Rapporto Cesvi
Rapporto Cesvi.
Cambiamento climatico e fame nel mondo. Due questioni sempre più interconnesse
e sulle quali servono investimenti economici di ampia portata perché di tempo
ne è rimasto poco. Secondo l’ultimo rapporto, “La sfida della fame e del
cambiamento climatico”, presentato il 15 ottobre a Milano dall’organizzazione
umanitaria italiana Cesvi, proprio alla vigilia della giornata mondiale
dell’alimentazione, la mancanza di cibo sul pianeta è calata del 31% ciò
nonostante servono urgentemente almeno 70 miliardi per debellare il problema
entro il 2030.
La fame ricomincia a
crescere
A mettere in evidenza
l’enormità del problema è l’elaborazione dell’indice globale della fame (Global
Hunger Index – GHI), sebbene la scala di valori mostri come si sia passati da
una situazione grave, registrata nell’anno 2000, a una moderata, la percentuale
di popolazione che non ha ancora accesso ad una quantità di calorie sufficiente
ad un adeguato sviluppo è rimasta ferma al 2015. Anzi il numero di persone che soffrono
la fame ha ricominciato a salire ed è ora di 822milioni contro il 795 di
quattro anni fa.
I progressi dunque sono
veramente troppo lenti per raggiungere l’obiettivo di “fame zero”. A subire le
maggiori conseguenze sono i bambini, 149milioni rimangono attualmente vittime
di un arresto della crescita a causa della malnutrizione. Le zone del mondo più
colpite si concentrano tra l’Asia meridionale e il sud del Sahara. Le aree dove
la fame è un problema costante sono la Repubblica Centroafricana, Ciad, Madagascar,
Yemen e Zambia. L’indice GHI dice anche molto su cosa succede ad Haiti e Niger,
dove il livello viene definito gravissimo a causa dei cambiamenti climatici.
I cambiamenti climatici
generano affamati
Da eventi metreologici
devastanti alla desertificazione di interi territori, gli effetti nefasti sulla
sicurezza alimentare, la biodiversità e le risorse idriche sono tangibili. La
produzione agricola è la prima attività fondamentale che muore con conseguenze
su larga scala. E’ stato calcolato che senza misure adeguate le rese mondiali
dei raccolti scenderanno del 2% ogni decennio da ora in avanti. Tensioni,
diseguaglianze ed emigrazioni potrebbero diventare la norma.
Dal punto di vista
economico i costi della denutrizione sono allarmanti: più dell’11% dell’intero
Pil di Africa e Asia. Il rapporto del Cesvi dunque indica negli investimenti un
volano che genera ritorni elevati. Per ogni euro messo sul piatto se ne
generano almeno altri 16.
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