Col
proprio lavoro la “Scuola della Terra in
Sardegna” intende interrogarsi e aprire spazi di confronto, mediazione e
progettualità sulla condizione umana e ambientale nel corrente periodo di
disgregazioni collettive e irrigidimenti identitari. A questo fine la Scuola propone esperienze di formazione ecologica incentrate sulla
transizione a modelli efficaci di cittadinanza, sulla nuova ruralità, sulle
agricolture naturali, sulle trasformazioni agrourbane e sulla conversione
ecologica dell’economia.
Partiamo dalla constatazione che gli schemi
convenzionali del potere come dominio (“potere
su”) si stanno rivelando inadatti ad affrontare adeguatamente la complessità
del mondo attuale e a conseguire comportamenti umani accettabili. Riteniamo che
per affrontare le criticità di sistemi sociali sempre più interconnessi su
scala globale sia indispensabile sviluppare una visione
cosmocentrica dell’esistenza. La ricerca di nuove forme di convivenza
e di stili di vita più consapevoli e sobri si va affermando come ragionevole
alternativa alla perpetuazione di conflitti, distruzioni ambientali, guerre e
sradicamenti forzati, anche di intere popolazioni. Ricercando soluzioni
non verticistiche e indirizzandoci a scelte di coevoluzione (“potere
con”) vorremmo segnalare e percorrere strade di superamento o mitigazione
degli atti prevaricatori che con svariati impatti negativi caratterizzano la
vita umana organizzata. Perciò ci opponiamo alle forme di strumentalizzazione
della diversità, storicamente ridotta a strumento di discriminazione (sessista,
religiosa, etnica, nazionalistica o di classe) e di auto-oppressione della
specie umana.
La Scuola impiega
modelli aggiornati di conoscenza sulle realtà ambientali-territoriali-sociali e
propone momenti di confronto e iniziative sulla tutela della rete della vita (umana ed extra-umana)
e sulla difesa dei beni comuni indispensabili
al suo sostegno. Ad approcci didattici-scientifici si affiancano laboratori
pratici ed esperienze formative “autoctone” (fondate cioè sull’espressione di
saperi contestuali). I destinatari della Scuola sono
insegnanti scolastici di ogni ordine e grado, agricoltori, professionisti e
operatori del territorio, amministratori di enti pubblici, studenti,
specializzandi universitari e tutti coloro che intendono impegnarsi in percorsi
di cittadinanza attiva. Focalizziamo la nostra attenzione sulle attività
indispensabili alla sussistenza umana: come si sono sviluppati i sistemi di
produzione e consumo del cibo e di tutte le esigenze di base, e come potrebbero
essere ristrutturati in modo equo e sostenibile? Come riconfigurare le attività
produttive e i modelli di consumo dei beni e delle merci per non squilibrare
ulteriormente i nostri contesti ambientali e sociali ed anzi per pervenire a
soddisfacenti livelli di qualità della
vita quotidiana? Ci interessano lo stato del pianeta e dei suoi cicli
ecologici, l’esercizio dei diritti democratici, la rigenerazione dei saperi
civici e delle economie locali, la sovranità
energetica e alimentare.
A proposito di queste ultime due espressioni, precisiamo che per noi la nozione di sovranità non va confusa con rivendicazioni genericamente “sovraniste” che vanno ultimamente diffondendosi presso un’opinione pubblica sempre più colpita e frastornata dagli effetti negativi della globalizzazione finanziaria e della corrispondente crisi economica. Prendiamo le distanze da malintese forme di nazionalismo e di protezionismo politico, culturale ed economico. Sotto le insegne di certi nuovi sovranismi, le istanze di controllo sulle risorse vengono rivendicate in base a genuini malumori e bisogni popolari; eppure, non a caso, nessuna seria riflessione interviene sulle regole basilari della moderna organizzazione sociale, né vengono minimamente messi in discussione i meccanismi produttivi delle economie di crescita. Le regole della governance sociale ed economica continuano così ad essere dettate da élitarie “cabine di regia” che si autoproclamano protettrici di un supposto bene comune o “interesse nazionale”.
A proposito di queste ultime due espressioni, precisiamo che per noi la nozione di sovranità non va confusa con rivendicazioni genericamente “sovraniste” che vanno ultimamente diffondendosi presso un’opinione pubblica sempre più colpita e frastornata dagli effetti negativi della globalizzazione finanziaria e della corrispondente crisi economica. Prendiamo le distanze da malintese forme di nazionalismo e di protezionismo politico, culturale ed economico. Sotto le insegne di certi nuovi sovranismi, le istanze di controllo sulle risorse vengono rivendicate in base a genuini malumori e bisogni popolari; eppure, non a caso, nessuna seria riflessione interviene sulle regole basilari della moderna organizzazione sociale, né vengono minimamente messi in discussione i meccanismi produttivi delle economie di crescita. Le regole della governance sociale ed economica continuano così ad essere dettate da élitarie “cabine di regia” che si autoproclamano protettrici di un supposto bene comune o “interesse nazionale”.
Sovranità
alimentare non vuol dire quindi
per noi essere «padroni in casa nostra» quanto piuttosto auto-organizzarci alla
ricerca di modelli appropriati di responsabilizzazione
delle nostre comunità umane ad usi
appropriati (quindi non smodati
né insostenibili) dei beni naturali
essenziali alla vita.
