All'indomani della grande manifestazione contro il cambiamento climatico,
ecco dieci azioni che ciascuno di noi può mettere in atto per aiutare il
pianeta, seguendo i suggerimenti elencati nell'enciclica Laudato si' "sulla cura della
casa comune", che papa Francesco firmò il 24 maggio 2015.
1) Differenziata
Una volta si
buttava tutto insieme, senza pensarci troppo. Oggi fare raccolta differenziata
è un comportamento virtuoso, a livello individuale e collettivo, e anche
economicamente rilevante. Differenziare umido, carta e cartone, plastica,
alluminio, vetro, metalli ferrosi, significa prima di tutto diminuire
l'estrazione delle corrispondenti materie prime e dei processi produttivi
collegati: ciò che una volta si considerava scarto, insomma, oggi può diventare
"materia prima seconda". Significa anche inquinare di meno, perché
permette di separare e poi smaltire in modo adeguato ogni tipo di rifiuto
quando non c'è possibilità di riutilizzo. Ciò vuol dire ridurre i materiali che
finiscono in discarica e negli inceneritori, consentendo di abbattere le
emissioni di CO2 ad essi collegate. La differenziata, infine, alimenta
un'economia del riciclo sempre più importante e ambientalmente sostenibile, che
crea occupazione (green jobs) e migliora la qualità della vita per la
collettività. (Andrea di Turi)
2) Animali
Trattare con
cura gli altri esseri viventi, si legge nella Laudato si'. Gli allevamenti
intensivi, fabbriche di carne dove gli animali sono tenuti in condizioni
innaturali, sottoposti a privazioni e sofferenze, sono tra le attività che più
contribuiscono al degrado del pianeta. Secondo la Fao l'impatto di queste
strutture è insostenibile: sono responsabili del 14,5% della produzione globale
di gas serra (Ghg). Un terzo della produzione di cereali viene poi impiegata
come foraggio, con un rapporto svantaggioso di «cibo consumato per produrre
cibo». Elevato l'impatto sulle risorse idriche, per i consumi ma anche per
l'inquinamento prodotto. Animali costretti a stare immobili per la loro intera
esistenza e in situazioni di sovraffollamento si ammalano e vengono trattati
con forti dosi di farmaci che finiscono nelle falde. Quanto allo sfruttamento
degli animali per la sperimentazione, il ricorso a metodi (più facili ed
economici) che comportano sofferenze impedisce che si sviluppino modelli di
ricerca più attendibili. (Barbara
Uglietti)
3) Condizionatori
Un passaggio
della Laudato si', paragrafo 55, cita il crescente uso dei condizionatori
d'aria come esempio di «abitudini nocive di consumo». Più che una condanna
dell'oggetto è un esempio di come, nella ricerca di un «profitto immediato», i
mercati stimolano la domanda di oggetti il cui abuso può far danni. Nel caso
dei condizionatori le controindicazioni non sono poche. Un piccolo impianto
produce il 40% delle emissioni domestiche di CO2 di un single. Anche
considerando i modelli a basso consumo (a pompa di calore, con inverter) l'energia
necessaria per abbassare la temperatura di un grado è fino a 4 volte superiore
a quella che serve per alzarla di un grado. Non a caso da diversi anni i picchi
di consumo energetico si toccano in estate, non più in inverno. Il clima più
caldo ci spinge a usare di più i condizionatori, i quali però fanno salire i
livelli di CO2 e oltretutto emettono calore all'esterno. Un circolo vizioso.
Nessuna condanna ai condizionatori, insomma, ma la moderazione in tanti casi è
necessaria. (Massimo Calvi)
4) Luci
Quante luci
utilizziamo quando siamo a casa? È una delle domande che papa Francesco invita
a porsi. Il tema è quello del risparmio energetico. Utilizzare solo la luce di
cui abbiamo bisogno, e non sprecarla, significa infatti dover produrre meno
energia, impiegare meno risorse energetiche e, siccome il mix energetico
mondiale vede ancora una larga prevalenza delle fonti fossili, produrre meno
emissioni di CO2. Non si tratta solo di spegnere lampade e lampadari quando si
esce, ma di prendere quei piccoli accorgimenti che possono fare grandi
differenze: l'utilizzo di lampadine a Led, che abbattono fino al 90% il consumo
di energia; o le ciabatte con interruttore, che possono spegnere
contemporaneamente molti dispositivi che utilizzano corrente elettrica (televisore,
impianto stereo, computer). Certo, se in casa o in azienda si usa al 100%
energia rinnovabile le cose possono cambiare un po'. Ma l'energia più pulita di
tutte è quella che non si consuma: ha anche un'unità di misura, il megawatt. (Andrea Di Turi)
5) Acqua
L'acqua, ha
sottolineato il Papa nell'enciclica, è un bene prezioso ma limitato e sempre
più persone rischiano di non averne a sufficienza. Negli ultimi decenni i
consumi mondiali di acqua sono aumentati di quasi dieci volte: il 70% è
impiegata per l'uso agricolo, il 20% per l'industria, il 10% per usi domestici.
