Un nuovo disastro ambientale per il Brasile e
per l’intera Terra è in dirittura d’arrivo.
Fra moltissime proteste,
fra cui quelle della Chiesa brasiliana, il Presidente brasiliano Michel
Temer ha firmato nei giorni scorsi l’abolizione della National
Reserve of Copper and Associates (Renca), area naturale
protetta estesa oltre 46 mila chilometri quadrati di foresta amazzonica fra
gli Stati di Amapa e Parà.
Il motivo è semplice: l’apertura di miniere d’oro e di rame.
Si avvicina un vero e proprio disastro ambientale.
L’ennesimo ai danni delle foreste pluviali
tropicali della Terra.
Gruppo d’Intervento
Giuridico onlus
da La Stampa, 25 agosto 2017
Via libera del governo Temer alle trivelle nell’area protetta di Renca:
“Faremo ripartire il Paese”. Gli ambientalisti: “Sarà una catastrofe”. (Lidia
Catalano)
Un’immensa riserva naturale dell’Amazzonia si prepara a diventare nuova
terra di conquista dei cercatori d’oro. Il via libera porta la firma del presidente
brasiliano Michel Temer, che mercoledì ha abolito la National Reserve of Copper
and Associates (Renca), aprendo la strada alle trivellazioni in un’area ricca
di minerali e metalli preziosi che si estende per oltre 46mila chilometri
quadrati, a cavallo degli Stati settentrionali di Amapa e Para. «La misura
punta ad attrarre investimenti nel Paese e a creare nuovi posti di lavoro, nel
rispetto della sostenibilità ambientale», ha dichiarato in un comunicato il
ministero per l’Estrazione e l’Energia, precisando che nove aree della riserva,
incluse quelle abitate dalle popolazioni indigene, «continueranno ad essere
tutelate».
L’ira degli ambientalisti
Ma le rassicurazioni non sono bastate ad alleviare i timori degli
ambientalisti, secondo cui l’attività di estrazione mineraria nella zona
porterebbe a «esplosioni demografiche, deforestazioni, distruzione delle
risorse idriche, perdita di biodiversità e creazione di conflitti
territoriali». Secondo un recente rapporto del Wwf, la principale area di
interesse per l’estrazione di rame e di oro si trova proprio in una delle aree
protette, la Riserva Biologica di Maicuru, «popolata da comunità indigene di
varie etnie che vivono in isolamento» e una corsa all’oro nella regione
potrebbe «creare danni irreversibili a queste culture». «È più grande attacco
all’Amazzonia degli ultimi 50 anni – ha denunciato il senatore dell’opposizione
Randolfe Rodrigues – neppure la dittatura militare o la costruzione
dell’autostrada trans-Amazzonica riuscirono a produrre una tale devastazione».
Secondo i dati dell’Inpe, l’Istituto di ricerca sull’Ambiente brasiliano,
tra agosto 2015 e luglio 2016 sono andati perduti circa 8000 chilometri quadri
di foresta Amazzonica, pari a oltre cinque volte l’area di Londra. Nell’arco di
appena dodici mesi il tasso di deforestazione è cresciuto del 29 per cento: per
ritrovare cifre simili bisogna tornare al 2008. Il governo Temer assicura che
le trivelle saranno autorizzate ad operare soltanto in un’area pari al 30 per
cento del’ex riserva naturale, la cui superficie totale supera per estensione
la Danimarca. Fondata nel 1984 sotto l’allora dittatura militare, la riserva di
Renca fu nominata area protetta per consentire le estrazioni minerarie solo
alle compagnie di Stato. Il governo brasiliano ha accompagnato il cambio di
passo con la promessa che l’apertura ai privati dopo 33 anni di interdizione
«porterà enorme ricchezza nel Paese e contribuirà ad estirpare le attività di
estrazione illegale in Amazzonia».
Ma secondo gli ambientalisti e l’opposizione la mossa rientra
nell’aggressiva strategia di sfruttamento delle risorse minerarie messa in
campo da Temer. Il presidente – su cui pende una pesante accusa di corruzione
nell’ambito di un’inchiesta che ha già portato in carcere dirigenti statali e
delle principali multinazionali brasiliane del settore petrolifero – ha infatti
in programma di dare il via libera alle trivellazioni di compagnie nazionali e
straniere in 20.000 siti minerari distribuiti in 400 parchi nazionali.
«Lula da Silva and Dilma Rousseff erano molto più attenti a salvaguardare
il nostro patrimonio naturale», lamentano gli attivisti, mentre il governo
insiste sull’importanza di questa spinta per trascinare il Brasile fuori dalla
più grave crisi economica dell’ultimo secolo. «Nessuno ignora l’importanza
dell’attività mineraria per risollevare il Paese», è la replica di Michel de
Souza, coordinatore di Wwf Brasile. «Ma se il governo tirerà dritto senza
valutare le conseguenze sull’ambiente e sulle comunità locali andremo incontro
a una catastrofe annunciata».
Nessun commento:
Posta un commento