Avviene da anni, ogni giorno. Eppure, ricorrenti come fenomeni carsici sono gli allarmi in varie parti d’Italia, specialmente in Sardegna, relativi all’arrivo di rifiuti di provenienza extraregionale per lo smaltimento.
Per quanto riguarda l’Isola non si tratta del solo amianto, in queste settimane alla ribalta. Sul piano
giuridico costituisce pietra miliare la sentenza Corte cost. n. 12 del 26 gennaio 2007, con cui veniva rammentato che
il principio di autosufficienza regionale nello smaltimento dei rifiuti urbani
ordinari – stabilito espressamente, ora, dall’art. 182, comma 5°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. e in passato affermato
dall’art. 5, comma 5°, del decreto legislativo n. 22 del 1997- non trova
applicazione con riguardo alle tipologie di rifiuti speciali pericolosi, fra i
quali sono compresi gran parte di quelli di origine sanitaria (Corte Cost. n. 281/2000), né a quelli speciali non
pericolosi (Corte Cost. n. 335/2001).
Per tali tipologie di rifiuti – pericolosi e speciali
(Corte Cost. n. 505/2002) – non è possibile infatti
preventivare in modo attendibile la dimensione quantitativa e qualitativa del
materiale da smaltire, cosa che, conseguentemente, rende impossibile “individuare
un ambito territoriale ottimale che valga a garantire l’obiettivo della
autosufficienza nello smaltimento” (Corte Cost. n. 335/2001).
Non è, quindi, legittima una norma regionale che
escluda la gestione e lo smaltimento di tali rifiuti di provenienza
extraregionale.
La giurisprudenza amministrativa specifica tale linea
interpretativa.
L’ordinanza T.A.R. Sardegna, Sez. II, 7 agosto 2020, n. 319 (confermata, in sede
cautelare, dall’ordinanza Cons. Stato, Sez. IV, 9 ottobre 2020, n. 5933) ha ricordato, essendovene
purtroppo bisogno, che “lo smaltimento in discarica (senza trattamento) di
rifiuti prelevati dall’Acquedotto Pugliese … e qualificati come ‘fanghi
prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane codice CER 19.08.05’” non possa avvenire in assenza di specifica autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.).
Inoltre, per tali tipologie di rifiuti (rifiuti
speciali non pericolosi e rifiuti speciali pericolosi), opera tendenzialmente “la
prevalenza del principio dell’autosufficienza nello smaltimento” nella
regione di produzione, come da giurisprudenza costituzionale che si riferisce
alla fase del “trattamento” prima del conferimento in discarica (Corte cost. n. 505/2002; Corte cost. n. 335/2001; Corte cost. n. 281/2000; Corte cost. n. 196/1998).
La fase del trattamento di tali tipologie di rifiuti e
la specifica autorizzazione si confermano elementi essenziali per la corretta
gestione dei medesimi rifiuti.
E’ di questi giorni la notizia dell’arrivo in Sardegna
di rifiuti contenenti amianto per il
conferimento in discarica[1], nell’ambito di un più ampio traffico di rifiuti che sarebbe già all’attenzione della
magistratura.
I rifiuti contenenti amianto, in particolare, le lastre
in eternit, purtroppo per decenni comuni in edilizia, sono
piuttosto diffusi e fin troppo spesso abbandonati in modo incontrollato.
Generalmente sono costituiti da un impasto di cemento e amianto, possono rilasciare fibre di amianto se abrasi,
perforati, spazzolati o se deteriorati, con gravi conseguenze per la salute
delle persone che ne vengono a contatto (è, infatti, dimostrato che anche
bassissime esposizioni a polveri di amianto possono indurre un preciso tumore
polmonare, il c.d. mesotelioma pleurico).
Per tali motivi, il nostro ordinamento prevede
specifiche modalità per lo smaltimento delle lastre realizzate con fibre di
amianto (principalmente legge n. 257/1992 e s.m.i.).
Si può dire che pressochè tutti i rifiuti contenenti
amianto siano da considerarsi “rifiuti pericolosi”: alla luce di quanto
previsto dal Regolamento UE 1357/2014 della Commissione del 18 dicembre 2014, un rifiuto è definito “pericoloso”
(caratteristica di Pericolo HP7 – Cancerogeno) se contiene una sostanza
riconosciuta come cancerogena (categorie 1A o 1B) in concentrazione > 0,1%
(corrispondente a 1.000 mg/kg). L’amianto rientra fra le sostanze cancerogene
(Categoria 1).
I rifiuti di amianto o contenenti amianto possono
essere conferiti nelle seguenti tipologie di discarica:
a) discarica per rifiuti pericolosi, dedicata o dotata
di cella dedicata;
b) discarica per rifiuti non pericolosi, dedicata o
dotata di cella monodedicata per:
• i rifiuti individuati dal codice dell’elenco europeo
dei rifiuti 17 06 05;
• per le altre tipologie di rifiuti contenenti
amianto, purché sottoposti a processi di trattamento ai sensi di quanto
previsto dal D.M. n. 248 del 29 luglio 2004 e con valori conformi alla tabella
1, verificati con periodicità stabilita dall’autorità competente presso
l’impianto di trattamento.
