giovedì 17 dicembre 2015

Gat (Gruppo acquisto terreni)

Come già segnalato alcuni giorni fa su Comune-info (leggi Se i risparmiatori acquistano un’azienda bio), a Scansano (cinquemila abitanti, provincia di Grosseto), da un paio di anni c’è un’azienda agricola di sessanta ettari (frutta, verdura, olio e miele) con sei lavoratori e più di ottanta proprietari. Si tratta di uno dei progetti Gat, Gruppo acquisto terreni, un nuovo modello di gestione economica che prevede l’acquisto condiviso di una tenuta agricola da parte di piccoli imprenditori. Una risposta alla «finanza casinò» ma anche uno strumento efficace che sta aiutando i piccoli proprietari agricoli a resistere alla crisi.
Al Gat di Scansano  è dedicato uno degli approfondimenti di Terranave, radiotrasmissione curata da Marzia Coronati di Amisnet (ospiti della puntata:  Emanuele Carissimi del Gat Scansano, Rosanna Montecchi e Gianluca Marocci di Progetto Gat e Paolo Ermani di Paea).
Tra le motivazioni che hanno spinto i soci a fare questa scelta, oltre alla possibilità di guadagno, vi è sicuramente la volontà di fare qualcosa di utile per l’ambiente e la salute. L’agricoltura che si fa nei Gat infatti è rigorosamente biologica. Oggi in Italia esistono due Gat già costituiti, uno a Quistello, vicino Mantova, e l’altro a Scansano, ci sono poi diversi progetti in fieri (a Ferrara, nel mantovano, in Toscana).
La forma societaria individuata dai promotori del Gat per queste aziende è quella della Srl agricola, che permette di godere di alcuni vantaggi fiscali per l’acquisto del terreno. Le società sono divise in cento quote e ogni investitore ne può acquistare un massimo di quattro. Un investimento che prevede la partecipazione fisica degli investitori stessi, che possono verificare personalmente l’andamento dei lavori dell’impresa in cui hanno investito. Ma il Gat è anche una soluzione per agricoltori in difficoltà, che potranno attraverso questo modello risollevare le sorti della propria azienda.
Scrive Andrea Baranes, economista, presidente della Fondazione culturale di Banca etica e collaboratore di Comune-info, in «Finanza per indignati»: «Comprendere i meccanismi della finanza e della speculazione e delle cause della crisi è un primo passo per il cambiamento, quello successivo è iniziare dal basso a modificare radicalmente i nostri consumi ed il nostro stile di vita, anche riguardo al risparmio e alla finanza».

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