mercoledì 6 settembre 2017

Adesso saprete perché vi annoiate - Oliver Burkeman


Un gruppo di ricercatori statunitensi ha appena pubblicato i risultati “dell’analisi più completa mai condotta sull’esperienza della noia”. E afferma di aver risolto il mistero: la gente si annoia, hanno concluso, quando fa cose noiose! Il che è meno banale di quello che potrebbe sembrare, perché ribalta una delle frasi preferite di tanti genitori e insegnanti: “Non esistono cose noiose, ma solo persone noiose”. O, come disse G.K. Chesterton: “Sulla terra non esiste nessun oggetto privo di interesse, l’unica cosa che può esistere è una persona non interessata”.
Gli psicologi in genere sono d’accordo e tendono ad attribuire la noia a un tratto della personalità, “la predisposizione ad annoiarsi”. Ma naturalmente le cose noiose esistono. Nella ricerca citata, in cima alla lista c’erano “studiare” e “non fare niente di speciale”, mentre la predisposizione alla noia non emergeva in modo particolare.
Ai primi posti c’erano anche: compilare la dichiarazione dei redditi, imparare a usare PowerPoint e partecipare a un seminario sulla sicurezza nel posto di lavoro. Potrei continuare l’elenco fino alla fine di questa rubrica, ma penso che lo trovereste noioso, e non perché siete “persone noiose”– (potreste anche esserlo, naturalmente. Ma questo è un altro problema).

Tanti stimoli
Per entrare più nello specifico, la noiosità sembra essere relativa: definisce tutte le cose così monotone da essere meno piacevoli di qualunque alternativa. Di questi tempi, la noia sembra più insopportabile perché esistono tanti stimoli. “Viviamo con un livello di eccitazione che i nostri antenati conoscevano solo in battaglia”, dice lo scrittore Mark Helprin. “Loro, diversamente da noi, erano schiavi dei compiti banali. Scrivevano con la penna, facevano le addizioni, aspettavano all’infinito cose che noi possiamo avere immediatamente”.
Ma non è solo che siamo liberi di scegliere di vivere una vita più eccitante. È anche che, ogni volta che interagiamo con un social network, un’applicazione o un sito web – per citare Tristran Harris, che dirige il movimento Time well spent – “dall’altra parte dello schermo ci sono migliaia di persone” che hanno il compito di tenerci agganciati, cioè di garantire che ci sembri noiosa qualsiasi altra cosa potremmo fare in quel momento.
Ci riescono, in genere, grazie al vecchio trucco della “ricompensa variabile”, facendo in modo che quando strisciamo o clicchiamo sul bottone aggiorna, a volte – ma non sempre – troviamo qualcosa di nuovo, messaggi, “mi piace”, e così via (se ogni volta ricevessimo la ricompensa, presto ci annoieremmo). Sono rimasto attonito quando Harris mi ha spiegato che quando apriamo Twitter, la piccola pausa prima che compaia il numero delle nostre notifiche è calcolata esattamente per tenerci sempre sulle spine.
Non dovete meravigliarvi, perciò, se cose più importanti – come leggere un libro che vi piace o parlare con le persone che amate – cominciano a sembrarvi noiose. Non sono attività che sono state cinicamente programmate per essere avvincenti da esperti che possono controllare, continuamente e in tempo reale, se i loro trucchi funzionano. Nella guerra per catturare la vostra attenzione, non hanno nessuna possibilità di vincere.
Questo è un altro motivo, se mai ne avevate bisogno, per liberarvi di queste dipendenze digitali che succhiano il vostro tempo: il resto della vostra vita vi sembrerà molto più interessante.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.


Nessun commento:

Posta un commento