Paroxetina,
escitalopram, sertralina e citalopram sono i primi quattro principi attivi alla
base dei farmaci antidepressivi più prescritti nel nostro Paese nel 2014.Che è stato l’anno del “picco” per il numero medio
(39,3) di dosi di farmaco di quel tipo consumate giornalmente da mille
abitanti. Incrociando i dati contenuti nel rapporto sull’uso dei farmaci in
Italia curato dall’Agenzia italiana del
farmaco (Aifa), emerge che l’apice del 2014 segna una
crescita del 30% in meno di dieci anni, dal 2006. “Per policy e tradizione -fa
sapere però l’ufficio stampa di Aifa- la denominazione commerciale dei farmaci
non viene comunicata, per non orientare il mercato”.
Limitiamoci quindi ai quattro principi attivi citati: fanno tutti parte del “gruppo”SSRI -che sta per “inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina”-, il preponderante della categoria, che è ricompreso nella lista di fascia A dei farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale (Ssn). Questi prodotti, da soli, rappresentano l’1,3% della spesa a carico del Ssn: 249,9 milioni di euro su oltre 19 miliardi complessivi.
Sommati agli “antidepressivi altri” e ai cosiddetti “triciclici”, la percentuale sale al 2,4%. Sono i segni di quella che Piero Cipriano, medico, psichiatra, psicoterapeuta oggi al lavoro al “San Filippo Neri” di Roma, uno degli oltre 320 Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC) d’Italia chiama la “società dei depressi”. Che non è solo italiana. Per l’Organizzazione mondiale della Sanità, la depressione colpisce oltre 350 milioni di persone (i dati sono del 2012, le stime di oggi parlano di almeno mezzo miliardo di individui). “Depressione maggiore e distimia colpiscono, nell’arco della vita, l’11,2% della popolazione (il 14,9% è donna, il 7,2% è uomo, ndr)”, si legge al capitolo “disturbi psichici” del portale del ministero della Salute. Una “pseudo-pandemia” per Cipriano, che nel 2015 ha pubblicato il libro “Il manicomio chimico” -edito da elèuthera- e ha impiegato parte del suo libro per una restituzione fruibile dell’inchiesta “Indagine su un’epidemia”, curata nel 2013 dal giornalista Robert Whitaker. Cipriano guarda con attenzione agli effetti sociali del “terzo Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” (DSM-III), del 1980, per il quale può essere “classificata come affetta da depressione” quella persona che dovesse avere cinque di questi nove sintomi: “stato d’animo di tristezza, abbattimento”, “perdita di piacere e interesse”, “cambiamenti nell’appetito”, “disturbi del sonno”, “agitazione, irrequietezza o al contrario rallentamento”, “riduzione dell’energia, facile stanchezza e spossatezza”, “senso di valere poco, senso di colpa eccessivo”, “difficoltà di concentrazione, incapacità di pensare lucidamente”, “pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o pensieri di morte e di suicidio”. “I manuali diagnostici americani, proprio a partire dal DSM-III del 1980, hanno cambiato la narrazione e la descrizione della depressione -ragiona Cipriano-. Per 2.500 anni, da Ippocrate in poi, hanno resistito due forme di tristezza: una endogena (senza causa, molto rara), e una esogena (con causa, reattiva, non patologica). Ecco, questa duplice visione della tristezza non esiste più, sono state equiparate…
Limitiamoci quindi ai quattro principi attivi citati: fanno tutti parte del “gruppo”SSRI -che sta per “inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina”-, il preponderante della categoria, che è ricompreso nella lista di fascia A dei farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale (Ssn). Questi prodotti, da soli, rappresentano l’1,3% della spesa a carico del Ssn: 249,9 milioni di euro su oltre 19 miliardi complessivi.
Sommati agli “antidepressivi altri” e ai cosiddetti “triciclici”, la percentuale sale al 2,4%. Sono i segni di quella che Piero Cipriano, medico, psichiatra, psicoterapeuta oggi al lavoro al “San Filippo Neri” di Roma, uno degli oltre 320 Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC) d’Italia chiama la “società dei depressi”. Che non è solo italiana. Per l’Organizzazione mondiale della Sanità, la depressione colpisce oltre 350 milioni di persone (i dati sono del 2012, le stime di oggi parlano di almeno mezzo miliardo di individui). “Depressione maggiore e distimia colpiscono, nell’arco della vita, l’11,2% della popolazione (il 14,9% è donna, il 7,2% è uomo, ndr)”, si legge al capitolo “disturbi psichici” del portale del ministero della Salute. Una “pseudo-pandemia” per Cipriano, che nel 2015 ha pubblicato il libro “Il manicomio chimico” -edito da elèuthera- e ha impiegato parte del suo libro per una restituzione fruibile dell’inchiesta “Indagine su un’epidemia”, curata nel 2013 dal giornalista Robert Whitaker. Cipriano guarda con attenzione agli effetti sociali del “terzo Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” (DSM-III), del 1980, per il quale può essere “classificata come affetta da depressione” quella persona che dovesse avere cinque di questi nove sintomi: “stato d’animo di tristezza, abbattimento”, “perdita di piacere e interesse”, “cambiamenti nell’appetito”, “disturbi del sonno”, “agitazione, irrequietezza o al contrario rallentamento”, “riduzione dell’energia, facile stanchezza e spossatezza”, “senso di valere poco, senso di colpa eccessivo”, “difficoltà di concentrazione, incapacità di pensare lucidamente”, “pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o pensieri di morte e di suicidio”. “I manuali diagnostici americani, proprio a partire dal DSM-III del 1980, hanno cambiato la narrazione e la descrizione della depressione -ragiona Cipriano-. Per 2.500 anni, da Ippocrate in poi, hanno resistito due forme di tristezza: una endogena (senza causa, molto rara), e una esogena (con causa, reattiva, non patologica). Ecco, questa duplice visione della tristezza non esiste più, sono state equiparate…
il mondo esiste, e non sempre è piacevole, pensa solo alle persone che vivevano come noi a Damasco... gli mandiamo un po' di Prozac, così magari si dimenticano di quel che dice Salvini (o del muro ungherese, o di madame Lepen)?
RispondiEliminaScherzi a parte, i giornalisti dovrebbero imparare a guardare dentro le statistiche. L'altro giorno ho letto che il diabete ha fatto progressi spaventosi dal 1985 in qua, ma nel 1985 i valori per essere dichiarati diabetici erano diversi. Trent'anni fa avrebbero detto che hai la glicemia alta, oggi dicono tout court che sei malato (idem per il colesterolo). Il dubbio che dietro a queste cose ci sia qualcuno che specula viene...ahimè se viene...
diciamo che abbiamo la certezza :(
Eliminahttp://metodorqi.blogspot.it/2015/03/ipertensione-e-colesterolo-malattie.html