Il Fatto
Quotidiano, grazie
alla penna di Ferruccio
Sansa, ha dedicato una pagina intera (edizione del 30 ottobre 2016)
al nuovo Editto
delle Chiudende confezionato dalla Giunta
Pigliaru e scodellato dal Consiglio regionale sardo.
L’articolo non è piaciuto all’Assessore
degli Enti locali, Finanze, Urbanistica della Regione autonoma della Sardegna Cristiano
Erriu, curiosamente presentatore del disegno di
legge regionale poi approvato in Giunta al posto della “collega” Elisabetta
Falchi titolare dell’Assessorato dell’Agricoltura, competente in materia di usi
civici.
Parla di “un
quotidiano nazionale e … alcuni ambientalisti”, cioè parla de Il
Fatto Quotidianoe del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus,
visto che è Il Fatto ad aver ampiamente illustrato la vicenda e non risultano
altri “ambientalisti” o “associazioni ambientaliste” a essersi mai occupati di
difesa dei diritti di uso civico in Sardegna.
Spiace, ma
continueremo a difendere i demani civici in Sardegna e altrove.
Non convince
nemmeno un po’ una legge approvata di notte, a poche ore dalla proposta della
Giunta, senza uno straccio di dibattito pubblico, dopo vari contenziosi davanti
alla Corte costituzionale e 120 accertamenti di demani civici effettuati e
pagati dalla Regione, ma tuttora non promulgati.
Non convince
nemmeno l’intento di volere “affrontare casi specifici” come
l’inquinatissimo bacino dei
“fanghi rossi” di Portovesme, realizzato su terreni a uso
civico.
La legge
approvata furtivamente la notte del 25 ottobre 2016 riguarda
naturalmente casi generali e astratti, potenzialmente gli oltre 400 mila ettari
dei demani civici sardi. Se si voleva intervenire su singoli pochi casi, gli istituti
applicabili potevano esser altri (la permuta, l’alienazione, il trasferimento
dei diritti di uso civico) già previsti dal quadro normativo (legge n.
1766/1927 e s.m.i., regio decreto
n. 332/1928 e s.m.i., legge
regionale n. 12/1994 e s.m.i.).
In più, sul
piano giuridico, è l’ennesimo pastrocchio: in pratica, la
Giunta Pigliaru ha proposto che
i terreni appartenenti ai demani civici siano sclassificati – cioè
sdemanializzati – ma la perdita della tutela paesaggistica di cui al
decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i. sarebbe sospesa in
attesa delle verifiche svolte dal Ministero per i beni e attività culturali e
del turismo e della Regione nell’ambito degli accordi di copianificazione
propri della pianificazione paesaggistica.
Non si
comprende a quale titolo quelle aree rimarrebbero tutelate con il vincolo
paesaggistico, in una sorta di limbo giuridicoin attesa di futuri
accordi di copianificazione Stato-Regione che chissà quando arriveranno, pur
avendo perso la qualifica demaniale civica, cioè la il motivo stesso della
presenza del vincolo di uso civico (art. 142,
comma 1°, lettera h, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).
Avrebbe
avuto senso e sarebbe stata ampiamente giustificabile un’operazione di trasferimento
dei diritti di uso civico dalle aree compromesse irreversibilmente a boschi,
coste, pascoli di proprietà comunale e, eventualmente, regionale, così da
compensare sul piano ambientale e sociale la perdita in danno delle collettività
locali.
Ma così non
è stato e il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus si rivolgerà
ancora una volta al Governo perché insista davanti alla Corte
costituzionale nel già presente conflitto
di attribuzione. Infatti, queste norme regionali, proposte e
votate da una maggioranza trasversale sovranista e di
centro-sinistra, violano le competenze statali esclusive in materia di tutela
dell’ambiente (artt. 9, 117,
comma 2°, lettera s, cost.), come già riconosciuto con
la sentenza
della Corte costituzionale n. 210/2014, che dichiarò illegittima
la legge
regionale Sardegna n. 19/2013 di analogo contenuto.
Siamo
disponibili a qualsiasi confronto, ma ci opporremo con tutti i mezzi a nuovi editti
delle chiudende.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
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