Nonostante il riscaldamento
globale (provocato dai nostri dissennati stili di
vita) ci stia letteralmente soffocando, noi continuiamo come prima e
peggio di prima. Accendiamo energivori
condizionatori che sputano tutto il caldo
nell’ambiente, (ovvio che per anziani, malati o disabili è
necessario, ma per tutti gli altri è davvero necessario?); sprechiamo quel poco
di acqua rimasta riempiendopiscine private o lavando
i nostri affezionati e sfavillanti Suv.Andiamo ovunque
con l’auto attaccata
al sedere, che sia lontano in vacanza, o al bar a 200 metri di
distanza, perché non è mica possibile camminare, pedalare, prendere
il treno o il bus con questo caldo. Roba da sfigati, poveracci, immigrati
africani. Noi siamo gente benestante, lavoratori perbene, e vogliamo
sudare e faticare solo in palestra. Poi, visto che in auto con l’aria
condizionata si sta davvero bene, anche quando l’auto è ferma, lasciamo il
motore acceso e ci godiamo il fresco.
Ieri, girando in bici coi miei
figli per le strade di Faenza, in dieci minuti ho visto almeno
cinque auto ferme col motore acceso. Dentro, gente che stava beata a
guardare lo smartphone o chiacchierare (sarebbe pure illegale, ma chi mai multerebbe
dei poverini che inquinano l’aria comune per godere di un po’ di fresco
privato? I vigili non sono mica così duri di cuore!).Se il riscaldamento
globale è causa nostra, almeno soffriamolo sulla nostra pelle, dico io. E
invece no, tutti a spender soldi per ricrearsi un fresco privato
e artificiale che riscalda ancor più l’ambiente di tutti. Mi deprimo.
Anche ai bimbi vengono i dubbi, mio figlio Giona perplesso mi chiede: “È
proprio vero che l’uomo è un essere intelligente? A me sembrano più intelligenti
tutti gli altri animali“. Cosa dovrei rispondergli?
Non solo non siamo
intelligenti, ma abbiamo perso di vista anche l’istinto di sopravvivenza della
specie.I dati sono sconfortanti: il 2 agosto 2017 abbiamo superato il limite
massimo di sfruttamento delle risorse del nostro pianeta per l’anno in corso (Global
footprint network). Da questo momento inizia il nostro debito ecologico
annuale. Debito che inizia ogni anno sempre prima. Venti anni fa questo
accadeva l’otto ottobre. In una società razionale e intelligente, il limite
massimo di sfruttamento delle risorse dovrebbe ovviamente coincidere con il 31
dicembre di ogni anno. La cosa più triste è che questo sfruttamento intenso e scriteriato delle
risorse globali avviene unicamente per
sostenere lo stile di vita di appena il 20 per cento della popolazione, quella
minoranza che provoca il riscaldamento climatico ma che vuole acqua e fresco a
tutti i costi.Uno stile di vita folle e viziato, ma che sembra intoccabile.
Chi
chiede un po’ di sobrietà perde voti e consenso.
L’esempio dell’acqua è lampante. La siccità morde, i laghi si prosciugano, ma la
sindaca grillina di Roma (sbaglio o i grillini un tempo erano ambientalisti?)
si oppone fieramente al razionamento dell’acqua. Dopo il
classico compromesso, viene ridimensionato sulla carta il disastro ambientale a
cui va incontro il lago di Bracciano ma, nella realtà, il
disastro resta e il lago si prosciuga. Dice Luca Mercalli, in un’intervista a Famiglia Cristiana (n. 32): “L’emergenza non ci sarebbe stata se da
aprile, quando abbiamo lanciato l’allarme siccità, si fosse razionata anche
solo di un’ora l’acqua nelle ore notturne. Detto questo, è chiaro che la
manutenzione delle tubature va fatta”.
Negli
acquedotti romani, infatti, su
cento litri immessi in rete, 44 si perdono per strada.
Il resto dell’Italia non è messa meglio. Le priorità dovrebbero essere: manutenzione delle rete idrica, depurazione
e recupero delle acqua reflue (almeno per l’agricoltura),
razionamento dell’acqua, divieto di sprechi, e aumento delle tariffe in
modo progressivo, oltre una certa soglia di litri procapite. Chiudere infine gli
assurdi e stramaledetti allevamenti intensivi,
sensibilizzando la gente a ridurre (se non eliminare) carne e latticini
dalla dieta. Non fa mai male, infatti, ricordare che per produrre un chilogrammo di carne bovina servono 15.440 litri d’acqua.
Sobrietà e intelligenza, anche
nelle costruzioni: la maggior parte delle case (e ci metto anche il nostro
piccolo appartamento in affitto) sono dei forni insensati. Il cemento ha
un’alta trasmittanza termica. Se il clima è già cambiato, dobbiamo imparare a
conviverci. E conviverci vuol dire anche ristrutturare le case con materiali naturalmente isolanti.
Ristrutturare dico, e non costruire ex novo (neppure se in bioedilizia), perché
di terreno ne abbiamo già consumato abbastanza.
Solo alberi, d’ora in poi, nel suolo possiamo
piantare. Per rinfrescarci tutti e sperare in un futuro.
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