Oggi farò una rivoluzione da solo.
Benvenuti coloro che mi seguiranno. Mi immolerò nel fuoco. Se qualcuno troverà
lavoro allora il mio gesto non sarà stato inutile. Da otto anni ci hanno fatto
promesse menzognere. Io non appartengo a nessun partito politico. Voi
dimenticate i senza lavoro e assumete chi già possiede il necessario. Qui c’è
gente che non ha nulla. Nel Paese ci sono regioni relegate ai margini. C’è
gente che vive ma che in realtà è già morta. Perché dovrei attendere fino a
gennaio, febbraio oppure fino a marzo?
Smettiamola
per una buona volta. Fossimo seri
non ci sarebbe proprio nulla da festeggiare di questi tempi e non è certo
andasse meglio in quelli trascorsi. Festeggiare un anno che passa o un natale
che viene senza di noi non ha senso. Meglio scendere alla prima fermata del
treno che non va da nessuna parte. All’insaputa dei potenti e dei
distratti l’unico anniversario che dovremmo festeggiare è già passato e pochi
se ne sono accorti. Poi, senza preavviso, accade quello che non dovrebbe mai
succedere in questo mondo. Il
testamento che il giornalista tunisino Abderrazak Zorgui ha lasciato scritto
prima di immolarsi nel fuoco lo ricorda. Le parole sopra riportate ne sono un
estratto.
Il
senso del nome del giornalista, Abderrazak, significa ‘servitore di Colui che
provvede’ e il suo ultimo scritto è un grido buttato nel fuoco a Kasserine in
Tunisia. L’ultima rivolta nello stesso Paese era nata in circostanze simili. Le rivoluzioni tradite si trasformano presto
in cimiteri di cenere e sabbia. In quest’ultima si pensa che i
morti negli anni passati siano stati senza numero. Il progetto ‘Missing Migrants’ (Migranti Perduti) attesta la morte nel
continente africano, nei vari transiti e frontiere, di 6 mila 615 migranti.
Per l’anno scorso, nel nostro continente, si sono contati mille 386 decessi e
questo fa dell’Africa il continente più mortale per i migranti. Immolati alla
sabbia, ai sassi, alle malattie e soprattutto alle politiche.
Finiamola se ancora siamo in tempo. Fossimo in ascolto della sofferenza del
mondo avremmo da tempo cambiato il tipo di festa. I morti nel mare dell’anno
appena trascorso sono stati stimati ad almeno 2 mila e 260. Questo assicura al
Mediterraneo il triste primato di essere il mare più mortale del mondo. Più
morti dell’anno precedente malgrado ci siano state meno traversate del
mare. Conseguenza delle scelte
politiche dell’Europa dove si pagano gli aguzzini perchè in Libia facciano bene
il lavoro a loro richiesto. Arrestare, detenere, vendere, torturare e infine
buttare a mare prima che sia troppo tardi. Non lo si voleva sapere perché solo
si vede ciò che importa vedere. Esattamente come i campi di
concentramento nazisti o la ‘soluzione finale’ degli ebrei col genocidio
annunciato. Chi sapeva non parlava.
Come
per non lasciare dubbi in proposito, ancora l’Europa, ha stanziato qualcosa come 41,7 milioni di euro allo stato del
Niger a fine dicembre 2018. Il tema del controllo migratorio e della sicurezza
alle frontiere è al cuore delle prerogative europee. Gli altri
interessi sono subalterni al principale citato. Consolidare lo Stato, riforme,
politiche dell’educazione e la sicurezza alimentare completano il panorama dei
progetti da finanziare in fretta. Detto versamento completa quanto già
effettuato a suo tempo, che porta ad un totale di 92,7 i milioni di euro
sbloccati. Ormai più nessuno oserebbe negare che le migrazioni siano il
business più redditizio del Paese in questione.
La vera festa, superstite del naufragio, comincerà il giorno nel quale si apriranno
gli occhi dei ciechi, le orecchie dei sordi e il Dio che provvede troverà dei
bambini con cui giocare.
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