’isola: 1 marzo bianca, 22 marzo
arancione, 12
aprile rossa. I numeri: da 40 contagi/giorno a febbraio a 444 il 31
marzo, a una media oltre i 300 al giorno nell’ultima settimana, con uno
spiraglio: Rt in calo, da 1,54 a 0,97. Ma ben 157 focolai, 132 positivi ogni
100 mila abitanti (erano 29 in zona bianca), vaccini ancora indietro, per
quanto gli 11 mila di media negli ultimi giorni non siano lontani dai 17 mila,
obiettivo per fine aprile del generale Figliuolo. I numeri non sono tutto.
Insiste Babudieri: «Il calo che ha consentito la zona bianca era conseguenza dei
comportamenti virtuosi nelle vacanze di Natale. Dopo l’ondata di novembre, la
gente ha avuto paura. Il mio reparto si è svuotato. Poi con la zona bianca,
liberi tutti. Noi eravamo preoccupati e insieme con i colleghi volevamo fare
una provocazione, andare in un bar con tute bianche e maschere, per ricordare:
il pericolo non é passato. Lo avessimo fatto… Il 21 marzo 5 ricoveri in un
giorno». E poi arriva lo sfogo: «Non voglio insultare nessuno, ma come definire
certi comportamenti: stupidità? Immaturità? Noi medici vediamo i malati morire
soffocati, ma quando avvertiamo che non è prudente riaprire si grida al golpe
dei camici bianchi».
Al supermercato
Non parlano di stupidità il governatore Christian Solinas e
l’assessore alla Sanità Mario Nieddu, ma concordano su «atteggiamenti
irresponsabili. Il virus cammina sulle gambe delle persone. Dipende tutto da
noi» (sardi). «C’è stato un calo di attenzione, un sentimento errato di
liberazione dal virus mentre arrivava la variante inglese». Liberazione? A Bono
(Goceano) il sindaco è stato costretto in pochi giorni a ordinare due
volte la zona rossa: quando ha allentato le restrizioni, giovani e vecchi hanno
riaffollato i bar. A
Olbia con 600 positivi avrebbero dovuto esserci almeno 2 mila persone in
isolamento volontario, invece ne risultavano meno di 300: gli altri
«liberi» di contagiare. A Sassari un medico ha visto in un supermarket un suo
paziente positivo e lo ha fatto chiamare: «Il signore che è positivo si
presenti al box informazioni…». Si sono presentate sette persone. A Cagliari il
primo fine settimana bianco migliaia in movida. E in un b&b dell’Ogliastra
irruzione dei carabinieri, 18
minorenni festeggiavano con alcol, uno ha dovuto essere ricoverato in
ospedale. Fra stupidità e farsa il pranzo
in un hotel termale a Sàrdara, 40 tra alti dirigenti regionali, manager
pubblici e della sanità, qualche politico di secondo piano. All’arrivo della
Finanza, fuga generale: chi si rifugia in bagno, chi scavalca la finestra e si
nasconde in un bosco e chi si barrica in camera. Verbale, 20 sanzioni,
inchiesta della magistratura, incredibili dichiarazioni: «Io non c’ero… anzi
c’ero». «Dormivo». «Capitato là per caso, ho salutato un amico». «Convocato:
riunione di lavoro». Anche un sussulto di dignità («C’ero e chiedo scusa») e 5
dimissioni «spontanee». Non quelle del capo
delle Guardie forestali (corpo di polizia regionale che controlla gli
arrivi in porti e aeroporti): avrebbe dovuto, lui, sanzionare i presenti e
invece se l’è cavata così: «Mi sono affacciato nella sala — ha detto Antonio
Casula —, ho mangiato un panino e sono andato via».
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