Sono ben
vive le immagini del gravissimo disastro
ambientale accaduto nel Nord Este del Brasile, a Bento
Rodrigues, dove il Rio Doce e le coste oceaniche sono stati
inquinati da oltre 62 milioni di metri cubi di fanghi tossici (mercurio,
arsenico, piombo, altri metalli pesanti) a causa del crollo di due dighe di
contenimento in una miniera di ferro nello Stato del Minais Gerais.
Una ventina
di morti e danni ambientali non ancora stimabili. Sotto accusa la società
mineraria Samarco,
titolare della miniera.
Grazie alle
foto del prof. Raniero
Massoli Novelli, appassionato ambientalista, possiamo vedere come le
cose non andassero diversamente nella Sardegna a cavallo fra gli anni ’70 e ’80
del secolo scorso.
A Masua i
bacini stracolmi di fanghi con elevati tenòri di metalli pesanti provenienti
dalle locali miniere venivano
spesso e volentieri scaricati in mare durante la stagione
invernale, quando non c’erano occhi indiscreti.
Masua, scarico di fanghi tossici in mare (1978)
Le
fotografie sono del 1978.
In quegli
anni venivano scaricati in
mare i fanghi rossi,
al largo di Carloforte. In quegli anni la Corte dei conti provava a inventare il risarcimento
per danno ambientale causato dallo scarico in mare dei fanghi rossi al
largo della costa toscana di Scarlino (Corte dei conti, Sez. I 8 ottobre 1979
n. 61).
Veri e
propri delitti contro l’ambiente e la salute, perpetrati per lunghi anni, i cui
effetti proseguono silenziosi ancora oggi.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
Masua, bacino contenimento fanghi (1978)
(foto Raniero
Massoli Novelli, archivio GrIG)
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