Secondo
Sherry Turkle, psicologa e docente del Massachusetts institute of technology,
gli studenti sono ossessionati dall’idea di essere perfetti e invulnerabili.
Per questo per farle delle domande le scrivono un’email invece di andare a
parlare con lei di persona negli orari di ricevimento.
“Più
divento famosa, più allungo il mio orario di lavoro e più il numero di studenti
che partecipano alle mie attività diminuisce”, spiega Turkle durante uno degli
incontri dell’Aspen ideas festival, organizzato dall’istituto Aspen insieme a
The Atlantic. “Di fondo pensano che la conversazione sia problematica perché
avviene in tempo reale e non possono tenere sotto controllo tutto quello che
diranno”. Questi studenti cercano di nascondere le loro imperfezioni dietro a
uno schermo, continua Turkle, e “s’illudono che alle due del mattino gli
scriverò la risposta perfetta alla domanda perfetta”.
Tutto
questo prova che ormai, nella vita di tutti i giorni, dipendiamo troppo dai
telefoni o dai tablet, secondo Turkle. Obiettivo della sua invettiva non erano
solo i millennial maniaci delle email, ma anche le neomamme, che preferiscono
stare sedute a casa con i loro telefoni piuttosto che incontrarsi al parco
giochi.
Nel
farlo cita degli studi che mostrano come avere il telefono sul tavolo durante i
pasti, anche se spento, ci rende meno empatici. Per cambiare le cose dovremmo
bandirlo in alcuni luoghi e momenti della nostra vita.
Per
esempio:
In
cucina.
In
sala da pranzo.
Quando
si fa la spesa o “in generale si ha a che fare con il cibo o la preparazione
sensuale delle cose da mangiare”.
In
aula: secondo Turkle la maggior parte delle università d’élite vieta i telefoni
e i computer portatili in aula perché “a mano si prendono appunti migliori”.
In
camera da letto: “Non fa bene all’intimità”.
In
camera dei vostri figli: “Ostacola il sonno”.
In
auto, quando si guida: “Finirete per ammazzarvi”.
In
auto, da passeggeri, a meno di non avere un “viaggio da 50 ore”, nel qual caso
forse è possibile negoziare un po’ di tempo per guardare un film. Ma
ricordatevi che le chiacchiere in auto sono “le conversazioni che i bambini
ricordano per il resto della loro vita”.
Nel
parcogiochi.
Quando
i vostri figli vanno in piscina o fanno una partita: “Avete già buttato via il
sabato, lasciate stare quel telefono”.
Quando
andate a prendere i bambini a scuola: se guardate il telefono quando i vostri
figli vogliono la vostra attenzione gli spezzerete il cuore.
Troppo?
Sì, ma è il prezzo da pagare per avere un po’ di empatia. Non “è una posizione
antitecnologia, ma una posizione favorevole alle conversazioni”, dice Turkle
prima di essere interrotta dalla suoneria dell’iPhone di qualcuno tra il
pubblico.
(Traduzione
di Federico Ferrone - Questo
articolo è stato pubblicato da The Atlantic)
Nessun commento:
Posta un commento