La loro
foresta ancestrale viene già distrutta dall’estrazione di nichel,
ma nei prossimi giorni il governo indonesiano annuncerà la costruzione di una
fabbrica di batterie per auto elettriche sull’isola di Halmahera, la
maggiore dell’arcipelago delle Molucche. Ma questo, denuncia Survival
International, significherà “una catastrofe per i circa cinquecento Hongana
Manyawa”, il popolo incontattato che vive sull’isola. Il progetto porterà a
realizzare il primo ecosistema integrato al mondo per la produzione di batterie
per auto, perché l’intero processo – dall’estrazione alla raffinazione del
nichel, fino alla realizzazione delle batterie – avverrà su Halmahera. Valore:
6-7 miliardi di dollari. Anche Catl, il più grande produttore
al mondo di batterie per veicoli elettrici, dovrebbe diventare partner della
joint venture che realizzerà la nuova fabbrica. Rifornisce, tra gli
altri, Volkswagen, Tesla, Stellantis, Ford, BMW e Mercedes
Benz. Ma tutto accade a poco più di un mese dall’inchiesta che Mediapart ha realizzato insieme
al giornale indonesiano Narasi e al settimanale tedesco Der Freitag,
denunciando che la direzione della miniera indonesiana di Weda Bay
Nickel, di cui è co-proprietario il gruppo minerario francese Eramet, da
anni nasconde incidenti gravi e contaminazioni dei corsi d’acqua.
La più
grande miniera al mondo di nichel – Halmahera, infatti, ospita già la più grande
miniera al mondo di nichel, che ha distrutto ampie aree di foresta sull’isola.
Il sito in cui molto probabilmente verrà costruito la nuova fabbrica di
batterie è a meno di 20 chilometri dal luogo in cui, nel 2023, due Hongana Manyawa vennero filmati mentre
intimavano a un bulldozer di stare alla larga dal loro territorio. Quasi la
metà di quell’area, infatti, si sovrappone già a concessioni minerarie, come
raccontato da Survival International nel rapporto ‘Driver to
the edge’. “Questo annuncio è una sentenza di morte per gli Hongana Manyawa
incontattati. Le concessioni per l’estrazione di nichel si estendono già sul
40% del loro territorio” commenta la direttrice generale di Survival
International, Caroline Pearce. Tesla ha affermato di stare
studiando “la necessità di stabilire una zona interdetta alle attività
minerarie (no-go zone) per proteggere i diritti umani e indigeni, in
particolare quelli delle comunità incontattate” in Indonesia.
La denuncia – La compagnia che gestisce la
miniera Weda Bay Nickel, invece, la francese Eramet, secondo le
ultime rivelazioni sarebbe a conoscenza da oltre dieci anni dei gravi rischi
che le sue attività comportano per i Hongana Manyawa. “Alcuni documenti
trapelati dalla miniera – racconta Survival – rivelano che la compagnia
francese è a conoscenza del fatto che le sue attività minerarie possono avere
un impatto sull’esistenza degli Hongana Manyawa, ma liquida questa
eventualità come ipotetica e irrilevante”. Il nuovo progetto porterà alla
devastazione delle case e dei mezzi di sussistenza degli Hongana Manyawa, ma
metterà a rischio “anche il loro cibo, il loro riparo, le loro medicine e la
loro stessa identità. Ucciderà intere famiglie hongana manyawa – aggiunge
Pearce – che vivono e si prendono cura di quell’isola e delle sue foreste da
innumerevoli generazioni. Ma ora vengono distrutti nel nome di una presunta
strategia sostenibile per combattere i cambiamenti climatici”.
Dove si
fanno scelte diverse in nome del turismo – La notizia, tra l’altro, arriva a sole due
settimane dalla decisione del presidente Prabowo Subianto di
cancellare invece quattro concessioni per l’estrazione di nichel nelle vicine
isole di Raja Ampat. La ragione? Il timore che l’attività mineraria
possa danneggiare la fiorente industria turistica. “Il governo
indonesiano ha dimostrato di essere pronto a fermare l’estrazione di nichel per
salvare il turismo – spiega Pearce – ora deve farlo anche per fermare una
scioccante violazione dei diritti umani. Se agirà immediatamente, stabilendo
una zona interdetta alle attività minerarie nel territorio degli Hongana
Manyawa, può impedire il loro sterminio”.
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