Ai piedi del Parco regionale dei colli
Euganei, nel padovano, nei pochi chilometri che uniscono Monselice a Due Carrare rischia di aver luogo l’ennesima colata di cemento.Davanti al
Castello del Catajo (complesso storico e monumentale), se il sindaco di
Due Carrare non saprà opporsi al progetto, sorgerà un mega centro
commerciale di 33mila metri
quadrati e alto 12 metri. Un centro commerciale perfettamente
inutile, visto che a pochi chilometri esiste già l’Ipercity di
Albignasego. Ma non basta, nella stessa zona c’è in progetto la creazione
della terza
corsia dell’A13 per uno sviluppo complessivo di circa 12.25 km che produrrà 130mila metri
quadrati di cementificazione in
un territorio che ha già dimostrato in modo grave la sua fragilità
idrogeologica. Infine, come se non bastasse verrà realizzato un polo agroalimentare a
Monselice, nonché altre opere di viabilità conseguenti. Contro queste
opere inutili protestano non solo ambientalisti, lanciando una petizione on line,
ma anche sindaci dei comuni limitrofi e commercianti che temono ripercussioni
al turismo culturale, ambientale e al commercio locale..La creazione dei grandi
centri commerciali implica più traffico, più motorizzazione, più strade, più
rifiuti. Invece di comprare il pane dal fornaio sotto casa (o di
autoprodurlo con la farina del contadino locale), prendo l’auto e vado a 10-20
km di distanza, al centro commerciale. Compro pane che viene da lontano,
imballato, industriale. Una volta dentro non so resistere e mi riempio il
carrello. Non ne avevo poi così bisogno? Pazienza, tanto ci sono gli sconti, e
poi… sono venuta in auto.Il dio della crescita ringrazia. Campi, alberi, acqua,
aria, immolati ad esso. È per il lavoro, dicono
in tanti. Falso. Per ogni posto creato dall’ecomostro, se ne
perdono da quattro a sei nel commercio locale. Inoltre, dovremmo
sempre ricordarci questo piccolo dettaglio: in un pianeta
morto, non c’è lavoro per nessuno.Più lavoro ci sarebbe se al posto di un centro commerciale
si incentivassero i piccoli commercianti, l’artigianato locale, il turismo
ecologico e culturale, l’agricoltura rispettosa dell’ambiente, i
mercatini diretti dei produttori. Più lavoro ci sarebbe se si permettesse
ai sindaci di convertire i terreni edificabili in terreni agricoli (ma di
questo non c’è traccia nel disegno di legge contro il consumo di suolo fermo in Parlamento).
Più lavoro ci sarebbe se al posto di nuove strade e autostrade, si
incentivasse il trasporto pubblico locale e la mobilità ciclabile e pedonale:
ogni milione di euro investito sulla mobilità ciclabile genera
infatti dieci posti di lavoro, contro i 2,5 posti nel settore
automobilistico (Dumond et alii, 2009;
ministero dei Trasporti francese).Ma in
Italia si corre al contrario. Ad aprile 2017, quando si scoprì che
erano state immatricolate 4,6 per cento auto in meno rispetto all’aprile
dell’anno precedente, gli economisti si strappavano i capelli al grido
“recessione!”. A maggio 2017 quando furono immatricolate 204mila vetture, ben
l’8,2 per cento in più del maggio dell’anno prima, tutti esultarono l’”auto
riprende a correre!”. In generale comunque, più auto per tutti sia nel
2016 sia nel 2015. Nel 2016 il
traffico su gomma in autostrada è salito del 3,3 per cento rispetto all’anno
precedente. Stiamo andando nella direzione giusta, non
c’è dubbio.
Quando un
settore è in crisi, benché terribilmente inquinante, tutti corrono a
sostenerlo. Il caso del cementificio di Monselice è emblematico. Recentemente
è passato di proprietà a Buzzi Unicem, che sembra intenzionato a
utilizzare combustibili solidi secondari (Css) per abbattere il costo dei
combustibili derivati dal petrolio, vista la crisi del settore del
cemento (secondo Aitec dal 2008 è stato perso il 60 per cento della produzione). Di
fatto, bruciano rifiuti al posto del petrolio. Dalla padella alla brace,
sia per l’ambiente sia per la salute.
Di nuovo, il
dio della crescita (e il riscaldamento climatico) ringraziano.
La gente per fortuna scende in piazza e
protesta. Eppure, protestare e scendere in piazza contro questi ecocidi
non basta. Dobbiamo
protestare ogni volta che mangiamo, che acquistiamo, che ci
muoviamo. Dobbiamo essere una protesta vivente, un’obiezione
di coscienza permanente: boicottare i centri commerciali, comprare nei mercati
locali, dai produttori diretti, andare in bici, in treno, in bus. Noi
cittadini abbiamo un potere enorme. Usiamolo.
Dobbiamo e possiamo essere il cambiamento che
vogliamo vedere nel mondo (cit. Mahatma Gandhi).
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