Nei giorni
scorsi l’aria di Sarroch (CA) è stata appestata ancora una
volta.
Ancora una
volta fumi e miasmi dagli impianti
della raffineria Saras s.p.a., che
nell’homepage del suo sito internet si premura di
ricordare che “SARAS fa parte de ‘I 200 del FAI’, un gruppo di generosi
mecenati che, insieme alle loro aziende, sostengono il FAI – Fondo
Ambiente Italiano nella missione di tutela, cura e valorizzazione del
patrimonio storico, artistico e ambientale del nostro Paese”.
Non è una
novità, è capitato
tante volte.
Ma la situazione
ambientale e sanitaria di Sarroch è molto più grave di quanto possa
testimoniare il coraggioso messaggio del 10 marzo scorso
sulla pagina
Facebook del Comune di Sarroch: “Buongiorno. Informiamo i
cittadini che abbiamo segnalato alla Saras che nell’abitato si avverte un odore
di H2s proveniente dall’agglomerato industriale che crea disagio ai cittadini
richiedendo interventi immediati per far cessare il disagio. Il sindaco”.
A parte il
maltrattamento della lingua italiana e della punteggiatura, nemmeno una pallida
ipotesi di emanazione di ordinanza sindacale contingibile e urgente per
ragioni di sanità pubblica, come prevede la legge (art. 54,
comma 4°, del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i.).
Nulla del
genere, solo una richiesta da rapporti condominiali di
buon vicinato.
Per il
resto silenzio da parte di amministratori pubblici e
residenti sulle cose davvero
rilevanti.
I 75
bambini delle scuole elementari e medie di Sarroch (CA) costituenti il
campione della ricerca “presentano incrementi significativi di danni
e di alterazioni del Dna rispetto al campione di confronto estratto dalle aree
di campagna” (Burcei, in Provincia di Cagliari).
Questo è uno
dei passaggi fondamentali
della ricerca svolta da otto ricercatori di assoluta fama
internazionale (Marco Peluso, Armelle Munnia, Marcello Ceppi, Roger W. Giese,
Dolores Catelan, Franca Rusconi, Roger W.L. Godschalk e Annibale Biggeri) e
pubblicata nel 2013 sulla
prestigiosa rivista internazionale di epidemiologia dell’Università di
Oxford “Mutagenesis”.
Risultati
altamente preoccupanti (a tacer oltre) “in linea con quelli ottenuti da
altri studi simili come quelli compiuti alla centrale termica di Taichung in
Taiwan e a Pancevo,
dove si trova il più grande polo petrolchimico della Serbia”, due fra i
siti più conosciuti dagli epidemiologi quali luoghi a rischio di neoplasie e
altre malattie provocate dall’inquinamento atmosferico.
Ancora.
“Quattordici
casi di tumore al sistema emo-linfatico su 5.500
residenti. Le leucemiecolpiscono a Sarroch il 30
per cento in più al resto della Sardegna e potrebbero
esser collegate al benzene distribuito nell’aria dalle grandi
industrie a stretto contatto con case e palazzine” (L’Unione
Sarda, 29 novembre 2014).
Eppure su
queste cose tacciono tutti, anzi talvolta si offendono
in difesa del buon nome del paese.
Al massimo
un “Sarrochese indignato”, rigorosamente anonimo, si chiede
sulle colonne de L’Unione Sarda (edizione del 10 marzo 2018) dove siano le
associazioni ambientaliste davanti al suo povero naso offeso dal “tanfo
di uova marce”.
Il Gruppo
d’Intervento Giuridico onlus svolge il proprio ruolo di associazione
ecologista con documentate denunce nelle sedi
opportune e con attività di
sensibilizzazione.
Ma tutto
questo serve a poco se non cambia l’atteggiamento di chi a Sarroch vive e
opera.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
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