Nei Paesi occidentali una persona utilizza 162 litri al giorno, di cui 80 per
l'igiene personale e 24 per la nutrizione, quando secondo diversi studi ne
basterebbero 50. Nell'utilizzo di lavatrici e lavastoviglie basterebbe
prediligere il ciclo ecologico o quello breve, ma sempre a pieno carico, oltre
a comprare modelli che necessitano di meno acqua: per le lavabiancheria si
possono risparmiare anche 100 litri. Quando si lava l'auto meglio usare un
secchio pieno invece di acqua corrente: risparmieremo circa 130 litri di acqua
potabile ogni volta. Per lavare frutta e verdure si può riempire una ciotola
con dell'acqua e un po' di bicarbonato. Mentre fare la doccia invece del bagno
significa un altro risparmio di 50 litri a volta. (Paolo M. Alfieri)
6) Carta
Risparmiare
sulla carta è un piccolo gesto che può produrre enormi benefici. Per ottenere
una tonnellata di carta nuova servono infatti 15 alberi, 440mila litri d'acqua
e 7.600 Kwh di energia elettrica. Un processo che comporta innanzitutto il
disboscamento delle grandi foreste e quindi l'aumento delle emissioni
inquinanti che queste sono capaci di assorbire. La produzione di carta
riciclata invece, oltre a risparmiare la vita agli alberi, richiede il 60% in
meno di energia e l'80% in meno d'acqua rispetto alla carta vergine, e genera
il 95% in meno di inquinamento atmosferico. Inoltre è possibile utilizzare
carta certificata (come fa "Avvenire"), con i marchi internazionali
che garantiscono la gestione responsabile delle foreste secondo standard
ambientali, sociali ed economici. Stando ai dati Fao, la produzione mondiale di
carta è in leggera flessione ma l'impatto ambientale resta elevato. Nel 2013
sono stati prodotti 397,6 milioni di tonnellate di carta e cartone, di cui il
54% è stato usato per confezionamenti e imballaggi.(Alessandro Bonini)
7) Plastica
La plastica
è una grande scoperta che ha migliorato la qualità della vita, fino a diventare
però una delle prime cause di inquinamento del pianeta. Dal 1950 a oggi la
produzione mondiale è passata da un milione e mezzo a 245 milioni di tonnellate
annue, ponendo sfide soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti
non biodegradabili. Ne sono una testimonianza i giganteschi accumuli di rifiuti
plastici venutesi a creare negli Oceani, con un'estensione che arriva a milioni
di chilometri quadrati, un'area più estesa della superficie degli Stati Uniti. Secondo
l'Agenzia per l'ambiente dell'Onu (Unep) circa 100.000 mammiferi marini, un
numero consistente di tartarughe e un milione di uccelli marini rimangono
uccisi ogni anno dalla plastica, per ingestione o intrappolamento. Trattandosi
di un derivato del petrolio il primo impatto avviene però tramite l'estrazione,
il trasporto e lo stoccaggio degli idrocarburi. Segue il processo della
trasformazione in plastica con la relativa produzione di emissioni nocive. (Alessandro Bonini)
8) Cibo
Cucinare
solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, come suggerisce Francesco, non è
solo un modo per rispettare chi ha meno, ma per creare le condizioni perché gli
alimenti possano entrare in un circolo di ridistribuzione. Ogni anno 1,3
miliardi di tonnellate di alimenti, un terzo del cibo prodotto, va perduto o
sprecato (stime Fao). La gran parte degli sprechi alimentari, oltre il 40%,
avvengono tra le mura domestiche, il resto in fase di produzione o
distribuzione. C'è dunque molto che possiamo fare per limitare questo spreco.
In Italia si calcola che il valore del cibo buttato via ammonti a 37 miliardi
di euro, praticamente 450 euro l'anno a famiglia. Secondo uno studio della
Coldiretti se si riutilizzassero questi alimenti si potrebbero sfamare 44
milioni di persone. L'invito non è solo a sprecare meno, ma a fare il possibile
per rimettere in circolo le eccedenze e ridistribuirle, come ad esempio fa la
Caritas o le organizzazioni tipo Banco alimentare. (Massimo Calvi)
9) Trasporti
I mezzi
pubblici? Senz'altro meglio dell'auto privata. Per costi e rispetto
dell'ambiente, innanzi tutto. «La qualità della vita nelle città è legata in
larga parte ai trasporti - scrive il Papa -, che sono spesso causa di grandi
sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate
da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello
d'inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e
diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il
tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità
ai trasporti pubblici». E se proprio si devono usare le quattroruote lo si può
fare in modo coscienzioso. Ad esempio col car pooling: termine che indica
l'utilizzo di una vettura tra un gruppo di persone allo scopo di ridurre i
costi. Colleghi che abitano nella stessa zona raggiungono il posto di lavoro
usando a turno una sola macchina. Che diventa così una specie di piccolo
"mezzo pubblico". (Massimo
Rinieri)
10) Alberi
Piantare un
albero è un gesto fondamentale per esprimere la volontà di prendersi cura del
nostro pianeta. Prima di tutto gli alberi assorbono anidride carbonica (CO2),
ritenuta il principale gas climalterante, ovvero responsabile dell'effetto
serra (il riscaldamento del pianeta) e dei cambiamenti climatici. L'albero,
insomma, "mangia" la CO2 presente in atmosfera: a seconda del
contesto in cui è inserito, urbano o meno, si stima l'albero possa assorbire
tra i 10 e i 50 kg di CO2 all'anno, da moltiplicare per gli anni del suo ciclo
vitale. Molte aziende impegnate nella sostenibilità, in particolare quelle
industriali, decidono di piantare alberi per compensare le emissioni legate
alla loro attività. L'albero, inoltre, che in città aiuta ad abbattere le
temperature, è un potente fattore di ri-naturalizzazione del territorio, che
permette di combattere e prevenire il consumo di suolo. Piantare un albero è
poi un gesto simbolico: significa avere fiducia nel futuro. E impegnarsi perché
sia migliore. (Andrea Di Turi)
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