Per la prima volta in trent’anni a Puerto Rico si
possono comprare riso, funghi, cavoli e ananas coltivati sull’isola. Negli
ultimi tempi, per fare fronte agli effetti di una crisi economica decennale,
gli abitanti del territorio liberamente associato agli Stati Uniti hanno
investito nell’agricoltura, facendo crescere un settore economico finora
trascurato, molto marginale rispetto a quelli manifatturiero, finanziario e
turistico. Le nuove coltivazioni hanno fatto fiorire anche i mercati contadini
e i ristoranti che utilizzano prodotti locali.
Secondo i dati dell’ufficio del governatore, le
entrate del settore agricolo sono cresciute del 25 per cento nel periodo
2012-2014, raggiungendo i 900 milioni di dollari. Anche la porzione di
territorio dedicata ai campi è cresciuta del 50 per cento negli ultimi quattro
anni, e sono stati creati almeno settemila posti di lavoro, su una popolazione
complessiva di 3,5 milioni di abitanti. Per il resto la situazione economica è
grave: decine di migliaia di persone rimaste senza lavoro si sono trasferite
negli Stati Uniti, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 12 per cento e il
governo locale non ha i mezzi per ripagare un enorme debito di 70 miliardi di
dollari.
In questo contesto il rilancio dell’agricoltura è
anche un modo per evitare costose importazioni di prodotti agricoli. L’ultimo
produttore di riso dell’isola aveva chiuso nel 1989, ma ad agosto le confezioni
di riso locale sono tornate sugli scaffali dei supermercati grazie ai
lavoratori di Finca Fraternidad. È una delle 350 aziende locali sostenute
dall’amministrazione puertoricana, che ha dato in concessione ai lavoratori di
Finca Fraternidad 550 ettari di terreni pubblici incoltivati. Ma non sono solo
le piccole realtà locali ad approfittare del rilancio dell’agricoltura a Puerto
Rico: anche la tedesca Bayer e la statunitense Monsanto hanno annunciato
importanti investimenti nell’isola.
Le foto sono state scattate da Carlos Giusti nel
settembre del 2016.
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