La Rete della pace – che
include realtà quali Cgil, Movimento dei focolari, Rete italiana disarmo, Acli,
Archivio disarmo, Movimento nonviolento – ha promosso, il 9-10 marzo a Bologna,
un convegno al quale ho partecipato molto volentieri. Anche se ho notato che
mancavano la Tavola della pace (l’associazione che organizza la marcia
Perugia-Assisi), tante realtà ecclesiali, l’Agesci e non erano adeguatamente
rappresentati vari gruppi che lavorano nei territori creando coscienza e
partecipazione (mi viene in mente il movimento No war in Sicilia).
Si è
cominciato con lo scenario della minaccia nucleare. Il presidente russo Putin
ha detto che il rischio di uno scontro è oggi presente, soprattutto dopo
l’uscita, dal 1° febbraio, degli Usa dal trattato sui missili nucleari a medio
raggio (Inf). Il presidente Trump ha fatto questa scelta, accusando la Russia
di aver violato il trattato. Si
rischia così una
corsa alla costruzione di nuovi sistemi missilistici nucleari.
Venendo
all’Italia, è stato evidenziato che le
bombe atomiche Usa nelle basi militari di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone)
saranno a breve rimpiazzate da nuovi ordigni, i B61-12. E gli aerei abilitati a
portare queste nuove bombe sono i caccia F-35 per l’acquisto dei quali l’Italia
sta spendendo centinaia di milioni di euro: spesa contestata dai
movimenti pacifisti.
Inoltre sta
diventando molto oneroso per l’Italia far parte della Nato, in quanto Trump
insiste nel dire che tutti i paesi dell’alleanza devono arrivare, entro il
2024, a investire nella difesa almeno il 2 per cento del Pil. Oggi l’Italia spende
intorno all’1,15 per cento (lo dice la Nato) che significa 70 milioni di euro al giorno…
I
partecipanti hanno poi portato la loro esperienza. Voglio citare chi si sta
impegnando contro la vendita di armi italiane all’Arabia Saudita, in guerra
nello Yemen, e che per questo dovrebbe
essere esclusa dai mercati di vendita delle armi come prevede la legge 185 del
1990.
Tutto ciò è
positivo. Tuttavia mi sono chiesto: dove sono le parrocchie? Dove sono le
comunità ecclesiali? Il convegno ha avuto la visita dell’arcivescovo di
Bologna, monsignor Matteo Zuppi, che ha ricordato il “Documento sulla
fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” sottoscritto ad
Abu Dhabi, il 4 febbraio, da papa Francesco e da Ahmad al-Tayyeb, Grande imam
di al-Azhar. Decisivo, ha detto l’arcivescovo, è tenere vivo il dialogo
islamico-cristiano.
Oggi c’è bisogno di un grande movimento per la pace, che invece è una piccola voce nel
mondo occidentale. Come uscirne? È stato suggerito di tornare
ad agire localmente, cioè di moltiplicare le iniziative nei territori
mettendo insieme credenti e laici.
Per quel che
riguarda le manifestazione nazionali, è stata avanzata l’ipotesi di fare un
anno la marcia Perugia-Assisi (che
deve tornare a essere espressione unitaria di tutto il movimento) e l’anno
successivo ritrovarsi a Verona per un’“Arena
di pace” (come nell’aprile del 2014). È emersa anche la proposta che la
campagna “banche armate” (promossa
vent’anni fa da Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico di Pace) sia assunta da tutto
il movimento così da avere un maggiore impatto sull’opinione pubblica e sul
sistema bancario italiano.
*Ha aderito
alla campagna di sostegno per Comune “Ricominciamo
da 3” con questo
messaggio:
Abbiamo bisogno di Comune
È il tempo
del dominio della finanza e delle devastazioni ambientali, nel quale coloro che
vivono in alto utilizzano la propaganda razzista, e sempre più spesso anche le
armi, per proteggere i propri privilegi. Abbiamo bisogno di gettare ogni giorno
sabbia negli ingranaggi di quello che a Napoli chiamano “O Sistema”, fondato
sull’arroganza del potere e sul denaro. Abbiamo bisogno di farlo dal basso e in
tanti modi diversi. In questo cammino niente affatto agevole abbiamo bisogno di
essere accompagnati da Comune.
Alex
Zanotelli
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