Molti lettori e lettrici di Comune hanno imparato a conoscere Paolo Bellino Rotafixa per i suoi
racconti su come le bici sono in realtà soltanto delle matite travestite che –
quasi sempre senza e a volte con una risonanza istituzionale – si divertono a
ridisegnare territori e relazioni sociali. E il risultato finale è sempre
piuttosto sorprendente quanto piacevole. Da qualche giorno Paolo è diventato il responsabile
dello sviluppo della ciclabilità di Roma. Le notizie a questo punto sono tre.
La prima: questa città non aveva mai avuto un bike manager. La
seconda: la sua nuova responsabilità può avere un esito positivo. La
terza: Paolo è convinto che la bicicletta resti un induttore di felicità.
Ci ho messo un po’ ma finalmente riesco a scrivere questo breve articolo:
dal 19 ottobre 2016 sono il responsabile dello sviluppo della
ciclabilità di Roma.Nella delibera di nomina si parla esplicitamente di bike manager (che io tendero’ ad abbreviare in bikeman, mi sembra più adeguato e irrispettoso il
giusto). Un
ruolo che questa città non aveva mai avuto e di cui si dota per la prima e spero
non ultima volta.
La scelta è stata della sindaca, Virginia Raggi, e dello staff che la
circonda, a fine giugno scorso. Un nuovo pezzo della lunga storia d’amore e
viaggio tra me e la bicicletta che arriva a poco meno di quindici
anni dallo stordimento dovuto al fulmine-bici che mi aveva fatto
cadere dal cavallo-moto, uno stato estatico che mi ha accompagnato per quasi
due anni, forse più; un periodo in cui mi ero messo in testa di far capire a
chiunque fossi stato capace di raggiungere quanto sia supremo, regale, divino il
mezzo meccanico chiamato bicicletta. Invenzione collettiva, specchio
dell’anima, induttore di felicità, estrattore di droghe chimiche endorfiniche,
inoculatore di un altro modo di vivere la strada e la città.
Un dipolo, quello tra allora – i tempi fondanti del nuovo cicloattivismo –
e oggi, che ha creato un arco voltaico lunghissimo di energie sempre crescenti,
e sempre meno personali, nelle persone che già allora erano alla ricerca di
quel “qualcosa” indefinito che le facesse stare meglio durante i loro
spostamenti. In
questo arco di tempo è successo di tutto, e a me è successo di tutto
personalmente, compreso il disamore per il vecchio lavoro, il giornalismo, cosa
che non mi sarei mai aspettata, e compreso un giro del mondo con bici
autocostruita per festeggiare i miei cinquant’anni.
Vorrei inserire qui una parte della delibera che la giunta del
Campidoglio ha votato il 14 ottobre, con motivazioni che spero anche voi
apprezzerete per il loro oggettivo valore politico:
“L’Assessore
alla Città in movimento, Linda Meleo, ha chiesto […] l’instaurazione di un
rapporto di lavoro a tempo determinato con il Dott. Bellino Paolo, attesa la
necessità di disporre di un qualificato supporto in ordine ai temi legati allo
sviluppo della mobilità ciclistica ed alle relative ricadute sull’intero settore
dei trasporti, nonché al raccordo istituzionale tra Assessorato, Associazioni e
Municipi, in riferimento alle problematiche legate alla mobilità a pedali nella
città di Roma.
Per l’assolvimento di tali funzioni, l’assessora Linda Meleo specifica la
necessità di avvalersi di un bike manager capace
di: interpretare
le reali esigenze di chi si sposta in bicicletta; intraprendere
un’azione mirata e sinergica per mettere in rete i vari quadranti della città
attraverso la realizzazione di una struttura snella e a basso costo per
regolamentare il traffico veicolare e aumentare il livello di sicurezza di chi
pedala, favorendo, così, l’uso della bici in città; costituire un punto di
riferimento degli Assessori alla Mobilità dei vari Municipi, al fine di porre
in essere una rete tra le diverse esperienze ciclabili, ricreando il tessuto
cittadino a partire dalla bicicletta come mezzo di spostamento;
L’assessora Meleo, nelle suddette note, precisa che, essendo la ciclabilità
un settore complesso, nel quale operano una pluralità di soggetti che esprimono
interessi non sempre convergenti, si rende necessaria l’instaurazione di un
rapporto di lavoro a tempo determinato con una figura professionale che, avendo
maturato esperienze concrete in riferimento a tali problematiche, conosca il
tema e possa contribuire a ridisegnare la viabilità delle strade di Roma”. Cose che tutti
noi attivisti rivendicavamo da anni.
La bici ha rappresentato sempre, per me, un viaggio. La “deriva
psicogeografica” che ipotizzavano Cronoman o Menthos, nei primi tempi della
scoperta/invenzione/costruzione del cicloattivismo. Questo viaggio ha avuto
diverse tappe, mai simili tra loro ma identiche nel fattore dominante, il ferro
su due ruote. Quella di oggi è l’ennesimo episodio del lungo viaggio che sto
effettuando incessantemente dall’età di trentanove anni. Forse non il più
importante, ma di sicuro quello che 1) mi carica di maggiori responsabilità e 2) deve avere un esito
positivo, per
contribuire al miglioramento di quella stanca, vagabonda e bellissima donna in
stracci e croste chiamata Roma. Sto evolvendo,
naturalmente. Vita migliore non ce n’è.
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