Decalogo antifragilità educativa per
genitori
L’emergenza
educativa degli ultimi anni? Senz’altro una certa diffusa fragilità dei
genitori. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: aumento esponenziale
delle certificazioni neuro-psichiatriche infantili; uso di schermi digitali già
a due o tre anni di età con successivo sviluppo di forme di dipendenza dai
videogiochi; difficoltà sistematiche nelle autonomie di base come per esempio
vestirsi, preparare la cartella, andare a dormire. Ma anche fenomeni come la
dispersione scolastica o l’assenza di obiettivi di studio o di lavoro, altre
due gravi conseguenze con cui dobbiamo fare i conti. Cambiare direzione, però,
è possibile. E alcune linee guida da seguire:
1. Liberarsi dall’ansia da prestazione
I genitori
perfetti non esistono, quindi inutile angosciarsi: quelli che si sentono tali
rischiano di fare più danni in assoluto. Ciò che ciascuno di noi può invece
fare è cercare di migliorarsi e per farlo può soprattutto concentrarsi sul
fronte dell’organizzazione: educare bene i figli,
infatti, è sostanzialmente un fatto organizzativo.
2 Tenere vivo il dialogo con l’altro genitore
Oggi si
assiste a una strana tendenza: parlare tantissimo, troppo, con i figli e
pochissimo con il marito o la moglie. Al contrario, quando si diventa genitori il dialogo nella coppia dovrebbe intensificarsi, non
diminuire. È parlando che si posso prendere le giuste decisioni,
stabilire le regole educative condivise.
3 Dare (insieme) le giuste regole
Una regola non andrebbe mai data da un solo genitore (in genere la mamma) perché
questo può creare equivoci. Per esempio il bambino può credere che quella
regola non valga con l’altro genitore, che non ci sia accordo e che ci sia
margine per ribellarsi o fingere di non aver capito.
4 Essere concreti
Fino agli
undici-dodici anni i bambini hanno bisogno di chiarezza, sono individui molto
concreti, non hanno bisogno di fiumi di parole e spiegazioni sul perché e il
percome si deve andare a dormire alle 9 o il gelato prima di cena non va bene. A un bambino non interessano le spiegazioni.
5 Favorire le esperienze sensoriali
Una buona
educazione passa anche dalla gestione della dimensione digitale che deve essere
centellinata e rimandata all’età giusta. Lo sviluppo cognitivo di un
bambino, infatti, ha soprattutto bisogno di esperienze sensoriali, tattili,
olfattive, uditive e così via. Esperienze che può fare nella natura, giocando
con i compagni, ma anche leggendo un libro.
6 Non urlare
Urlare non serve a nulla se non a dimostrare tutta la
fragilità emotiva dell’adulto. Un genitore organizzato,
anche nell’inevitabile momento critico, non alza la voce e non ricorre alla violenza o ai castighi.
7 Uscire dal mito dell’ascolto
Una
lamentela ricorrente di tante mamme? “Mio figlio non mi ascolta mai!”. Invece
l’idea dell’ascolto non ha a che fare con l’organizzazione. A mamma e papà non
deve importare di essere ascoltati o ringraziati dai figli, ma solo che questi
facciano la cosa giusta, da lavarsi le mani prima di cena a spegnere il
telefonino prima di andare a dormire. I figli ci chiedono di essere
pratici, non di sentirsi ripetere mille volte la stessa cosa.
8 Non chiedere il suo parere
A un bambino
non si chiede “A che ora vuoi andare a dormire?”, “Cosa vuoi mangiare per
cena?”, “Quando ti va di fare i compiti?” come se fosse un adulto in miniatura.
Il primo a non volerlo è il bambino stesso,
che ha bisogno di regole, non di prendere decisioni al posto di mamma
e papà.
9 Accompagnarlo all’autonomia
Un altro
punto critico? La preparazione dello zaino che, in molte famiglie, diventa un
esercizio di stile, ordine e organizzazione per fare bella figura con le
maestre. Peccato che, se lo zaino lo fa
la mamma, il bambino non diventerà mai autonomo nell’organizzazione del suo
impegno scolastico. E avrà sempre bisogno di aiuto. Stesso discorso per i
compiti, che sono affare esclusivo dei figli non della mamma, del papà o dei
nonni: gli adulti devono creare le condizioni di tranquillità e ordine affinché
il bambino possa lavorare tranquillo, ma non sedersi accanto a lui o, peggio,
sostituirsi.
10 Liberare gli adolescenti dal controllo
Man mano che
crescono i ragazzini si vogliono smarcare dal controllo materno e hanno bisogno
della figura paterna che, senza accudirli, faccia da sponda negoziando gli
orari, la paghetta o le uscite, creando la giusta resistenza che permetta allo
stesso tempo al figlio di fare i primi passi fuori dal
nido.
Il decalogo
è stato realizzato da Daniele Novara per il convegno CPP “Dalla parte dei genitori”
(13 aprile 2019 a Piacenza).
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