Qualche anno fa, mi misi a riflettere sull’orrore di consumare e buttare spazzolini da denti fatti di plastica non riciclabile. Ed è davvero un orrore, basta moltiplicare per quanti siamo e pensarci un attimo. Così, ordinai un ecospazzolino, legno e bambù. Costava giustamente il doppio degli spazzolini in plastica, ma costava sempre poco. Lo spazzolino mi arrivò il giorno dopo. Un po’ meno funzionale dello spazzolino di plastica, e anche questo va bene. Quasi per caso, guardai la busta. C’erano segnate tutte le tappe che aveva fatto: tipo (non ho conservato la busta) aeroporto di Shenzen ore 3:32, Berlino Tempelhof ore 14:17, aeroporto di Parigi ore 17:21, Milano ore 21:12, deposito Piacenza ore 0.24, Sesto San Giovanni ore 4:22… Da allora, la cosa che chiamano ecologia la vedo sotto tutta un’altra prospettiva.
Uno studio uscito da poco ci informa che “l’insieme della massa creata
dall’uomo eccede tutta la biomassa vivente”, Global human-made mass
exceeds all living biomass.
Gli autori hanno fatto un confronto storico tra la “massa antropogenica”
e la biomassa del pianeta. La massa antropogenica consiste
nella “massa incorporata in oggetti solidi inanimati fatti dall’uomo (che non
sono ancora stati demoliti o messi fuori servizio)”, quindi non
comprende ciò che chiamiamo rifiuti. Nel 1900, la massa antropogenica era
pari a circa il 3% della biomassa a secco. A partire dalla Seconda guerra
mondiale, la massa antropogenica cresce di circa il 5% l’anno. Poi ha
cominciato a raddoppiare ogni vent’anni. Il sorpasso
avviene nell’anno 2020 (± 6), cioè più o meno adesso. Se però includiamo
i rifiuti, il sorpasso è già avvenuto nel
2013 ± 5.
Diagramma (vedere Nota 1).
Attualmente, ogni settimana, ogni essere umano produce una massa
antropogenica pari al proprio peso; ma, come potete vedere, sta aumentando…
Abbiamo detto, biomassa a secco, comunque anche a
umido, ai tassi attuali, il sorpasso arriverà nel 2037 ± 10.
Alcune riflessioni al volo. Stiamo parlando soprattutto di cemento,
inerti, mattoni, cose in genere trascurate quando si parla di ambiente. Non
stiamo parlando di CO2, né di particelle sottili nell’aria, né di pesci che
scompaiono dai mari, né di scioglimento dei ghiacciai, né di deforestazione
dell’Amazzonia.[2] Eppure, sono tutte cose che vanno insieme. Insieme,
costituiscono la tecnosfera. Dove, un amico mi ricorda, per
ogni singolo essere umano, esiste una massa di circa 4.000 tonnellate tra
vacche, mais, grattacieli, chiavette Usb e sacchetti di popcorn abbandonati.
La cosa fondamentale è la velocità dell’aumento: a guardare lo
schema, vediamo che l’ultimo raddoppio risale a meno di vent’anni
fa. Diciamo diciassette anni fa. Eravamo abituati ai vecchi che avevano visto
il mondo cambiare. Ma immaginatevi per un momento di avere una figlia
diciassettenne. Bene, è nata in un mondo antropizzato la metà di quello
attuale.
Ora, cos’è che aumenta? Aumenta la trasformazione dell’ambiente (vivente o
no) in oggetti creati dall’uomo: sabbia che diventa cemento, pesce vivente che
diventa bastoncino Findus, suolo vivente che diventa parcheggio. Probabilmente,
qualunque trasformazioni volessimo seguire, vedremmo un andamento simile a
quello che si vede nel diagramma.
Questa trasformazione richiede energia. Tutte queste trasformazioni a lungo
termine diventano rifiuti. Questo processo segue un ritmo in accelerazione
che rispecchia il diagramma che vi abbiamo presentato sopra. E tutto
questo è possibile solo grazie a un continuo e strutturatissimo coordinamento
tra imprenditori, finanza e poteri statali.
A questo punto spero che riusciamo a guardare la questione ambientale con
occhio diverso. Esiste un processo: la trasformazione dell’ambiente tramite
l’energia, a velocità sempre crescente, prima in prodotto morto e poi in
rifiuto.
Poi possiamo analizzare i singoli “rifiuti”, in senso lato: le api morte,
la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, lo scioglimento dei ghiacciai,
l’acidificazione dei mari, l’estinzione dei pesci, la siccità non solo nel
Sahel, ma anche in Toscana…
Prendiamo la questione dei combustibili fossili cui oggi
va di moda contrapporre le cosiddette “energie alternative” – eolico, solare,
idroelettrico. Ci dicono che le energie “alternative” sarebbero meno dannose
del carbone o del petrolio, anche se meno efficienti, e immagino che entrambe
le affermazioni siano vere. Ma questo sarebbe vero solo a parità di consumo.
