la
petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui
E’ davvero
difficile capire per quali motivi a livello nazionale non si prenda in
considerazione la produzione energetica fotovoltaica diffusa sui tetti e si
privilegiano i grandi impianti eolici e fotovoltaici per sopperire alle reali
esigenze energetiche del Bel Paese.
Ancora nei
giorni scorsi (10 giugno 2025) l’associazione ecologista Gruppo
d’Intervento Giuridico (GrIG) ha presentato l’atto di opposizione al rilascio
della concessione demaniale marittima trentennale per la realizzazione della
centrale eolica offshore proposta dalla società pugliese Wind
Alfa s.r.l. nel mare del Sulcis, davanti alle coste di Nebida (Iglesias), Carloforte,
Gonnesa e Portoscuso.
63 “torri”
eoliche (potenza 15 MW) alte centinaia di metri sul livello del mare, per
complessivi 945 MW di potenza, un sistema di accumulo a terra di 360 MWh, due
sottostazioni elettriche galleggianti, cavidotti da 380 kv con approdo a terra
nella zona demaniale di Portovesme. La richiesta di concessione riguarda
zone demaniali (ZD), specchi acquei (SP) nel mare territoriale, specchi acquei
(SP) oltre il limite del mare territoriale.
Sono stato
coinvolti la Capitaneria di Porto di Cagliari, la Presidenza del Consiglio dei
Ministri, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, la Regione
autonoma della Sardegna, i Comuni di Iglesias, Carloforte, Gonnesa, Portoscuso.
Il GrIG ha
chiesto il diniego del rilascio della concessione demaniale marittima, vista
l’assenza dello svolgimento del procedimenti di valutazione ambientale strategica
(V.A.S.), di valutazione d’impatto ambientale
(V.I.A.), l’assenza
della benchè minima considerazione degli impatti cumulativi derivanti dai
numerosi analoghi progetti di centrali eoliche offshore presentati
nella medesima area marina.
Sarebbe
semplicemente assurdo in queste condizioni consegnare per quattro soldi
migliaia di chilometri quadrati di mare a un soggetto privato, che può
escludere (o ammettere a pagamento) pesca, transito commerciale e da diporto e
qualsiasi altro libero utilizzo del mare.
Inoltre, la
concessione demaniale marittima richiesta dovrebbe riguardare estesi specchi
acquei di mare oltre i limiti territoriali in assenza di una definita Zona Economica Esclusiva (ZEE) concordata a livello
internazionale con gli altri Stati rivieraschi del Mediterraneo occidentale
(Spagna, Algeria, Tunisia), come richiesto dalla Convenzione internazionale
dell’O.N.U. sul diritto del Mare (UNCLOS).
Ebbene, si
tratta soltanto dell’ultima azione effettuata per contrastare la speculazione energetica in una situazione di assenza
di reale pianificazione in materia e di vero e proprio Far West che
fa comodo soltanto a chi vuol guadagnare in carenza di regole efficaci.
Il rapporto
virtuoso fra transizione energetica dalle fonti fossili
tradizionali (petrolio, gas naturale) alle fonti rinnovabili (sole, vento,
acqua) e tutela del territorio è senz’altro complesso, ma è tutt’altro che
impossibile da realizzare.
In tutto il
territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi
impianti presentate
a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 marzo 2025 risultano
complessivamente ben 6.070, pari a 355,03 GW di potenza, suddivisi in
3.857 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per
153,54 GW (43,25%), 2.030 richieste di impianti di produzione
energetica da fonte eolica a terra per 108,42 GW (30,54%) e 132 richieste
di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 89,96 GW
(25,34%), mentre sono ben poche (complessivamente 51 per complessivi 3,12 MW,
lo 0,88%) le richieste per impianti idroelettrici, geotermici e da biomasse,
cioè circa 4,7 volte l’obiettivo previsto a livello europeo.
Caso
particolare è quello della Sardegna, in quanto si tratta di un sistema
semi-chiuso, con soli due (saranno tre nei prossimi anni) collegamenti con
il sistema elettrico della Penisola.
