Bollette più alte e nuove centrali a gas per
soddisfare la fame d’energia di Meta,
il colosso tech di Mark Zuckerberg. La multinazionale sta
costruendo un gigantesco data center in Louisiana,
nelle campagne di Holly Ridge (una vasta area rurale nel nord-est dello stato).
Sono infrastrutture strategiche per Big Tech: i data center contengono migliaia di server che,
a loro volta, effettuano miliardi di calcoli al secondo, lavorando
senza sosta. È il “cervello” dell’intelligenza artificiale, che se ne
serve per eseguire i compiti che gli vengono commissionati o, più banalmente,
per fornirci le risposte richieste. Ma proprio perché i computer lavorano
ininterrottamente in condizioni normali si surriscalderebbero; dunque, per
evitare guasti tecnici, vanno raffreddati artificialmente (ad
esempio, tramite aria condizionata industriale ad
alta potenza). Bisogna poi alimentare la potenza di calcolo e sostenere i costi
energetici relativi ai sistemi d’illuminazione o di sicurezza
dell’infrastruttura. In definitiva, il fabbisogno complessivo di
energia dei data center è già di per sé molto elevato.
Ma Zuckerberg vuole costruire un arcipelago informatico che si estenderà
su 370.000 metri quadrati (a grandi linee, un’area coperta da
cinquantadue campi di calcio regolamentari). E secondo le stime di una Ong
locale, Alliance for Affordable Energy, avrà bisogno del doppio
dell’energia di cui vive New Orleans, una
città che conta quasi quattrocentomila abitanti. Per l’approvvigionamento
energetico dell’infrastruttura Meta ha siglato un accordo con Entergy
Louisiana, il principale fornitore di elettricità dello Stato. Secondo l’Alliance
for Affordable Energy il data center – dunque, un solo edificio –
consumerebbe il 25% dell’elettricità che attualmente Entergy eroga per case,
scuole, fabbriche, ospedali e negozi lungo tutto il territorio della Louisiana.
Questo significa che, per “sfamare” Meta, Entergy dovrebbe aumentare di
un quarto la quantità d’energia che fornisce attualmente. Ma i costi potrebbero ricadere
sulla popolazione dello Stato. E anche se il progetto è ancora ad uno
stato embrionale già sono arrivati i primi rialzi in bolletta.
La partnership tra la multinazionale e Entergy, infatti, prevede la
costruzione di tre nuove centrali a gas e una linea di
trasmissione. Tuttavia, Meta si è impegnata a coprire i costi delle tre
centrali solo per i primi 15 anni (il progetto è spalmato su
30 anni). Se a metà del percorso l’azienda dovesse disinvestire, abbandonare il
sito o ridurre le attività Entergy Louisiana si dovrebbe far carico del resto
dei costi. Attingendo fondi dai suoi clienti, i cittadini dello Stato. Inoltre
l’accordo con Meta non è stato allargato alla linea di trasmissione; se n’è
dovuta occupare Entergy, finanziandone la costruzione con un aumento di
1,66 $ in bolletta. La cifra di per sé non è consistente, ma va calata in
un quadro più ampio segnato da rialzi continui (dal 2018, +90%). Tuttavia, può
essere un’importante iniziativa per rilanciare un’area economicamente depressa:
Meta promette 500 posti di lavoro con stipendi medi di 82.000
dollari. Ma i data center, lamentano alcune associazioni locali, sono
strutture fortemente automatizzate, che richiedono poco personale stabile.
Molti impieghi sono temporanei (limitati alla costruzione
della struttura) o a scarsa qualificazione (sicurezza, pulizie). Eppure il
governo statale, guidato da Jeffrey Martin Landry –
un trumpiano di stretta osservanza – ha fatto di tutto affinché Meta
investisse, riscrivendo leggi urbanistiche, abolendo
l’obbligo di aste pubbliche per vendere terreni di proprietà dello Stato e
modificando le regole relative agli incentivi per la banda larga –
circoscrivendoli ai data center.
La vicenda apre uno squarcio sul grande tema dei costi energetici (e ambientali)
di questa rivoluzione industriale. In Kentucky una compagnia
elettrica sta progettando nuove centrali a gas per alimentare data center che,
almeno per il momento, ancora non esistono. L’intelligenza artificiale è vorace d’energia.
E all’aumentare dell’intelligenza – sulla scia dei progressi tecnologici in
questo campo – cresce la sua “fame”. Compresi i costi per placarla. È il prezzo
del progresso, sibilano gli esegeti della quarta rivoluzione industriale. Ma ne
può derivare un problema, e anche molto serio, se, da ultimo, a pagarlo saranno
l’ambiente e i cittadini comuni.
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