La vedetta antincendio in Sardegna merita la dedica di un articolo tutto per lei, per un motivo molto semplice: perché rischia l’estinzione.
Anni fa, la Regione Sardegna, punta da quella che l’antropologo Placido
Cherchi, nel corso di un convegno sugli incendi in Sardegna, nei primi anni del
2000, definì la sindrome di Talos, l’automa di bronzo dell’antica Creta,
simbolo della sudditanza psicologica nei confronti della tecnologia, acquistò
un costosissimo apparato di telerilevamento degli incendi, con l’ipotesi di
sostituire la vedetta “umana”.
* La questione finì in una lunga causa giudiziaria non ancora definita e ancora
oggi, di tanto in tanto, l’eco di quella contesa rimbalza nei media, con
sospetti adombrati di chissà quali interessi politici, con richiami alla
famigerata “industria del fuoco”, come se essa potesse essere alimentata dal
lavoro dato a qualche vedetta piuttosto che dall’acquisto di apparecchi che
costano un occhio della testa.
Ma una cosa, da addetto ai lavori, a prescindere dall’esito di quella causa
giudiziaria, me la sento di dire a prescindere.
Che la vedetta “umana”, almeno per il momento, è insostituibile. E credo che lo
sarà per molto tempo ancora.
Le vedette sono nella maggioranza operai dell’Ente Foreste (ora Forestas)
scelti per la loro conoscenza del territorio. Conoscono ogni località, ogni
casolare, strade, terreni, corsi d’acqua, coste, montagne e asperità, nonché i
loro riferimenti topografici.
Un giorno la vedetta avvistò del fumo. Mentre la pattuglia si recava sul posto,
la vedetta forniva informazioni sull’andamento di quello che stava diventando
un vero e proprio incendio. Dal colore si poteva risalire al tipo di
vegetazione bruciata, dall’inclinazione della colonna di fumo si poteva
prevedere il comportamento che l’incendio stava prendendo, sulla base dei
diversi fattori predisponenti, la morfologia del territorio, la tipologia della
vegetazione, l’insolazione, il vento.
La pattuglia a tutta velocità, da lontano, vedeva la colonna del fumo che stava
crescendo, ma non sapeva quali strade prendere. La vedetta allora gli indicò la
strada poderale più breve. La pattuglia trovò la strada sbarrata da un pesante
cancello, come si usa in Gallura per non far scappare il bestiame. La chiave
del lucchetto, spiegò la vedetta, ziu Antoni la mette sotto la pietra che c’è
li vicino.
Ora ditemi quali sistemi elettronici di rilevamento possano sostituire un
servizio simile.
Purtroppo l’elemento umano, nella nostra civiltà sempre più virtuale e sempre
più dominata dalla tecnologia, sta perdendo valore.
Assumere vedette brave nel loro mestiere “alimenta” il clientelismo e
l’industria del fuoco.
Costosissimi, quanto inutili apparati tecnologici, invece no.
Ed infatti le vedette storiche dell’antincendio, quelle che ti sapevano dire
che ziu Antoni, in quella data ora, era allo stazzo governando il bestiame e ti
poteva dare una mano, un attrezzo, una bottiglia di acqua fresca, una dietro
l’altra se ne stanno andando in pensione, e non vengono rimpiazzate perché, si
sa, assumere gente costa soldi, e c’è la crisi.
E su focu andendi.
*”Secondo autorevoli fonti interne, il costosissimo sistema non superò il
collaudo, risultando negativo, e la Regione non lo prese in carico.” Questa
frase, suggerita dopo la seconda stesura del pezzo dall’Ex Comandante del Corpo
Forestale Dr. Delogu in questo stesso sito (“Fiorenzo, una specifica: Non c’è
stato il “collaudo del Corpo Forestale” nè la Regione “ricusò…”. Semplicemente,
il collaudo fu negativo e le attrezzature non vennero prese in carico dalla
Regione), è stata contestata come non veritiera da Giuseppe Cocco, secondo cui
non è vero che il sistema Teletron non ha superato i collaudi. Ne prendiamo
atto riportando entrambe le opinioni.
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