Però il consumo dipende dalla velocità a cui si usa l’energia per
trasformare le risorse in prodotti e poi in rifiuti. Guardate di nuovo
la curva dell’accelerazione che si vede nel diagramma sopra. Che si
distrugga il Canada per estrarne petrolio con il fracking o si riempiano gli
Appennini di pale eoliche, lo scopo è solo di accelerare quel processo. L’energia
eolica serve alla distruzione esattamente come quella fossile.
Se i sauditi continueranno a venderci petrolio, l’eolico sarà un’utile
aggiunta per accelerare ancora il processo; e se invece siamo davvero al picco
del petrolio, aiuterà a non rallentare nemmeno per un attimo. A questo
punto, credo che capirete perché è una menzogna associare le rispettabili forme
di energia non fossili al “verde”, all’”ambiente” o cose simili.
Secondo. Se il vero problema è l’accelerazione del processo che
trasforma l’ambiente, con l’uso dell’energia, in rifiuti, l’unica cosa sensata
sarebbe la decelerazione, o meglio ancora, l’inversione di tendenza: la
de-crescita. E su questo possiamo essere molto pratici e contenti di
piccolissime cose, tipo quando si chiude per qualche giorno il Canale di Suez
per merito di una nave di proprietà giapponese, ma che batte bandiera
panamense, o il Comune concede una piazza per fare il mercato ai contadini del
circondario anziché ai bancarellisti che si riforniscono ai mercati generali, o
un magistrato nega il permesso a un nuovo complesso sciistico, o una persona
anonima butta giù un’antenna 5G, o un proprietario non ha i soldi per tappare i
buchi in cui i rondoni fanno i nidi. Ecco, queste sono reali vittorie
ambientaliste. Sembrano molto piccole, ma è nella piccolezza
tutta la loro forza.
Prendiamo invece la questione della popolazione. Nel 1900,
c’erano circa 1,5 miliardi di esseri umani, oggi ce ne sono quasi 8 miliardi. È
un aumento di oltre cinque volte. Ma se l’impatto antropico è cresciuto dal 3%
al 100% (in confronto alle biomasse), abbiamo un aumento di trentatré volte. Da
cui si capisce che la crescita economica è circa sette volte più un problema
della crescita della popolazione. Insomma, ha ragione chi dice che l’aumento
della popolazione è parte del problema. Ha torto chi dice che è il problema.
[3]
Oppure prendiamo i rifiuti. Tutto ciò che è stato prodotto,
prima o poi diventa rifiuto. Settant’anni fa, mi raccontano, c’era il
calzolaio di nome Indaco (siamo in Toscana!), che arrivava
nel paesino degli
Appennini, e veniva ospitato nelle case per diversi giorni, per fare le scarpe per
alcuni, e per aggiustare quelle degli altri. Indaco poteva guadagnare anche
quando aggiustava, e quindi non aveva interesse a trasformare tutto in rifiuto.
Conoscete un produttore capitalista di scarpe che abbia lo stesso
atteggiamento? Tutti siamo impazziti sui rifiuti, perché i produttori fanno ciò
che vogliono, poi ci vuole una laurea triennale in scienze ambientali per
capire dove buttare la roba. E ci vuole un dottorato di ricerca, per capire
cosa succede effettivamente dopo. Ad esempio, io ho capito che le fatture vanno
nella “carta”, mentre gli scontrini (che lo stato italiano obbliga ogni
commerciante a emettere) che invece sono stampati su carta chimica, vanno nel
“misto”. Io ci sto attentissimo, e questo mi permette qualche effimero senso di
superiorità verso chi non lo sa, ma risolve il problema dei rifiuti? No. Il
problema dei rifiuti si affronta con le tre RI… RIdurre, RIutilizzare, RIciclare.
Ridurre va al primo posto. Ridurre la produzione, ridurre i
consumi, ridurre la cementificazione, ridurre i trasporti, ridurre l’impatto
antropico, ridurre il numero di contenitori prodotti, ridurre l’asfalto,
ridurre l’uso dell’energia qualunque sia, ridurre la pesca, ridurre la
temperatura in casa d’inverno, ridurre le distanze tra chi produce e chi
consuma. Tutte cose a pensarci gratuite, non ci vogliono mica i miliardi per
fare una transizione ecologica seria. Scoraggiare la gente dall’utilizzare
l’auto è ecologico, ed è anche gratis. Sovvenzionare la produzione di nuove
auto che emettono il 5% di inquinanti in meno, è antiecologico perché la
produzione inquina più dell’utilizzo. E costa pure. Ma proprio perché non ci
vogliono i miliardi, lo sappiamo tutti che non si farà.
Note:
1.
Nel diagramma 1, la linea verde continua rappresenta la media delle stime
della biomassa, le linee verdi spezzate le ipotesi più alte e più basse.
2.
In fondo, direte, se la sabbia diventa cemento, sempre materia inerte è. Ma
siamo arrivati a un punto talmente estremo, che si sta esaurendo
persino la sabbia.
3.
Torniamo alla cifra di prima di 4000 tonnellate di massa di tecnosfera per
ogni essere umano. Se ogni essere umano si limitasse a 40 tonnellate (che tra
vacca, pecora, orto e tetto mi sembra una cifra discreta), l’impatto antropico
sarebbe un centesimo dell’attuale. Come essere ottanta milioni
di persone invece di otto miliardi.
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