In Sardegna
le istanze di connessione di nuovi
impianti presentate
a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 marzo 2025 risultano
complessivamente 729, pari a 54,40 GW di potenza, suddivisi in
470 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per
19,72 GW (36,25%), 225 richieste di impianti di produzione energetica
da fonte eolica a terra per 15,65 GW (28,77%) e 33 richieste di impianti
di produzione energetica da fonte eolica a mare per 19,02 GW
(34,97%), una sola richiesta per centrale idroelettrica per 0,01 GW (0,01%).
54,40 GW
significa più di 25 volte gli impianti oggi esistenti in Sardegna. Risultano
installati (2023) impianti energetici a combustibili fossili per MW 2.365 di
potenza installata e impianti energetici da fonti rinnovabili per MW
3.660. La produzione energetica a intermittenza degli impianti
rinnovabili fa si che, pur avendo una potenza installata ben superiore,
producano meno gigawattora (GWh).
Qualche
sintetica considerazione sulla speculazione energetica in
corso in Italia è stata svolta autorevolmente dalla Soprintendenza
speciale per il PNRR, che, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in
modo chiaro e netto: “… è in atto una complessiva azione per la
realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile
(fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) … tanto da prefigurarsi
la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con
impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il
fabbisogno … previsto … a livello nazionale, ove le richieste di connessione
alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo
valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota
Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024)”.
Qui siamo
alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione
economico-sociale, alla sostituzione identitaria.
Ritorniamo
alla domanda iniziale: perché non si prende in considerazione la produzione
energetica fotovoltaica diffusa sui tetti e si privilegiano i grandi impianti
eolici e fotovoltaici?
Così come
indicato dal quadro normativo, in tutta Italia, fra le aree idonee dovrebbero
esser individuate le zone industriali e quelle già degradate, mentre dovrebbe
esser privilegiata e incentivata la soluzione relativa al posizionamento di
pannelli fotovoltaici sui tetti di edifici pubblici, capannoni, aziende, edifici
privati, ecc.
Sarebbe più
che sufficiente per le necessità energetiche nazionali.
Si rammenta
che lo studio ENEA pubblicato sulla Rivista Energies (N. Calabrese,
D. Palladino, Energy Planning of Renewable Energy Sources in an
Italian Context: Energy Forecasting Analysis of Photovoltaic Systems in the
Residential Sector, 27 marzo 2023) afferma che per sopperire ai
fabbisogni energetici dell’intero patrimonio residenziale italiano basterebbe
realizzare pannelli fotovoltaici sul 30% dei tetti a uso abitativo.
L’I.S.P.R.A.
afferma e certifica (vds. Report Consumo di suolo, dinamiche
territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023, Report n. 37/202)) che è molto ampia
la superficie potenzialmente disponibile per installare impianti
fotovoltaici sui tetti, considerando una serie di fattori che possono
incidere sulla effettiva disponibilità di spazio (presenza di comignoli e
impianti di condizionamento, ombreggiamento da elementi costruttivi o edifici
vicini, distanza necessaria tra i pannelli, esclusione dei centri storici).
Dai
risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da 757 a
989 km quadrati. In sostanza, si spiega, “ipotizzando tetti piani e la
necessità di disporre di 10,3 m2 per ogni kW installato, si stima una potenza
installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW”. A questa
potenza, evidenziano i ricercatori dell’ISPRA, si potrebbe aggiungere quella
installabile in aree di parcheggio, in corrispondenza di alcune
infrastrutture, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate; “ipotizzando
che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si
può concludere che, sfruttando gli edifici disponibili, ci sarebbe posto
per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW”.
Qui la stima ISPRA 2023, suddivisa per superfici utili per
ogni Comune italiano.
Ulteriore
elemento produttivo – finora non adeguatamente preso in considerazione – è
individuabile nella realizzazione di pannelli
fotovoltaici lungo le principali arterie stradali (autostrade, superstrade)
Energia
producibile senza particolari impatti ambientali e conflitti sociali.
Energia
producibile in modo diffuso, democratico, più facilmente controllabile dalle
popolazioni interessate.
Forse, la risposta
alla domanda è proprio qui: tale produzione energetica danneggerebbe i grandi
produttori, compresi quelli di proprietà pubblica.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
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