Da Pechino a Kathmandu, recentemente ho avuto occasione di condividere con
alcune persone alcuni scambi opinioni riguardanti le… caccole del naso. Già,
perché i discorsi seri cominciano spesso da particolari apparentemente
insignificanti, curiosi, di poco conto. Per esempio dalle sensazioni che ti
raccontano gli amici al ritorno dai loro viaggi, che ogni tanto riguardano
anche situazioni quotidiane e molto semplici, come ad esempio soffiarsi il naso
e realizzare che le secrezioni nasali che produci sono nere. Nere di
polvere, smog, inquinamento. Nere
di respiri talmente abituali da essere ignorati, ma da ritornare sotto la lente
dell’attenzione per alcune occasionali conseguenze che innescano pensieri
globali.
Perché in fondo sarà successo a molti… una serata in una palestra
polverosa, un pomeriggio sul cantiere della ristrutturazione di casa, un giorno
durante un trasloco. Le “polveri” ci invadono, ma non ci facciamo caso,
perché abbiamo sempre un posto migliore dove rifugiarci, dove ripulire i
polmoni e ringraziare le vibrisse. A volte, però, un luogo migliore dove andare
non c’è, se l’aria grigia che respiri non è quella di un luogo circoscritto
e temporaneo ma è quella della città in cui vivi, del mondo che abiti.
Bene, gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità ci dicono qualcosa proprio su questo punto, e purtroppo non è affatto
qualcosa di buono.Da quello che hanno chiamato Ambient air pollution. A global assessment of exposure and burden of
disease emergono infatti dati agghiaccianti. Si tratta
di uno studio dettagliato che ha come oggetto la contaminazione
dell’aria esterna ed interna da parte di agenti chimici, fisici o biologici che
modifichino le naturali caratteristiche dell’atmosfera e che, per i risultati
emersi, offre un quadro per nulla confortante: a livello globale, oltre
9 persone su 10 respirano aria inquinata, che danneggia inesorabilmente la loro
salute, quando non li uccide. Sono milioni infatti le persone morte a causa
di solfati, nitrati e carbone che in corpuscoli minuscoli e ad alta densità
introduciamo regolarmente nel nostro corpo. E che queste particelle
abbiano impatti negativi anche in concentrazioni ridotte lo conferma il fatto
che non sia stata identificata una soglia sotto la quale non si osservi alcun
danno alla salute. Se guardiamo i dati forniti, ci accorgiamo ancor più di
quanto tali rilevazioni non dovrebbero passare inosservate – cosa che invece
purtroppo accade.
In Italia non ce la passiamo affatto bene se consideriamo una panoramica
dell’Europa occidentale, anzi siamo il fanalino di coda, in particolare per
quanto riguarda la Pianura Padana, che raggiunge i livelli di alcune tra le
aree più inquinate del mondo. Quel che è peggio è che in Italia non compaiono
“zone franche” e pulite, come accade invece in altri Paesi del Continente, ad
esempio in Spagna, Francia, Scozia, Irlanda e altri Stati del nord. Che
questi siano i risultati anche di un disinteresse generale da parte della
politica è evidente: i rischi derivanti da fattori ambientali non sono
percepiti come rilevanti e non occupano posti prioritari nelle scelte delle
amministrazioni, pur rappresentando – e sono gli stessi esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a
confermarlo – un fattore grave nell’incidenza dei decessi. Ogni
anno nel mondo sono circa 3 milioni i morti a causa dell’inquinamento dell’ariae,
dagli infarti al cancro ai polmoni, le particelle note come PM2.5 e PM10 – misurate da una comparazione di dati
satellitari e territoriali - sono la causa di una serie di complicazioni e
malattie che, nei casi migliori, si manifestano con gravi infezioni
respiratorie.
A livello mondiale invece l’inquinamento dell’aria, sia outdoor (ambientale)
che indoor (domestica), rappresenta una preoccupazione
crescente, che favorisce la diffusione di dati sempre maggiori, anche e
soprattutto correlati agli impatti sulla salute: infattil’inquinamento
dell’aria è il principale rischio ambientale per la salute, con la
responsabilità di 1 morte su 9 ogni anno, tanto da essere identificato
nell’Agenda degli Obiettivi di
Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite una
priorità per la salute globale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha il compito di
monitorare in particolare 3 indicatori che riguardano nello specifico la salute
(3° obiettivo), le città (11° obiettivo) e l’energia (7° obiettivo). Proprio a
questo scopo mira la Campagna #BreatheLife, promossa proprio dall’OMS in
collaborazione con l’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente,
che punta a diffondere una maggiore consapevolezza su rischi e conseguenze ma
soprattutto sulla prevenzione, suggerendo anche interessanti pratiche da
attuare che coinvolgono sia le amministrazioni (trasporti, rifiuti,
sistemi energetici, sistemi abitativi) sia i singoli individui (corretto
smaltimento dei rifiuti, promozione di spazi e mobilità verdi).
Dunque, quando si tratta di affrontare passi impegnativi, è comune il
consiglio di fare due bei respiri e mettersi all’opera. Che l’Italia debba
darsi una mossa in questo senso è evidente ma, ecco, quei due bei respiri, alla
luce di questi dati e visti i rischi connessi, per il momento possiamo anche
evitare di augurarglieli!
da qui
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