martedì 29 gennaio 2019

Animalisti e linguaggio: così "in bocca al lupo" diventa offensivo - Cristina Nadotti


Lo vediamo nel linguaggio quotidiano anche in Italia, dove animalismo e politically correct non sono al centro del dibattito come in Gran Bretagna. All'augurio "In bocca al lupo" sempre più spesso c'è chi risponde "viva il lupo", perché sperare nella morte di un animale non è più eticamente accettabile.

Ma se da noi chi ancora usa i detti popolari non si sente troppo in colpa nel dire "tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino", oppure "ho preso due piccioni con una fava", metafore che implicano comunque la brutta fine del felino e degli uccelli, in Gran Bretagna c'è chi ha studiato l'evoluzione del linguaggio determinata dalla crescita del veganesimo e dell'animalismo e chi ne ha fatto battaglie etiche.

La ricercatrice Shareena Hamzah, dell'università di Swansea, sostiene infatti che le frasi idiomatiche costruite sulla carne e prodotti animali stanno diventando obsolete perché "sono dissonanti con lo spirito della nostra epoca". Hamzah si riferisce soprattutto a espressioni com "bring home the bacon" letteralmente "portare a casa la pancetta", l'equivalente del nostro "portare a casa la pagnotta", frase idiomatica nella quale si legge assai bene anche la differenza tra la dieta mediterranea e le abitudini alimentari dei paesi del Nord Europa.

Lo studio e la riflessione della ricercatrice, ospitate sulla rivista The Conversation, argomentano che "le metafore basate soprattutto sulla carne, per quanto molto comuni nell'inglese, non sono più usate acriticamente e la crescente consapevolezza dei temi etici e ambientali stanno cambiando il linguaggio quotidiano e della letteratura".  Altre espressioni sottolineate dalla ricercatrice come destinate a sparire sono "flogging a dead horse" cioè "frustare un cavallo morto" , un po' come il nostro "menare il can per l'aia" per indicare che ci si ostina a fare qualcosa di inutile. E ancora "killing two birds with one stone", "uccidere due uccelli con una pietra" il nostro "prendere due piccioni con una fava", che sottolinea la differenza tra tecniche di caccia e prodotti agricoli a disposizione.

Quanto osservato sul piano linguistico dalla dottoressa Hamzah è in Gran Bretagna oggetto di azione e campagne di sensibilizzazione della Peta, l'associazione animalista "People for the Ethical Treatment of Animals“. L'organizzazione ha chiesto soprattutto agli insegnanti di far riflettere bambini e ragazzi sul pensiero sottinteso a certe espressioni e per promuovere l'uso di frasi idiomatiche che non si basino su immagini di violenza sugli animali.

2 commenti:

  1. Adoro gli animali ma ritengo che anche e soprattutto in questo campo non ci sia niente di più stupido e pericoloso delle censure politically stronzett. Il linguaggio si sta già impoverendo alla velocità della luce senza che qualche genialoide ci imponga di cancellare le centinaia di ricche e colorite espressioni derivate dal mondo animale. "Sciacallaggio" è una parola perfetta per rendere l'idea di ciò che si vuole dire, e gli sciacalli di sicuro sono innocenti, ma ancor più di sicuro non si offendono.

    p.s. Anch'io rispondo sempre Viva il lupo, ma solo perché mi pare più originale e più carino. E ai lupi voglio bene a prescindere. :)

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    1. secondo me un problema è quando per offendere si usa il paragone con un animale o con un malato, o con chi ha difetti fisici.
      per esempio quando a scuola qualche alunno apostrofa un compagno dicendogli sei un mongolo mi incazzo, e anche quando uno dice sei un asino mi sembra una cosa stupida, tradizione, ma come tante tradizioni si possono cambiare

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