Il testo che segue è giunto il redazione come lettera. Dopo averlo
letto, abbiamo pensato di pubblicarlo come editoriale. Ne abbiamo apprezzato la
pacatezza, l’assenza di retorica, la volontà di costruire. Ci auguriamo che
quanto scrivono Carlo Cotza e il gruppo di lavoro CoruBirde non cada nel vuoto. Le pagine di Sardinia
Post sono aperte a chiunque
voglia intervenire.
Ogni giorno alle tre del
pomeriggio, quando esco dal mio ufficio di Dolianova, mi guardo sempre intorno, alla ricerca
di segnali di incendio. Il 31 luglio ho visto una colonna di fumo in direzione Arbus – Gonnosfanadiga e,
purtroppo, non mi sono sbagliato. Ho rivisto il film dell’incendio di tre anni
fa, la sensazione è stata subito che si trattasse della stessa cosa, delle
stesse proporzioni, forse anche degli stessi autori. Probabilmente mi sbaglio,
spero di sì, ma adesso questo non importa: perché sono passati tre anni da
quell’incendio, ma gli anniversari ormai non si contano.
Le persone che inorridiscono davanti al fuoco distruttore sembrano
essere sempre di più: persone pensanti e ambientaliste pronte, da un lato, a
scendere in piazza per i diritti, ma che, dall’altro, si sentono impotenti,
perché vedono il problema degli incendi più grande di loro. La maggior parte
dei sardi è sensibile alle questioni ambientali e alla tutela del territorio,
ma finisce per diventare invisibile perché si appiattisce sul disperato mantra
che rende l’orrore quotidiano. Guardiamo dalla finestra gli incendi estivi come
un irrimediabile appuntamento annuale, come quando smettiamo di stupirci per le
guerre nel mondo o per il naufragio delle barche cariche di persone dalla
Libia. L’abitudine gioca davvero brutti scherzi.
Quindi, mi chiedo, dove sono e
cosa fanno tutte queste persone? Se ci sono, ma non si vedono e non agiscono,
c’è un grosso problema sociale e politico? Tanti interrogativi e tanti dubbi.
Dubbi sulle politiche nazionali, regionali e comunali, che evidentemente non riescono ad arginare la distruzione dell’ambiente né a tutelarlo e valorizzarlo per produrre ricchezza e benessere a chi lo abita. Dubbi su forestali, vigili e volontari, che fino ad ora non si sono difesi abbastanza da chi li accusa di bruciare per il solo scopo di tenere sempre operativa e finanziata la dispendiosa macchina anti-incendio e del risanamento. Dubbi sugli ambientalisti, che non sembra abbiano raccolto le idee di chi ama l’ambiente per tradurle in proposte politiche concrete e operative. Dubbi sulla stampa che, senza malafede, per lo più scrive “il fuoco minaccia al bosco” per colpa di un “vasto incendio”, quando ormai tutti sappiamo che l’uomo è l’unico autore criminale del suo ambiente e della sua specie.
Dubbi sulle politiche nazionali, regionali e comunali, che evidentemente non riescono ad arginare la distruzione dell’ambiente né a tutelarlo e valorizzarlo per produrre ricchezza e benessere a chi lo abita. Dubbi su forestali, vigili e volontari, che fino ad ora non si sono difesi abbastanza da chi li accusa di bruciare per il solo scopo di tenere sempre operativa e finanziata la dispendiosa macchina anti-incendio e del risanamento. Dubbi sugli ambientalisti, che non sembra abbiano raccolto le idee di chi ama l’ambiente per tradurle in proposte politiche concrete e operative. Dubbi sulla stampa che, senza malafede, per lo più scrive “il fuoco minaccia al bosco” per colpa di un “vasto incendio”, quando ormai tutti sappiamo che l’uomo è l’unico autore criminale del suo ambiente e della sua specie.
