Sappiamo
cosa sono le ceneri e le distruzioni di chiese. Il 16 e 17 gennaio del 2015
Zinder, la prima capitale del Niger e il giorno seguente Niamey, l’attuale
capitale del Niger, sono state colpite dal fuoco distruttore di fanatici. C’era
stato il fattore ‘Charlie Hebdo’, a Parigi e buona
parte della gente non aveva accettato che il Presidente del Paese affermasse di
‘essere Charlie’.
Conosciamo il dolore della distruzione di chiese,
luoghi di culto, di incontro, di identità e di presenza per comunità esili e
fragili in un contesto di egemonia culturale islamica. Alcune chiese erano state appena inaugurate o
restaurate, con la partecipazione dei fedeli e aiuti esteriori. L’attacco di
bande di giovani guidati da adulti era stato colto come un tradimento della
fiducia riposta nel dialogo quotidiano coi vicini.
Tutto è
partito in fumo in poche ore quel sabato mattina. Persino la cattedrale di Niamey, dedicata a ‘Nostra
Signora del Soccorso’, era stata difesa per un paio d’ore dai militari e
salvata dalla distruzione. Sappiamo cosa significhi la desolazione
di altari profanati, tabernacoli carbonizzati e statue ridotte a pezzi informi
di legno. Siamo consapevoli della perdita e addolorati per quanto di prezioso
si è perduto.
Non dimentichiamo, non possiamo farlo, che quanto è
accaduto alla cattedrale di Parigi, di natura forse accidentale, accade quotidianamente nell’altra
Cattedrale. Donne, bambini, giovani, adulti e anziani, autentiche
Cattedrali, bruciati da bombe, droni armati, sofisticati mezzi di distruzione e
armi leggere. Volti sfigurati e dilaniati dal fuoco e dalle bombe, in Libia,
nello Yemen, in Siria, in Palestina, in Afghanistan e chissà in quanti altri
sconosciuti luoghi di tortura.
Ci sembra essere questa la Cattedrale reale che,
quotidianamente è profanata con la complicità di tanti costruttori e venditori
d’armi. L’altra cattedrale, quella di pietra, di legno e di storia illustre e
quotidiana dovrebbe essere della prima immagine. Lo stesso scandalo, lo
sgomento, la tristezza e il senso della perdita di un bene prezioso dovrebbe
essere rivolto, almeno con la stessa intensità, alla Cattedrale impastata di
terra e di cielo, alla Cattedrale umana, la Cattedrale dei volti.
Inizieranno,
anzi sono già iniziate le raccolte per ricostruire quanto è andato perduto.
Ricchi e poveri, credenti e non, uniranno le forze finanziarie e morali
per ridare alla cattedrale di Parigi il posto che le spetta nella fede e
nell’immaginario culturale della Francia e non solo. Questo non può che
rallegrare e allo stesso tempo indurre a domandarsi che fare della Cattedrale
delle vittime per la quale Dio ha dato la vita. E’ infatti quest’ultima, a
forma di croce, che Lui ha scelto di abitare e di cui non si parla.
Niamey, 16 aprile 2019
Nessun commento:
Posta un commento