Nel caso di specie, secondo le notizie stampa, il sito
di conferimento sarebbe la discarica in località Serra Scirieddus,
in Comune di Carbonia (SU), gestita dalla Riverso s.p.a., l’impianto (proprietà famiglia Colucci) di maggiori dimensioni nell’Isola, che recentemente
ha ottenuto il provvedimento conclusivo favorevole (con condizioni) del procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) per l’ampliamento con
sopraelevazione fino a una capienza complessiva di 1.834.000 metri cubi (deliberazione Giunta regionale n. 59/17 del 27 novembre 2020).
La Società beneficia di autorizzazione integrata
ambientale (A.I.A.) con determinazione Prov. Sud Sardegna n. 209 del 21 luglio 2016 e integrazione per rifiuti
contenenti amianto con determinazione Prov. Sud Sardegna n. 78 del 6 marzo 2018.
L’ampliamento concesso nel novembre 2020 è finalizzato
esclusivamente allo smaltimento di “rifiuti provenienti esclusivamente dal
territorio regionale”, tuttavia a quella data veniva dichiarato un volume
residuo esistente di 400.000 metri cubi. La stessa Società, in sede di procedimento di V.I.A., dichiarava “conferimenti
extraregionali del 2018, 2019 e parte 2020 … e che le regioni di provenienza
sono prevalentemente la Lombardia e il Lazio”.
La limitazione allo smaltimento dei rifiuti di
esclusiva provenienza regionale poggia sul fatto che “il proponente non
abbia fornito gli elementi per valutare la coerenza dell’abbancamento dei
rifiuti extraregionali con la normativa di settore e con i principi che la
sostengono, recepiti anche dal citato Piano regionale, né motivato i
conferimenti alla discarica di Carbonia come soluzione dal minore impatto
ambientale rispetto ad altre forme di gestione nel resto d’Italia”.
Tuttavia, la prescrizione riguarda l’ampliamento,
analogamente a quanto stabilito (“l’ampliamento della discarica potrà
ricevere rifiuti prodotti nel territorio regionale”) con la deliberazione Giunta regionale n. 19/24 del 23 maggio 2019 di conclusione positiva, con
condizioni, della procedura di V.I.A. relativa all’ampliamento della discarica
di Su Siccesu-S’Arenaxiu, in Comune di Serdiana (SU), di proprietà
della Ecoserdiana
s.p.a. Tale prescrizione è oggetto del ricorso n. 557/2019
davanti al T.A.R. Sardegna in attesa di discussione nel merito in seguito alla
camera di consiglio del 3 settembre 2020. Alla decisione di tale giudizio
sono interessate ambedue le Società di gestione dei rifiuti, sicuramente anche
altre.
L’impianto attualmente può lecitamente smaltire
rifiuti contenuti amianto di provenienza extraregionale?
Lo stabiliranno i doverosi controlli ambientali di
A.R.P.A.S., Provincia Sud Sardegna, magistratura e polizia giudiziaria.
Per non dimenticare, comunque, vi sono altre
aziende in Sardegna che svolgono la stessa attività di trattamento di rifiuti,
così come vi sono rifiuti importati in Sardegna e rifiuti esportati dalla
Sardegna ben più pericolosi: ben 98.500 tonnellate di fumi di acciaieria destinati alla Portovesme
s.r.l. (Portoscuso) nel 2017 e ben 82.824 tonnellate nel 2018, più di 62 mila tonnellate di terra contaminata e rifiuti esportate in Portogallo e in
Spagna dal sito di bonifica ex Alumix di Portoscuso nel
2018, circa 1.728 tonnellate di fanghi derivati dalla lavorazione del petrolio esportati in Germania dalla
Sarlux s.r.l. di Sarroch nel 2017 e circa 1.411 tonnellate esportati nel 2018 (ultimi dati disponibili).
Curiosamente in questi casi le uniche denunce provengono da associazioni e comitati ambientalisti. Ma, forse, non è
un caso.
Stefano Deliperi è il portavoce del
Gruppo d’Intervento Giuridico odv
[1] L’INCHIESTA. Amianto killer, nella notte lo sbarco nell’Isola.Sulla nave Tirrenia centinaia di
tonnellate di rifiuti pericolosi destinati alla discarica del Sulcis. (Mauro
Pili, L’Unione Sarda, 6 marzo 2021).
INCHIESTA. Veleni: sottoterra l’amianto del Nord Italia. I tir giunti da Livorno
finiscono nella discarica Riverso di Carbonia: 200mila kg di rifiuti
pericolosi. (Mauro Pili, L’Unione Sarda, 7 marzo 2021).
INCHIESTA. Amianto & veleni, nuovo assalto alla Sardegna. Al porto di Cagliari
sbarcano altri 11 tir dal nord d’Italia. Blitz della Finanza: mezzi
bloccati. (Mauro Pili, L’Unione Sarda, 9 marzo 2021).
INCHIESTA. Veleni d’Italia in Sardegna: misteri in discarica. Arpas e Ispra: esistevano
discariche in Lombardia e Lazio. Violata la norma della “prossimità”. (Mauro
Pili, L’Unione Sarda, 10 marzo 2021).
INCHIESTA. Veleni, spuntano le assicurazioni bulgare. Le garanzie finanziarie della
Riverso stipulate a Sofia e Bucarest. Tra compagnie fallite e vietate. (Mauro
Pili, L’Unione Sarda, 13 marzo 2021).
INCHIESTA. «Discarica di veleni in mezzo alle vie d’acqua». Relazione choc del Dipartimento
geologico dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale. (Mauro Pili,
L’Unione Sarda, 14 marzo 2021).
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