Dieci indigeni appartenenti a una tribù finora incontattata che vive
lungo il confine tra il Brasile e il Perù sono stati uccisi e fatti a pezzi da
alcuni cercatori d’oro.
Secondo quanto riporta il New York Times, è stata aperta un’indagine
su denuncia della Fondazione nazionale dell’Indio (Funai), l’organo del
governo brasiliano preposto all’elaborazione e all’implementazione delle
politiche sui popoli indigeni, per la quale stanno lavorando i procuratori
federali del Brasile.
Per Leila Silvia Burger
Sotto-Maior, coordinatore Funai, quei minatori sostenevano “di aver tagliato i
loro corpi e averli gettati in acqua. Dicevano che dovevano ucciderli o
sarebbero stati uccisi”.
“Stiamo seguendo delle
piste ma i territori sono grandi e l’accesso è limitato. Anche il Funai ha informazioni
sporadiche su queste tribù: è un lavoro difficile che richiede il lavoro
congiunto di tutti i servizi governativi”, ha detto il
procuratore Pablo Luz de Beltrand che ha avviato l’indagine sui fatti di sangue
nella valle di Javari.
Proprio partendo da
questo episodio e da altri che documentano l’inizio di un possibile genocidio, è scattata l’indagine sulla morte dei dieci indigeni, tra cui donne e
bambini, avvenuta lungo il fiume Jandiatuba, nella foresta amazzonica.
Sono due le tribù
incontattate di cui si conosce l’esistenza e che vivono nella
foresta amazzonica nel Brasile occidentale: i Kawahiva e i Piripkura. Su di
loro gravano diverse minacce, tra cui l’esposizione a contatti umani ed
epidemie, le violenze dei taglialegna, le mire espansionistiche delle multinazionali,
interessate ai territori ricchi di risorse abitati da queste popolazioni e le battaglie per le concessioni minerarie.
Per l’organizzazione non governativa Survival International, che si
batte per i diritti degli indigeni, le uccisioni nelle piccole comunità tribali
incontattate dell’Amazzonia potrebbe significare “l’eliminazione di un gruppo
etnico remoto. Se i fatti saranno confermati, questo significa che fino a un
quinto dell’intera tribù è stato annientato”.
“L”area dove è avvenuto
il massacro è nota come la Frontiera Incontattata poiché ospita più tribù
incontattate di qualsiasi altro luogo al mondo”, si legge ancora nel comunicato.
“Molte delle squadre
governative che prima proteggevano i territori degli indigeni incontattati,
hanno di recente subito tagli finanziari da parte del governo
brasiliano, e hanno dovuto chiudere”, prosegue la nota del movimento
mondiale per i diritti dei popoli.
Survivor incolpa l’attuale presidente brasiliano Michel Temer di aver
sottratto fondi al finanziamento delle organizzazioni che si occupano della
protezione di queste popolazioni a rischio estinzione.
“Se queste denunce saranno
confermate, il presidente Temer e il suo governo avranno la pesante
responsabilità di questo attacco. I tagli ai finanziamenti del Funai hanno
lasciato decine di tribù incontattate indifese contro migliaia di invasori –
cercatori d’oro, allevatori e taglialegna – che vogliono disperatamente rubare
e saccheggiare le loro terre”, ha dichiarato Stephen Corry,
direttore generale di Survival
International.
“Tutte queste tribù avrebbero
dovuto avere le loro terre adeguatamente riconosciute e protette da anni.
L’evidente appoggio del governo nei confronti di coloro che vogliono invadere i
territori indigeni è del tutto vergognoso, e sta facendo arretrare i diritti
indigeni in Brasile di decenni”.
Nel 2014 la tribù
Txapanawa, è entrata in contatto con una spedizione di antropologi. La tribù è
composta da almeno 300 persone, che coltivano banane, patate dolci, manioca e
arachidi e praticano caccia e pesca.
Altre tribù sono presenti
in Brasile, dove a dicembre del 2016, il fotografo brasiliano Ricardo Stuckert ha
fotografato casualmente una tribù amazzonica che vive in totale
isolamento, dopo che l’elicottero sul quale volava per fare un reportage su
altre tribù ha cambiato rotta a causa di un temporale.
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