Avere dubbi, certo, non
significa non riconoscere e non rispettare il lavoro di chi tutti i giorni già
combatte sul campo, a volte rischiando grosso: significa, anzi, cercare altre
idee da affiancare a quelle buone ed esistenti. Chissà quanti altri dubbi, se
ci mettessimo insieme a raccoglierli. E chissà quali altre idee, oltre a quelle
che adesso mi vengono in mente, raccolte con un gruppo di amici.
Per esempio, come ha scritto Roberto Saviano il 19
luglio, le cause degli incendi sono molteplici, ma tutte hanno lo stesso comune
denominatore, intorno all’asse fuoco e relativo spegnimento. Si parla ogni
volta di elicotteri, aerei, macchina antincendio, ma, al contrario, in
pochissimi (come, anni fa, in Aspromonte) hanno avuto l’idea di finanziare e
stipendiare vedette solo a patto che la zona sottoposta alla loro custodia non
prenda fuoco. C’è chi ha proposto l’ergastolo per gli incendiari, ma viene in
mente che l’ergastolo dovremmo darlo a tutti sardi, me compreso, perché non
siamo in grado di fare il nome di quelle poche persone che hanno un enorme
potere distruttore, che vivono nelle nostre piccolissime comunità e alle quali,
se vogliamo, possiamo risalire con relativa facilità.
Sentiamo parlare tutti i
giorni dell’integrazione delle politiche per il lavoro, per il sociale, per
l’immigrazione, per l’ambiente, per la cultura, e allora mi chiedo, per
esempio, se qualcuno abbia visto, recentemente, un progetto organico di
sviluppo del territorio che metta insieme tutte queste politiche. Si potrebbero
banalmente destinare la terra e il bosco a chi beneficia dell’assistenza nei
servizi sociali comunali. Persone che riceveranno un contributo economico a
patto di azioni di inserimento sociale, stando alla normativa recente, che apre
scenari molto migliori della semplice pulizia dei marciapiedi.
Ci sono poi una costellazione infinita di azioni, alla portata di chiunque, che sarebbe bello raccogliere in maniera integrata e organica: indagini, sia sulle buone prassi (ci sono Regioni in cui non si brucia più), sia su quali interessi si celano di volta in volta dietro ogni incendio (che non guasta mai); azioni simboliche, come una campagna social e diffusa con manifesti, adesivi e magliette…
Ci sono poi una costellazione infinita di azioni, alla portata di chiunque, che sarebbe bello raccogliere in maniera integrata e organica: indagini, sia sulle buone prassi (ci sono Regioni in cui non si brucia più), sia su quali interessi si celano di volta in volta dietro ogni incendio (che non guasta mai); azioni simboliche, come una campagna social e diffusa con manifesti, adesivi e magliette…
La Regione Sardegna potrebbe istituzionalizzare la Giornata dell’Ambiente,
un momento in cui uffici e scuola si fermano e ragionano; un Assessorato
all’Ambiente sensibile al problema potrebbe facilmente – e a costo zero –
bandire un concorso per idee e progetti che uniscano occupazione e difesa del
territorio, coinvolgendo nuovamente le scuole a vari livelli, l’università, le
associazioni, i produttori; quello stesso Assessorato potrebbe anche pensare di
promuovere l’editoria ambientale, culturale, archeologica, con una campagna
diffusa di cartelloni (che costa quattro soldi, come sanno bene le amiche e gli
amici che quotidianamente lavorano nelle associazioni culturali e di
volontariato).
Pensare non costa niente, è vero, ma piccole azioni concrete costano davvero poco, se si hanno le idee chiare. È ora di passare all’azione, anche con piccoli gesti… ma concreti!
Pensare non costa niente, è vero, ma piccole azioni concrete costano davvero poco, se si hanno le idee chiare. È ora di passare all’azione, anche con piccoli gesti… ma concreti!
Carlo Cotza e il gruppo di lavoro CoruBirde
Nessun commento:
Posta un commento