Aerei israeliani hanno
spruzzato erbicidi sui campi di Gaza, lungo il confine con
Israele. Lo ha ammesso un portavoce dell’esercito israeliano interpellato
dal sito di informazione israeliano +972mag. “L’irrorazione con erbicidi e con inibitori della
germinazione è stata condotta in un’area vicino al confine la settimana scorsa, per
agevolare le operazioni di sicurezzadell’esercito”, ha spiegato il
militare.
Da anni le guardie di
frontiera israeliane sparano a chiunque si avvicini al muro che separa Gaza e
Israele. L’IDF ha instaurato unilateralmente unano-go zone larga
diverse centinaia di metri dalla parte palestinese della barriera. Ora sembra
che l’Esercito israeliano abbia deciso di instaurare anche una no-grow
zone, un’area dove non cresce vegetazione e che sia dunque più
controllabile.
Peccato che i veleni
spruzzati in quell’area lungo il muro siano finiti anche sui campi coltivati,
distruggendo raccolti di spinaci, piselli, fagioli e prezzemolo. Secondo
l’agenzia di stampa palestinese Ma’an,
l’irrorazione sarebbe avvenuta dalle 6 alle 9 del mattino per 3 giorni
consecutivi. Risultato: la distruzione di 1500 dunams (371 acri) di
coltivazioni nella parte centro-orientale della Striscia e di 200 dunams (50
acri) di coltivazioni nella zona di Khan Younis. Senza contare che gli erbicidi
sonosostanze dannose per la salute delle persone e contaminano la
terra e l’acqua.
Durante la guerra
del Vietnam gli stati Uniti spruzzarono erbicidi e sostanze defolianti
(l’Agente Arancio) sulla giungla che dava riparo ai Vietcong. Ma quando la
tossicità di queste sostanze divenne evidente, la comunità internazionale le
mise al bando tramite la Convenzione ENMOD, il trattato internazionale che
proibisce l’uso militare delle tecniche di modifica ambientale. La Convenzione
è entrata in vigore nel 1978 e oggi conta 77 paesi aderenti, maIsraele non
l’ha firmata.
Le terre più
fertili di Gaza, le uniche coltivabili, si trovano proprio a ridosso del
confine con Israele. La no-go zone non è mai stata delimitata e i
civili palestinesi non sanno fin dove possono spingersi, per coltivare i loro
campi o per raccogliere macerie o pezzi di metallo che vengono poi riciclati. I
soldati sparano a chi supera quel confine invisibile, ma nessuno sa dove
sia.
L’associazione
israeliana Gisha (Centro
legale per la libertà di movimento) ha inviato una richiesta scritta
all’esercito israeliano per sapere quali siano le regole. La risposta è
arrivata diversi mesi dopo, ma non ha fatto molta chiarezza. Secondo
l’esercito, i civili palestinesi possono avvicinarsi fino a 300 metri dal
confine, mentre i contadini possono avvicinarsi maggiormente, fino
a 100 metri dal confine. Ma come fanno i soldati a distinguere – dalle loro
torrette – se chi si avvicina al muro è un semplice abitante di Gaza o un
contadino?
Eppure negli scorsi
mesi la Croce Rossa Internazionale aveva profuso gli sforzi
per permettere a 500 contadini di Gaza di ritornare a coltivare i loro campi
lungo il confine, gravemente danneggiati dall’attacco israeliano del 2014. Si
tratta proprio della striscia di terra che si trova fra i 100 e i 300 metri dal
reticolato, scrive l’OCHA(Agenzia Onu per gli Affari Umanitari nei Territori
Palestinesi Occupati).
Erano stati stanziati
i fondi per aiutare gli agricoltori a ricostruire gli
impianti di irrigazione, a rimettere in uso i pozzi, i serbatoi e le serre, ad
acquistare i semi, a riempire le buche causate dalle bombe, a rendere di nuovo
agibili le strade. Un lavoro di mesi, terminato proprio i tempo per le semina
d’autunno e le piogge di novembre. E’ stata proprio la Croce Rossa
Internazionale – scrive Ma’an – a constatare i danni causati dagli
aerei israeliani, che nei giorni scorsi hanno gettato i pesticidi sulle
nuove coltivazioni.
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