Nella
piccola città in cui abito, Avigliana, a trenta chilometri da Torino, se
cammino a piedi nell’unico corso che attraversa tutto il paese, capita di
incontrare spesso belle persone.
Come ieri,
dopo l’arrabbiatura nell’attraversare, di un anziano abitante che non rispetta
la precedenza dei pedoni, e quasi mi investe sulle strisce, mi capita di incontrare
Moussa. Avevamo raccolto soldi per la terribile notizia della morte di sua
figlia piccola. Lui non aveva potuto andare al suo funerale. C’era stata una
bella gara di solidarietà: mi ricordo anche l’offerta di una signora anziana,
anonima, che manifestava così, con parecchi soldi, la sua vicinanza [leggi
anche Yako (Mi
dispiace, in Bambarà)]. Adesso Moussa
ha preso la terza media, ha il permesso di soggiorno, lavora presso una
cooperativa e partecipa ancora a spettacoli teatrali. Questa bella
iniziativa teatrale nata qualche anno fa attorno a un regista, Beppe Gromi, e
un gruppo di richiedenti asilo, diventati i Black Fabula.
Mentre
cammino verso la stazione incontro la sorridente donna della Malesia, sempre
molto dolce e con quell’aria svagata e fantasiosa che ho conosciuto in tanti
giorni di scuola. Yvonne, lavora in un
negozio di abbigliamento cinese, ormai da qualche anno. Suo figlio fa la quarta e vivrà tra il
mondo della madre e quello del padre, italiano. Un bel retroterra ricco di
esperienze, anche con il bagaglio della mamma che parla correntemente
inglese e francese, ed è sempre molto ricca di fantasia.
Dopo il
negozio di panetteria dove compro dei grissini ad acqua, artigianali, chiamati
“ rubata” buonissimi, faccio ancora pochi passi e mi ritrovo a salutare
calorosamente una bravissima amica fotografa, che con le sue splendide immagini
segue gli spettacoli dei Black Fabula, ma anche quelli di cantanti importanti e
famosi. Nella mattina incerta e nuvolosa ha una bella luce negli occhi
Quando vado
all’ufficio postale, per ritirare dei pacchi, mi saluta una donna marocchina
che è venuta a scuola per qualche anno, con molta voglia di imparare, che
cercava di trovare il tempo nonostante tre figli da seguire.
Vicino c’è la mia scuola, la sede del
Cpia, dove ci sono i corsi per adulti stranieri, al pomeriggio. Dovrebbero riconoscere a quel luogo il
valore di importante presidio culturale, perché degli adulti che hanno
subito gravi danni dalla guerra o dalla povertà, vengono tutti i giorni a
scuola a imparare l’italiano, a incontrarsi con altri amici, a dimostrare la
volontà di migliorare e cambiare il proprio destino:
come fecero i nostri nonni, andando a lavorare all’estero o venendo nel Nord dell’Italia, dove c’erano le fabbriche.
da qui
come fecero i nostri nonni, andando a lavorare all’estero o venendo nel Nord dell’Italia, dove c’erano le fabbriche.
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