giovedì 7 settembre 2017

Palla di stracci - Raúl Zibechi


Il collettivo è nato negli anni Settanta, in piena dittatura militare, quando Alberto Morlachetti cominciò a lavorare con bambini e adolescenti nella zona sud di Buenos Aireslì dove la de-industrializzazione aveva generato povertà e la povertà aveva distrutto le famiglie. Organizzava tornei di calcio, che aveva battezzato “i sabati di cioccolato”, dove si “riunivano ragazzi dalla pelle scura, espulsi dai club por il colore e la povertà”.
Agli inizi degli anni Ottanta, ha aperto la Casa de los Niños per i figli e le figlie dei lavoratori, affinché “la strada non fosse l’unica risposta che gli veniva offerta”, come segnala un testo dell’avvocato Laura Taffetani sui 40 anni del movimento. Lo spazio auto-costruito cercava di essere un ambito comunitario, non una delle tante istituzioni che esistono “per” i bambini, bensì lo spazio dove il bambino è un soggetto politico.
Uno spazio per la crescita collettiva, non per l’aiuto caritatevole. Pertanto, tutta la casa, tutti i suoi spazi e tempi hanno un carattere pedagogico. Poiché i ragazzi sono il centro, il mondo che li circonda, dagli adulti fino all’architettura, si adatta a loro. I ragazzi che vanno nella Casa, dal lunedì al venerdì, sono circa 200.
A metà degli anni Ottanta, hanno creato l’Hogar Pelota de Trapo [Casa Palla di Stracci], per quei bambini i cui legami familiari si sono spezzati e nel quale hanno vissuto centinaia di bambini e bambine senza un posto dove vivere. Sulla base di solidi legami affettivi, ossia condividendo la vita con loro, iniziano i cambiamenti: dalla solitudine e l’abbandono fino alla costruzione di una nuova vita.

Una delle principali caratteristiche di Pelota de Trapo è che quelli che ne fanno parte non lavorano “per” i bambini e le bambine e neppure reclamano dallo Stato “diritti” che mai si realizzano. Vivono con loro, condividono tutti i giorni il tetto, il cibo, le incertezze, i momenti belli e quelli brutti, creando una convivenza per tutta la vita. Stabilità e fiducia sono essenziali per crescere ed essere.
Negli anni Novanta hanno creato due nuovi spazi. Un panificio e un laboratorio grafico, con la convinzione che il lavoro è una parte fondamentale nella vita delle persone, nella loro autostima e nella “proiezione”. In entrambi gli spazi lavorano i ragazzi che sono cresciuti nel movimento e sono diventati adulti. Inoltre, la produzione grafica e il panificio sostengono per il 70% il bilancio di Pelota de Trapo, dotando il movimento di un alto livello di autonomia.
Una delle creazioni maggiori è arrivata con il Movimiento Nacional Chicos del Pueblo [Movimento Nazionale dei Ragazzi del Popolo], che è stato protagonista di grandi mobilitazioni a partire dal nord argentino ma, soprattutto, si è trasformato in uno spazio di bambini, giovani ed educatori con il fine di costruire una nuova società, sotto lo slogan “tutti i ragazzi sono nostri figli” e affermando che “i ragazzi sono soggetti politici”, vale a dire protagonisti delle loro vite e del cambiamento sociale.
Nel 1997 hanno realizzato, a Mar del Plata, l’Incontro degli Educatori al quale hanno partecipato 2000 persone. L’anno seguente hanno percorso in bicicletta i 300 chilometri che separano Rosario da Buenos Aires, per iniziare a “percorrere le geografie della povertà del nostro paese”.
Nel 2001, al culmine del movimento piquetero, iniziano le marce nazionali.La prima ha percorso migliaia di chilometri da La Quiaca (confine con la Bolivia) fino a Buenos Aires, mentre negli anni successivi hanno raggiunto Misiones e Tucumán. Nel 2008, già sotto i governi progressisti, lanciano la campagna “La fame è un crimine”, e vi aggiungono uno slogan che farà storia, poiché anni dopo è stato ripreso dalle donne: “Non un ragazzino di meno”.

Con gli anni hanno aperto una Escuela de Educadores Populares [Scuola di Educatori Popolari] e la
Agencia de Noticias Pelota de Trapo che diffonde idee controegemoniche. Nel 2015 hanno affrontato un momento cruciale per tutto il movimento, ossia la morte di Morlachetti, la persona che era stata il principale punto di riferimento, a seguito del quale hanno aperto un periodo segnato dal ricambio generazionale.
Una buona sintesi dello spirito del lavoro della Pelota de Trapo l’ha scritta la stessa Agenzia, in un testo dell’aprile del 2015, come addio a Morlachetti. “Prima di andarsene ha firmato il suo testamento: ha lasciato ai bambini della giocoleria, ai proprietari delle borgate, tutta la sua immensa fortuna: il seme della rivoluzione affinché le diano vita quando potranno (…) E un’alba che sia per tutti”.
L’articolo è uscito su Desinformemonos con il titolo Pelota de Trapo: los niños como sujetos políticos
Traduzione per Comune-info: Daniela Cavallo

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