In questo senso ci riallacciamo, tra vari riferimenti possibili, alla definizione enunciata da ARI-Associazione Rurale Italiana:
In questo senso ci riallacciamo, tra vari riferimenti possibili, alla definizione enunciata da ARI-Associazione Rurale Italiana:
La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti sani e culturalmente
appropriati, prodotti con metodi realmente sostenibili. La sovranità alimentare
appare come una delle risposte più potenti e realmente attuabili per la disponibilità di
cibo, per la povertà e la crisi climatica. La sovranità alimentare è il diritto dei popoli di
definire direttamente e attivamente il proprio cibo e i propri sistemi agricoli: è, dunque, il mettere in primo piano i bisogni, le
aspirazioni e il sostentamento di coloro che producono, distribuiscono e
consumano alimenti nel cuore dei sistemi alimentari, e non è il mettere al
centro degli interessi le esigenze dei mercati.
La sovranità alimentare, inoltre, è
priorità di produzione alimentare locale e del suo consumo; offre a un Paese
il diritto di proteggere i suoi produttori locali da importazioni a basso
costo e dal controllo della produzione; assicura che i diritti di utilizzo e di
gestione di terre, territori, acqua, sementi, bestiame e della biodiversità siano nelle mani di chi produce il cibo.
Via Campesina ha definito il concetto di “sovranità
alimentare” nel 1996, in occasione del Vertice mondiale sull’alimentazione.
Questa idea è oggi un cardine globale della reale sostenibilità,
i cui valori sono riconosciuti e sostenuti da una grande varietà di attori della
vita sociale e politica internazionale.
Motivazioni, finalità, metodi
La Scuola della Terra in Sardegna propone riflessioni sul mondo
dirette alla mitigazione delle crisi ecologiche, culturali, sociali e
politiche contemporanee, presentando e discutendo
riflessioni interdisciplinari sulle dinamiche dei sistemi ecologici e
socio-territoriali.
La Scuola focalizza la sua attenzione sulla rete della vita planetaria e sugli intrecci di processi naturali (realtà fisico-chimico-biologica) e socioculturali (mondo storico-insediativo) sedimentatisi nel corso del tempo sul globo terrestre.
Nelle proposte culturali della Scuola questi complessi fasci di relazioni sono analizzati in rapporto alle specializzazioni di docenti e facilitatori via via chiamati a collaborare ai suoi eventi, ma tutti sono invitati a dare spazio ad approcci dialoganti e a modalità inter e transdisciplinari di trattazione.
La Scuola focalizza la sua attenzione sulla rete della vita planetaria e sugli intrecci di processi naturali (realtà fisico-chimico-biologica) e socioculturali (mondo storico-insediativo) sedimentatisi nel corso del tempo sul globo terrestre.
Nelle proposte culturali della Scuola questi complessi fasci di relazioni sono analizzati in rapporto alle specializzazioni di docenti e facilitatori via via chiamati a collaborare ai suoi eventi, ma tutti sono invitati a dare spazio ad approcci dialoganti e a modalità inter e transdisciplinari di trattazione.
L’obiettivo generale è confrontarsi su come tutelare i beni
comuni naturali essenziali alla vita. La Scuola della Terra si
occupa della Terra come pianeta da abitare e come suolo e
sistema di risorse vitali. La nostra intenzione è anche comprendere come si
siano evoluti gli attuali sistemi di produzione e consumo e come essi
potrebbero essere ristrutturati e posti in essere secondo principi
di sostenibilità ed equità.
In particolare ci focalizziamo sulle attività primarie (agroforestali ed
agroalimentari) indispensabili alla sussistenza umana. Come
connettere efficacemente i beni alimentari agli insediamenti
esistenti? E come riconfigurare sistemi produttivi per conseguire un
efficace metabolismo economico tra società e ambiente?
Con le nostre iniziative intendiamo suscitare interesse per la rete della vita sul pianeta, i suoi cicli ecologici e le sue trasformazioni antropiche. Il nostro impegno è rivolto a stabilire legami progettuali con le giovani generazioni, alla rigenerazione dei saperi civici e all’esercizio dei diritti democratici, alla (ri)proposizione di pratiche artigianali e innovative, così come di economie sostenibili e territorializzate.
Con le nostre iniziative intendiamo suscitare interesse per la rete della vita sul pianeta, i suoi cicli ecologici e le sue trasformazioni antropiche. Il nostro impegno è rivolto a stabilire legami progettuali con le giovani generazioni, alla rigenerazione dei saperi civici e all’esercizio dei diritti democratici, alla (ri)proposizione di pratiche artigianali e innovative, così come di economie sostenibili e territorializzate.
Nelle nostre attività cerchiamo di produrre consapevolezza della
centralità dei sistemi di sostegno della vita – e in
particolare del suolo – per la nostra esistenza biologica di organismi
umani, mettendo in primo piano le condizioni e le istanze di salvaguardia delle
acque e di ricostruzione di terreni integri e fertili, ad ogni livello
dimensionale.
Ricorrendo ad approcci interattivi, puntiamo a una comprensione integrata delle questioni in gioco. Agli approcci analitici propri delle scienze accademiche intendiamo affiancare percorsi formativi pratici, che si raccordino alle forme “autoctone” dello stare al mondo espresse dagli abitanti del territorio in cui si svolge la Scuola della Terra in Sardegna.
Ricorrendo ad approcci interattivi, puntiamo a una comprensione integrata delle questioni in gioco. Agli approcci analitici propri delle scienze accademiche intendiamo affiancare percorsi formativi pratici, che si raccordino alle forme “autoctone” dello stare al mondo espresse dagli abitanti del territorio in cui si svolge la Scuola della Terra in Sardegna.
Destinatari della Scuola della Terra sono insegnanti scolastici
di ogni ordine e grado, agricoltori e operatori del settore primario,
professionisti e operatori del territorio, amministratori di Enti pubblici,
studenti e specializzandi universitari, soggetti coinvolti in percorsi e azioni
di cittadinanza attiva.
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